Sono molti anni che parliamo e
scriviamo di ristoranti e ristoratori.
Ormai, lo confessiamo, raramente ci
capita di emozionarci, per quell'insostituibile mix
di buona cucina e doti umane che ogni
esperienza ci deve suggerire.
Fra osare le patatine industriali, gli
strepiti in tv e le ricette in tutte le salse, un brivido
di autentica indignazione ci pervade
sempre più spesso.
Incontrare Fabrizio, al Tabialà di
Cappella Maggiore, lo diciamo senza infingimenti,ci
ha in parte riportati sulla retta via.
Fabrizio è nato e cresciuto nel mondo
del cibo, ha studiato, ha girato e vagabondato
collezionando diverse esperienze
professionali, poi, approdato al Tabialà, dopo una
manciata d'anni, lo ha preso in mano di
par suo.
Non occorre usare paroloni insensati o
dilungarci : il suo menù (giornaliero) parte
da pochi comandamenti, ma molto chiari
: prodotti freschi, qualitativamente
ineccepibili; stagionalità della
cucina ; niente abbinamenti o interventi invasivi, ma
rispetto assoluto delle qualità dei
singoli alimenti ; creatività nelle presentazioni.
Il tocco di creatività stà appunto
negli accostamenti, nelle cotture mai invasive,
nel commento intelligente.
Persino nelle pizze Fabrizio ci ha
messo del suo. Dopo molti esperimenti, ha saputo
individuare una 'trama' di farine
antiche e con un mix personalissimo ( con impasti
a lunga, lunghissima lievitazione e
maturazione), ha saputo proporre al Tabialà
una pizza squisita e ,
semplicemente,buona!
La scelta dei vini, pur previlegiando i
vini del territorio, non esclude alcune citazioni
di grande cultura enoica :
Franciacorta,Champagne e..... il resto lo lasciano scoprire
di persona !
Fabrizio ha anche il dono della buona
comunicazione, la ricerca, la coltiva, con uno
stile mai arrogante o supponente. Ci
leggi dietro e dentro tutto l'entusiasmo di una vita
dedicata al cibo come fatto culturale.
Le iniziative di informazione della
rete dei borghi europei del gusto hanno dunque
incontrato un interlocutore positivo.
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