martedì 25 ottobre 2016

LA VALLE DEL RUBICONE E LA SUA STORIA


Era una notte di gennaio dell’anno 49 a.C. quando Giulio Cesare, vincitore contro i Galli, decise di  disubbidire alle leggi di Roma e di attraversare con il suo esercito il fiume Rubicone, dando così inizio all’impero romano. E da allora la frase Alea iacta est, che leggenda vuole pronunciata sulle sponde del fiume, è rimasta a segnare la linea di confine insuperabile, in tutte le occasioni.
Il ponte romano di Savignano sul Rubicone è l’inizio ideale di questo itinerario alla scoperta dei secoli di storia che convivono in questo territorio.
Nella vicina località del Compito, il Museo Archeologico Franchini custodisce importanti testimonianze del periodo romano, che vedeva il Compito come importante stazione di posta lungo la trafficata (già allora!) Via Emilia.
Proseguendo il nostro percorso nella storia, arriviamo al Medioevo e Longiano è sicuramente uno dei più degni rappresentanti di questa epoca. Il suo borgo fortificato, con ancora i bastioni e le tre porte di accesso, è un intrico di viuzze e piccole scalette che conducono alla sommità del colle: qui ci attende, imponente e solenne il Castello Malatestiano, posto a guardia della pianura sottostante e al tempo stesso elegante dimora signorile.
Un tuffo nei drammatici episodi della storia più recente ce lo regala la visita al Rifugio bellico sotterraneo, lungo tunnel che attraversa per intero il colle di Longiano, costruito durante la Seconda Guerra Mondiale per difendersi dagli attacchi aerei alleati.
Tornando al Medioevo e alle sue splendide testimonianze, non potevamo dimenticarci di Montiano e della sua rocca, anch’essa posta a guardia del confine tra i territori di Rimini e Cesena e trasformata alla fine del ‘500 in elegante residenza. Qui, come nella maggior parte dei paesi di questa Valle, regnarono i Malatesta, bellicosi feudatari che hanno lasciato un’impronta indelebile sia nei grandi che nei piccoli centri della Romagna.
A pochi chilometri sorge il Castello di Montenovo, antica fortificazione malatestiana, è oggi elegante ristorante dall’incredibile panorama.
Nelle immediate vicinanze, incontriamo Sorrivoli e Monteleone, appartenenti al Comune di Roncofreddo, che con i loro castelli ancora circondati da mura e ottimamente conservati, sono una tappa sicuramente esplicativa della storia dei Malatesta.
Dall’unione di tre castelli è nato Borghi, piccolo avamposto a guardia dei fiumi Rubicone e Uso e ancora cinto da robuste mura quattrocentesche. Ma la storia fa un passo indietro se andiamo a visitare il Museo Renzi, nella vicina frazione di San Giovanni in Galilea, allestito all’interno di ciò che rimane dell’antica Rocca Malatestiana.
Qui troveremo importanti testimonianze sia della Civiltà Villanoviana che di quella Romana, senza dimenticarci della più recente storia medievale.
L’ultima parte del nostro viaggio ci riporta ancora una volta al Medioevo e alla storia più recente. 
La ricerca delle tracce dei Malatesta non poteva non toccare il territorio di Roncofreddo.
Dopo gli irrinunciabili Sorrivoli e Monteleone, per chi vuole invece scoprire il volto di uno dei pochi Malatesta illuminati, sarà una vera e propria delizia visitare il Tempio Malatestiano di Montecodruzzo, al cui intero è conservato una pala d’altare raffigurante la Madonna, con Giacomo Malatesta e la sua famiglia. Il nobile Giacomo era marchese di Roncofreddo e signore di Montiano, oltre che feudatario di una buona parte della Valle del Rubicone: governante illuminato e mecenate sensibile, arricchì ed ampliò i suoi castelli e fu molto amato dai suoi sudditi.
A Roncofreddo capoluogo troviamo, invece, il primo museo dedicato al passaggio del fronte durante la Seconda Guerra Mondiale. Grazie alla passione di un privato cittadino, possiamo preservare la memoria di quei giorni, attraverso reperti e suppellettili, per lo più trovati nel territorio comunale.
Anche il Museo della Linea Christa, allestito nel piano seminterrato di Palazzo Marcosanti Ripa a Sogliano è il frutto dell’appassionata dedizione di privati cittadini, che hanno raccolto negli anni oggetti e testimonianze della guerra nella Valle del Rubicone.
Ma qui, per chi se la sente, si può rivivere la drammatica esperienza di un momento di storia: il museo, infatti, è completato dalla ricostruzione di un rifugio antiaereo, che, attraverso realistici effetti sonori, faranno capire al temerario visitatore l”emozione” di un bombardamento alleato in tempi di guerra.
Per finire questo lungo viaggio nella storia, non ci resta che tornare al punto di partenza: sulle sponde di quel Rubicone che tanto ha segnato i destini di questa terra. Nella vicina frazione di Strigara, dove ancora si trovano gli ultimi resti di una rocca malatestiana, possiamo andare alla ricerca delle sorgenti di questo storico fiume e concludere il nostro viaggio nel tempo con una facile e rilassante passeggiata nel verde.
«Io la giro, e le attizzo con le molle il fuoco sotto, finché stride invasa dal color mite e si rigonfia in bolle; e l'odor di pane empie la casa... ». Così Giovanni Pascoli elogiava la piadina, alimento antico quasi quanto l'uomo. E chi meglio del grande poeta, nato proprio in terra di Romagna, poteva decantarne le sue lodi? La piadina, ieri cibo dei poveri, oggi, apprezzata anche dai palati più raffinati, con il suo profumo di pane vi accompagnerà in ogni momento della vostra passeggiata, alla scoperta di una Romagna poco conosciuta, quella dei piccoli borghi delle Terre del Rubicone.
Sono lì, poco lontane dalla costa del divertimentificio della riviera. E si vogliono far conoscere e apprezzare. Raggiungere questa Romagna più silenziosa e sconosciuta, ricca di storia, di tradizioni culinarie e artigianali, da qualche settimana, è ancora più facile, grazie all'apertura di un nuovo casello autostradale molto particolare. Sull'A14 tra Cesena e Rimini Nord, nel tabellone verde che solitamente indica la città d'uscita, vi è una vera novità: la scritta "Valle del Rubicone". Non una destinazione comunale ma un distretto che comprende sei paesi: Borghi, Longiano, Montiano, Savignano e Sogliano sul Rubicone, Roncofreddo.
Le terre del Rubicone sono il posto giusto per poter staccare dai ritmi frenetici della città fatta di un paesaggio collinare punteggiato da borghi, rocche e pievi. Terre da scoprire e da vivere lentamente. Cominciando con il primo paese che si incontra ancora a valle, quasi rannicchiato, Savignano sul Rubicone, ricco di tradizioni storiche e culturali e ben noto in tutto il mondo, per la frase di Giulio Cesare che lo attraversò nel 49 a.C. pronunciando le parole famose "Alea iacta est", il dado è tratto, proclamandosi nemico di Roma. Qui vicino al ponte romano si trova una statua in bronzo del famoso condottiero, a rimarcare l'importanza del posto.
Ma è quando si comincia a salire, seguendo i percorsi tortuosi e lenti sulle colline, a volte dolci e a volte aspre, che si apprezzano meglio queste terre. E mentre il mare è lì all'orizzonte e a volte pare quasi toccarlo, il profumo della pié, pjida, pieda o pji, nelle varianti dialettali, della piadina, non vi abbandonerà mai. La si prepara in tutte le case. E sarà lì su ogni tavola ad aspettarvi fumante,  insieme al sangiovese, detto anche sangue di Giove, le cui viti sono coltivate fra le colline fatte di tufo e argilla. Le distese di vigneti che danno poi vita a questo vino dal colore rosso rubino che "t'aiuta a gettar via tutte le malinconie", vengono interrotte dagli olivi secolari della varietà del correggiolo, il leccino e il selvatico.
Continuando la scoperta, ammaliati dai colori di una natura meravigliosa, come quella del comune di Montiano, definito il colle più bello della Romagna, si arriva a Longiano. Il paese spicca sulla cima di una roccia coronata da un'imponente fortezza, il castello Malatestiano che domina, con l'eleganza della sua mole, su tutto il borgo. Dalla sua torre civica, lascia senza fiato la vista sulla via Emilia e sulla vicina riviera adriatica. Affascinante e integro il piccolo centro, racchiuso da una cinta muraria entro la quale si accede da tre diverse porte. In questo piccolo paese si trovano un centro culturale, la Fondazione Tito Balestra, che ha sede nel castello, diversi musei, per fare il pieno di storia (museo d'Arte Sacra, Museo della Ghisa, Museo del Territorio, Galleria delle Maschere)  e un ottocentesco teatro, una vera chicca, il Petrella che ha visto nei suoi anni di vita (inaugurato nel 1870) scalare la scena dei maggiori artisti nazionali e che, ancora oggi, è palcoscenico di una ricca programmazione.
Per continuare il percorso culturale, fate un salto al Museo Renzi che si trova in una piccolissima frazione del comune di Borghi, a San Giovanni in Galilea. Nella Rocca, dove ha sede il museo, sono esposti numerosi materiali naturalistici, archeologici e artistici del territorio e poco lontano dal borgo vi è un parco archeologico con i resti dell'antica pieve bizantina risalente al VI sec. d.C. Poco più avanti vi aspetta il territorio di Roncofreddo. Degli otto castelli che un tempo punteggiavano il suo paesaggio, oggi ne sono rimasti  pochi. Fra questi Monteleone, abbarbicato su una delle lievi colline. Continuando, un rosario di curve e saliscendi ci porta a Sogliano sul Rubicone. Qui il profumo della piadina sarà rimpiazzato da nuove fragranze che provengono dalla terra, o meglio da fosse di roccia arenaria che una volta aperte restituiscono uno tra i prodotti più sorprendenti della tradizione italiana, il formaggio di fossa. A lui è dedicata  la sagra più attesa dell'anno. L'appuntamento con l'evento goloso che richiama estimatori da ogni parte d'Italia è per domenica due dicembre.
Nella piccola frazione di Sogliano, a Montetiffi, si rimane ammaliati dal fascino dell'abbazia benedettina, fra i monumenti romanici più importanti dell'Emilia Romagna per antichità e bellezza. Una curiosità? Il suo campanile si staglia verso il cielo per ben 21 metri. Ma Montetiffi è soprattutto il paese dei tegliai. E lo sapeva bene anche il Pascoli: «fosse pur là dove è maestra gente in far teglie sotto cui bel bello scoppietti il pungitopo e la ginestra, a Montetiffi». Cosa sono? Piatti di argilla, che secondo una tradizione plurisecolare, servono per la cottura della piadina. Vengono prodotte ancora a mano da Rossella e Maurizio, usando un impasto di argille della zona e cotte nel forno a legna. È tutto qui il segreto delle terre del Rubicone. Nella semplicità. Proprio come la piadina: semplice quanto buona, fatta di un morbido impasto di farina, acqua, strutto, sale e un pizzico di bicarbonato, spianata col matterello e cucinata appunto in queste teglie di argilla.
10 gennaio, 49 a.C. Giulio Cesare, di ritorno dalla Gallia, a capo di un esercito di 50.000 uomini, si ferma sul Rubicone: al di là del fiume inizia il territorio dello stato romano. Esita un momento, poi decide di varcarlo: “Alea iacta est”, il dado è tratto. La ribellione contro Roma ha inizio. Qualcuno, nei pressi di Savignano sul Rubicone, giura di aver trovato proprio quel dado: chissà che Cesare, oltre alle parole, non abbia sancito il passaggio anche con un lancio. Certamente, quale che sia la verità, nel territorio le testimonianze storiche non mancano. La valle del Rubicone, in provincia di Forlì-Cesena, si trova nel Sud della Romagna, a metà strada tra Cesena e Rimini. Dal mare verso i rilievi appenninici, si estende in un paesaggio ondulato di colline, calanchi, vigneti e corsi d’acqua. LA ROMAGNA SOLATIA DI GIOVANNI PASCOLI. Si parte un paio di chilometri prima di Savignano, direzione mare, da San Mauro Pascoli, luogo natale del poeta: “Il paese ove, andando, ci accompagna l'azzurra vision di San Marino”. E’ l’orizzonte che si apre da Villa Torlonia, tenuta al limite esterno del paese, parte dei possedimenti rurali dell’omonima famiglia, amministrati un tempo dal padre di Giovanni Pascoli. Qui, il 10 agosto 1867, Giovanni, bambino, vide arrivare la “cavallina storna” che riportava a casa il corpo del padre assassinato. La famiglia dovette così fare ritorno alla propria casa, nel centro del paese, oggi visitabile (per informazioni, link in basso).
Attraversando la via Emilia, oltrepassato il centro abitato di Savignano, si raggiunge il paese di Longiano, sulle prime alture, uno dei borghi più belli e panoramici del territorio. Il miglior punto di osservazione è il Castello malatestiano, sulla cima del colle. L’interno è sede della Fondazione Tito Balestra, collezione di arte moderna e contemporanea del poeta e scrittore longianese: oltre duemila opere del Novecento, la più consistente della regione. Mafai, De Pisis, Guttuso, Morandi, Chagall, Goya, Kokoschka e Matisse, solo alcuni degli artisti presenti (per informazioni, link in basso). Passeggiando per le vie del paese s’incontrano chiese e musei. Interessante il Museo della Ghisa, con duecento manufatti prodotti tra Ottocento e Novecento: lampioni, fontane, panchine o balaustre decorate esposti in diversi e suggestivi spazi. Da non perdere il Teatro Petrella, piccola sala ottocentesca che offre anche un ricco cartellone di musica e spettacoli (per informazioni, link in basso).
Risalendo la vallata si incrociano i piccoli borghi di Monteleone e Sorrivoli, sedi di imponenti rocche malatestiane fortificate, perfettamente conservate. Alcuni studiosi riconoscono nel torrente Pisciatello o Urgone, che scorre tra i due paesini, l’antico Rubicone, ma la diatriba è ancora aperta: diversi paesi rivendicano la paternità del fiume che per cause naturali e artificiali cambiò il suo corso più volte negli anni. Le sorgenti hanno origine a Strigara, frazione di Sogliano al Rubicone. Giunti qui, tornano ancora le parole di Giovanni Pascoli, legato a questo “piccolo grandemente amato paese di Romagna”, del quale divenne cittadino onorario. Per le strade di Sogliano il poeta passeggiava con le sorelle Ida e Maria, educande al Monastero delle suore, e da questi luoghi trasse ispirazione per diverse liriche. DOMINARE LA VALLE. Da Sogliano, deviando verso il fiume Uso, si raggiunge San Giovanni in Galilea, frazione del comune di Borghi. Arroccato su una cima aguzza, gode di una posizione strategica: da qui la vista spazia sull’intera vallata e per molti chilometri lungo il litorale adriatico. Ancora visibili i resti del castello e delle mura quattrocentesche. Una sosta merita anche il Museo Renzi, dove sono esposti reperti dalla paleontologia all’età moderna, con particolare attenzione alla civiltà villanoviana e all’epoca romana.

Proseguendo lungo il fiume Uso, ci si imbatte in borghi quasi abbandonati come Pietra dell’Uso e, poco più in alto, Montetiffi. Da visitare l’antica Abbazia Benedettina di San Leonardo, chiesa romanica dell’XI secolo. Prendendo la via della Rupe, un sentiero scavato nella roccia, si scende fino a un torrente del fiume Uso dove i ciottoli e l’acqua hanno scavato ampie cavità, le Marmitte dei giganti. Lungo il percorso s’incontrano il Ponte Romanico, di epoca medievale, e i resti dell’antico Molino Tornani, costruito in arenaria locale. Montetiffi è noto anche per la produzione di teglie in argilla per cuocere la piadina, una tradizione risalente al 1500. Un oggetto unico, che oggi si può trovare solo qui, nel laboratorio della famiglia Camilletti, ultimo ancora attivo.

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