martedì 16 maggio 2017

I mulini di Quinto di Treviso


Il Sile, il fiume di risorgiva più lungo d'Italia, è un fiume dal corso costantemente regolare e, proprio per questo, lungo le sue rive sono stati costruiti, per secoli, molti mulini che hanno ridotto a farina i raccolti delle circostanti campagne coprendo, oltre che il fabbisogno locale, anche le richieste della Serenissima.
Il Cinquecento fu il momento di massima presenza di mulini nel territorio, ma già nel XIV secolo si hanno notizie certe di un mulino a Quinto e nel 1325 è documentato il  mulino di Cervara  (attivo fino ad inizio secolo) che verrà in seguito donato alle monache domenicane di San Paolo e, restaurato a fine ‘700 come dimostra l’iscrizione sulla facciata risalente al 1791, ancora oggi visibile.
E’ un mulino a due ruote (un tempo una per ciascun lato) in legno a pale, con quattro assi, il foro appoggiato sull’asseggiera, che entra nel mulino per il foro ove, collegato con lo scudo dentato a faccia e con il pignone fa girare la mola. Davanti la ruota vediamo gli sportelli con le catene che si avvolgono sul mulinello a seconda che si volesse chiudere o aprire la ruota e sopra di essi la passerella recentemente ricostruita per accedere al mulino e alla palude che costituisce uno splendido biotopo denominato appunto Oasi di Cervara.
L’edificio non è molto grande perché l’abitazione del mugnaio era separata e si  trovava poco distante. Il ghebbo davanti al mulino è un ramo del Sile denominato Piovega. Interessante la forma a rostro del terrapieno su cui è costruito il mulino che serve a rompere l’impeto dell’acqua e a meglio convogliarla entro i due ghebbi.
L’edificio, ora rimaneggiato, e privato di una delle due ruote, era a due piani: in alto il granaio e sotto la sala macchine. Al suo interno si possono ammirare diverse macine di varie epoche nonché alcuni affreschi. Grazie al Comune di Quinto di Treviso, che ha acquistato nei primi anni '80 il terreno, al volontariato e all’intervento della Fondazione Cassamarca che ha attualmente in concessione il mulino e la relativa Oasi, possiamo ancor oggi vedere un esempio di queste strutture dell’attività molitoria inserita nel suo ambiente naturale.
Non sono invece più visibili i mulini Bomben, dal nome della famiglia di nobili trevigiani che ne fu proprietaria dal 1486, situati nella parte nord dell’oasi naturalistica e andati perduti verso il 1909. Al loro posto sorse una centralina elettrica, di cui rimangono ancora le vestigia.
Nel territorio quintino sono ad oggi conservati altri due complessi molitori: i mulini Grendene e Bordignon  e, dal lato opposto della statale Treviso-Padova, in via Rosta, il complesso dei mulini Rachello e Favaro.
L’attività del mulino Grendene, che si trova in via Graziati, vicino alla Chiesa Parrocchiale di S. Giorgio, ha conosciuto un andamento altalenante nel corso del tempo, con lunghi periodi di inattività ed abbandono alternati ad altri di operosità, fino al 1784 circa quando il complesso in disuso fu inghiottito dalla corrente. La struttura è stata ricostruita dopo il 1811 ed attualmente è adibita, dopo essere stata restaurata, a centro residenziale. Caratteristico il ponticello di legno che attraversa il fiume affianco all’ex mulino e che termina a ridosso dell’altro famoso mulino posto sulla sponda destra del Sile, il Bordignon, che conserva a tutt’oggi il nome del mugnaio (Gaudio Bordignon) che all’inizio del XVIII secolo lo conduceva, allora a tre ruote. Nonostante che  a tutt’oggi si possano ammirare le due grandi ruote con pale metalliche, delle quali una è tuttora in movimento, la sua attività molitoria è cessata nel ’92 e già a metà del secolo scorso era stata affiancata l’energia elettrica alla potenza dell’acqua ed erano da tempo state sostituite, con meccanismi più moderni, le originarie macine in pietra.
Piacevole, dopo il restauro che lo ha trasformato in ristorante, è il mulino Favaro che conserva, naturalmente inattiva, la suggestiva ruota. In questa zona il Sile si divide  in due rami, dando origine ad un’isola ricoperta di vegetazione. Situato sulla sponda opposta rispetto al mulino Favaro, ma ad esso collegato mediante una passerella in legno, il Molino Rachello è l’unico ad essere tutt’ora attivo nel territorio di Quinto. E’ un mulino a cilindri ad alta macinazione: le ruote sono scomparse dopo che nel ’36 sono state sostituite dalla  turbina idraulica e nel ’99 da un generatore termoelettrico.

Mulino Cervara

Vista del mulino di Crevara           Vista del mulino di Cervara

Mulino Grandene
Vista del mulino Grandene           Vista del mulino Grandene

Mulino Bordignon
Vista del mulino Boordignon           Vista del mulino Boordignon

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