Antonella Oliviero, imprenditrice campana nei servizi internet e presidente di Assoprovider, richiede ad AGCOM un intervento di verifica sulla gestione dei guasti e sulla qualità dei servizi wholesale forniti da operatori nazionali
Le aziende piccole e medie fornitrici di servizi Internet sono la vera spina dorsale digitale del Paese, poiché connettono a Internet comunità isolate e paesi di montagna, garantendo un servizio attivo 24 ore su 24, 365 giorni all’anno.
Purtroppo, spesso la loro immagine viene danneggiata da disservizi sulla rete in fibra nazionale, causati da guasti infrastrutturali su tratte gestite da fornitori terzi.
La voce delle imprese di prossimità
«Anche se non siamo direttamente i responsabili delle interruzioni, attiviamo i nostri tecnici ogni volta che c’è un guasto simile per assistere i clienti e fornire soluzioni temporanee», evidenzia Antonella Oliviero, imprenditrice campana di Consulsat, azienda che fornisce servizi Internet nel Beneventano e nell’Avellinese.
Oliviero è anche presidente di Assoprovider, l’associazione che tutela i diritti degli operatori di prossimità, e le vicissitudini vissute dalla sua azienda e dai suoi clienti negli ultimi giorni sono le stesse che molti piccoli e medi operatori in tutto il Paese affrontano ogni anno.
Segnalazioni all’AGCOM e richiesta di verifiche
«Dobbiamo tutelare sia i nostri clienti che la nostra reputazione. Ed è per questo motivo che abbiamo provveduto a inoltrare segnalazioni formali all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) e alle autorità competenti», denuncia Oliviero.
In particolare, l’imprenditrice richiede ad AGCOM e alle autorità competenti un intervento di verifica sulla gestione dei guasti e sulla qualità dei servizi wholesale forniti dagli operatori nazionali: «Non vogliamo sottrarci alle nostre responsabilità, ma non siamo più disposti a rispondere a danni causati da terzi. Come Consulsat continueremo a garantire trasparenza e a vigilare affinché situazioni simili non si ripetano», conclude Oliviero.
L’esclusione degli operatori di prossimità dalla Zona ZES
Oliviero porta avanti da diversi mesi altre battaglie, come quando ha denunciato la contraddizione di un sistema che esclude intere aree della ZES (Zona Economica Speciale) dagli investimenti per la banda larga, mentre impone ai piccoli operatori una mole crescente di obblighi normativi:
«Ci chiedono di rispettare adempimenti complessi come il Piracy Shield, la Direttiva NIS2 e altri obblighi tecnici che gravano pesantemente sulle nostre strutture, ma non ci garantiscono infrastrutture affidabili. È un paradosso che penalizza chi ogni giorno lavora per colmare il divario digitale».
Un ruolo strategico per la coesione digitale del Paese
Sono più di un migliaio gli operatori di prossimità iscritti al ROC, il Registro degli Operatori di Comunicazione. Il loro ruolo nel connettere piccoli comuni e aree interne — le cosiddette zone a fallimento di mercato, dove i grandi operatori non investono — è fondamentale per assicurare il diritto universale all’accesso alla rete. Tutelarli significa difendere la connettività, la coesione territoriale e il futuro digitale del Paese.

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