martedì 28 febbraio 2017

Lo chef Andrea Ribaldone riparte dalle Langhe A metà marzo il suo nuovo ristorante gastronomico Apre Osteria Arborina a La Morra


Nel cuore delle vigne dove viene prodotto il cru Barolo DOCG Arborina, lo chef stellato Andrea Ribaldone aprirà a metà marzo il suo nuovo ristorante gastronomico, Osteria Arborina, nella frazione Annunziata di La Morra, in provincia di Cuneo.

Il ristorante sarà contiguo al Relais Arborina piccolo e prezioso hotel con un magnifico belvedere affacciato sulle colline del Barolo, da quest’anno legato al gruppo Châteaux & Hôtels Collection, punto di riferimento dei viaggiatori di tutto il mondo nella scelta di hotel di charme e di ristoranti gourmet in Europa, presieduta dal 1999 da Alain Ducasse.

Dopo i 13 anni al ristorante La Fermata di Spinetta Marengo, torno alla completa gestione di una attività ristorativa. Saremo i primi attori dell’intero ristorante: tante le responsabilità, tanta l’adrenalina, ma siamo pronti ad affrontare ogni sfida!”, dice con gioia lo chef Andrea Ribaldone.

30 posti a sedere per il ristorante gastronomico, cucina a vista, arredamento a cura dall’architetto Angelo Spano, moderno ma accogliente e caldo, e dalla primavera con una magnifica terrazza che si affaccerà sui vigneti di produzione del Barolo, il nuovo ristorante gastronomico di Andrea Ribaldone vuole inserirsi nel territorio e permettere allo chef di continuare il proprio percorso di crescita professionale: “Voglio creare un legame forte e sinergico con ciò che mi circonda: nei miei piatti ci sarà come sempre tanto Piemonte, e ci saranno le Langhe, ma i piatti saranno sempre innovativi e stimolanti. Voglio continuare a creare una cucina godibile e mai scontata, innovativa nei sapori e mai uguale a se stessa!” afferma lo chef.

General manager del ristorante sarà Salvatore Iandolino, socio dello chef Andrea Ribaldone nella restaurant management company ARCO.

Osteria Arborina proporrà menu degustazione e menu tradizione: ci saranno i piatti storici dello chef Andrea Ribaldone come gli Agnolotti di Fassona, ricordo di un viaggio in Giappone - classici agnolotti serviti su una cupola di ghiaccio tritato, con tanto Piemonte, il tutto mediato da influenze francesi e giapponesi – e altri come il Risotto alle spezie, profumi dal mondo o lo Spaghetto Milano, oltre a piatti della tradizione riproposti in chiave gourmet e sempre all’insegna del gioco, come il nuovo piatto Il Vitello e il Tonno, a richiamare idealmente il grande classico della cucina piemontese, il vitello tonnato, dove le grandi passioni dello chef, carne e pesce, si unisco.

Dal Monferrato alle Langhe, dopo i tre anni ad Alessandria al ristorante I Due Buoi, lo chef Andrea Ribaldone sarà a Barolo, in un territorio in cui l'enogastronomia di eccellenza gioca un ruolo fondamentale come motore di iniziative ed eventi a livello internazionale.

Sono 15 gli stellati nella provincia di Cuneo, di cui un tre stelle Michelin (il Ristorante Piazza Duomo ad Alba dello chef Enrico Crippa), un ristorante con due stelle Michelin (il ristorante Antica Corona Reale a Cervere) e tredici ristoranti con una stella Michelin:

Le Langhe sono da sempre un territorio incredibile che permette veramente alla cucina gastronomica di svilupparsi ed imporsi. Voglio ringraziare la proprietà Ivano Veglio e Michele Lodi che hanno creduto e sostenuto il mio progetto fin dall’inizio con grande entusiasmo. Insieme, ne sono certo faremo, faremo un grande lavoro!” afferma Andrea Ribaldone.


Identità Golose 2017
Lo chef Andrea Ribaldone parlerà del suo nuovo progetto in occasione della sua partecipazione il prossimo sabato 4 marzo alle ore 10:45 a Identità di Formaggio all’interno di Identità Golose Milano 2017, congresso internazionale di cucina e pasticceria d’autore.
Per la seconda volta sul palco di Identità Golose, lo chef terrà una lezione su “Formaggi erborinati: tecniche di realizzazione e abbinamenti di gusto”.

Amo da sempre i formaggi erborinati, perché le noti piccanti e dolci ricreano un perfetto gusto umami, un gusto sapido molto piacevole, interessante soprattutto legato alle note acide, che studio in modo particolare”, dichiara lo chef Ribaldone.

In occasione della seconda edizione di Identità di Formaggi, lo chef Andrea Ribaldone farà assaggiare alcuni formaggi erborinati, dal sapore sempre più intenso, con singoli prodotti puri come pompelmo, avocado e broccoli, per capire come i gusti si intersecano.
Seguirà un piatto creato dallo chef Ribaldone in esclusiva per Identità di Formaggio, Indivia ed erborinato con gel di pompelmo.

Biografia chef Andrea Ribaldone
Piemontese doc, Andrea Ribaldone dopo un’importante esperienza in Francia, nel ristorante Lucas Carton del celebre chef Alain Senderens, inizia un percorso di ricerca della qualità ottenendo, al ristorante La Fermata, nel 2003, la sua prima Stella Michelin. Nel 2012, è executive chef di Eataly Tokyo, poi, nel 2014, fonda ARCO srl, società di consulenza e apre I Due Buoi ad Alessandria, premiato con la Stella Michelin nel dicembre 2015. Guida per tutto il periodo di Expo Milano 2015 il ristorante Identità Expo San Pellegrino, in collaborazione con Magenta Bureau. Collabora come Food & Beverage Director con JSH Hotels Collection e coordina, in collaborazione con Domenico Schingaro, i sei ristoranti di Borgo Egnazia in Puglia, tra i migliori luoghi di ospitalità in Italia. A gennaio 2017 lascia I Due Buoi e a metà marzo 2017 apre il suo nuovo main resturant Osteria Arborina nella Langhe.

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Ufficio stampa
Sara Salmaso + 320 02 14 995 ufficiostampa@arco-it.com

Sito Internet www.osteriarborina.it  
Osteria Arborina, Frazione Annunziata, 27
12 064 La Morra (Cuneo)
Telefono 0173 500 340
Apertura 15 marzo 2017
Per informazioni info@osteriarborina.it

Una serata irlandese a Gaston's Gourmet di Volpago del Montello

Sabato 25 febbraio Gaston's Gourmet di Volpago del Montello ha proposto una serata irlandese, proseguendo nel percorso del gusto che ha già toccato la cucina bavarese e i vini dell'Estremadura  di Spagna ( con lo stage di informazione di Borghi d'Europa, dedicato anche alla Calabria e alla Puglia).
Il primo piatto è stato 'Full Irish : uovo, pomodoro,crocchette di patate con peperoni,bacon, salsiccia e wurstel'. Il secondo piatto 'Irish spiced round beef a Guiness'  ( Manzo speziato irlandese alla Guiness e patate al curry e cipolla).
La birra Guiness ha accompagnato i piatti della serata.

Tra i piatti principali  della cucina irlandese a base di carne compare l'Irish stew: stufato di montone cotto con cipolle, patate, prezzemolo e timo.Particolarmente consumata è la carne di maiale, agnello e manzo. Un ruolo importante riveste il fish and chips divenuto un piatto tipico condiviso con la cucina britannica.


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lunedì 27 febbraio 2017

Corso per ortolani “custodi di semi”


Broccoli, rape, mais, fave, fagioli, mele, susine, pesche, albicocche, viti “popolavano” in passato le braide del Gemonese. Oggi gran parte delle varietà autoctone, frutto di selezioni naturali dovute al clima e alle  preferenze alimentari di un tempo, sono state dimenticate o sostituite da varietà selezionate e talvolta esotiche. 
Per riportare la biodiversità di specie antiche e probabilmente meno problematiche nei nostri orti e giardini, avrà inizio il 10 marzo ad Artegna un corso di orticoltura tutto speciale. Il tecnico agrario Angelo Mattiussi, che da anni collabora con l’Ecomuseo delle Acque per la formazione e la divulgazione di pratiche agronomiche sostenibili, insegnerà a propagare l’insalata della nonna, il fagiolo del nonno tramandato di padre in figlio, la vecchia pianta di susine, così buone ma che rischiano di  scomparire, e tante altre prelibatezze che potranno ritornare sulle nostre tavole grazie alla passione (da attivare) e alle conoscenze (da acquisire) di nuovi ortolani “custodi di semi”.
Il corso, finalizzato a un progetto didattico promosso dal Comune di Artegna con la collaborazione dell’Ecomuseo, vuole anche formare persone disposte a prendersi cura di alcune aiuole che verranno allestite nel centro cittadino con esposizione delle specie autoctone ancora presenti negli orti familiari, spesso abbandonati. 
L’attività si articolerà in tre lezioni frontali, che avranno luogo di venerdì con orario serale presso la sala conferenze del Centro sociale in piazza Marnico, e in due laboratori sul campo, in programma il sabato pomeriggio. Viene richiesto un contributo spese.

info e iscrizioni: 338 7187227, info@ecomuseodelleacque.it


L'Italia del Gusto all'Osteria Il Campanile a Cusignana

 La trasmissione multimediale L'Italia del Gusto, ha registrato una intera puntata da Roberto 'el ciosoto, all'Osteria Il Campanile, a Cusignana di Giavera del Montello.
Il Campanile è stato inserito dalla rete dei borghi europei del gusto nelle iniziative di Borghi d'Europa, per l'area tematica Aquositas.
Roberto ha offerto uno scampolo del proprio talento, proponendo tre cicchetti (il moscardino su di un letto di fondi di carciofo degli orti di Chioggia ; il baccalà mantecato e le sarde in saor) ; un primo di ravioloni caserecci al branzino e l'orata con il cartoccio di pasta di pane.
I vini di Roberto Vettorello di Bigolino di Valdobbiadene hanno accompagnato la degustazione.


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domenica 26 febbraio 2017

Vigonza, Borgo del Gusto / 1

“Cucina sfiziosa”, all'Antico Liberal di Selva del Montello


Recensito 4 settimane fa -TripAdvisor
Il locale riscatta il profilo esterno, tipico della zona montelliana, ma anonimo, con due sale interne ben curate anche grazie a un tocco pregevole nella preparazione dei tavoli. I due proprietari che si alternano nel servizio sono gentili e molto disponibili.
Il menu è orientato su scelte, e conseguenti esiti, non del tutto scontati e che si pongono un po' a lato rispetto alla tradizionale offerta locale. Abbiamo assaggiato: fra gli antipasti radicchio avvolto nello speck; un primo piatto di ravioli ai gamberi e pomodorini davvero molto delicato e con persistente sapore, aggraziato dai toni di colore decisamente nuovi, neri e gialli, della pasta; ampia e ricercata la scelta dei secondi, dalla pernice al miele con carciofi alla giudia (anche se quest'ultimi c'era da attenderseli fritti), al filetto di maiale allo zenzero con purè di sedano rapa, al gustoso e morbido tournedos di cervo spolverizzato al caffè e flange di peperoni. Non mancava la classica tagliata con patate.
In chiusura il tagliere di dolci con perfetta e compatta torta di mele, un tortino caldo al cioccolato, un tiramisù fatto a dovere e finalmente non bloccato e duro, il quasi pascoliano gelsomino notturno con lampone e panna.
Un'esperienza felice a un prezzo corretto.

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Il Coniglio Veneto


Fino a poco dopo la seconda guerra mondiale era presente principalmente l’allevamento rurale, come fonte di proteine e integrazione del reddito.  Da familiare però, l’allevamento del coniglio si è espanso, senza però perdere le sue caratteristiche di ruralità e il suo legame con la terra. L’allevamento moderno e professionale è cominciato negli anni ’70.
Territorio e allevamenti
Il Veneto ha un primato per quanto riguarda gli allevamenti cunicoli: trent'anni fa ogni famiglia aveva dei conigli sia per il proprio consumo che per garantirsi un’entrata monetaria attraverso il commercio di carne e pelli. La Marca trevigiana è leader al mondo per tali allevamenti: delle circa 50 razze di conigli allevati nel mondo 40 sono allevate in Italia, per lo più in questo territorio dove sono presenti industrie che producono attrezzature e mangimi.
Oggi la provincia di Treviso ha circa il 40% della produzione cunicola veneta, seguita dalle provincie di Padova, Verona, Vicenza e Venezia. La realtà degli allevamenti è variegata, si va dagli allevamenti di qualche centinaio di conigli a quelli con svariate migliaia.
Il numero di capi macellati in Italia, ovvero quelli provenienti dagli allevamenti rurali e professionali, è di circa 100 milioni. La coniglicoltura rappresenta il 4° settore della zootecnica nazionale, dopo bovini, suini e volatili. I conigli sono alimentati con materie prime come fieni macinati, crusche, farina di girasole, bucce di soia, polpe di barbabietola, orzo, minerali e vitamine.
La carne: caratteristiche e usi
La carne di coniglio ha diverse qualità dal punto di vista nutrizionale. Ha pochi lipidi, un basso valore energetico e molte proteine. La sua carne è particolarmente apprezzata perché è digeribile, ha poco colesterolo, un alto valore nutritivo, poco sodio ed un gusto raffinato. E’ una carne gustosa, magra, molto ricca di vitamine e sali minerali.
Un tempo sottovalutata da molti chef e dimenticata dal consumo familiare, oggi la carne di coniglio si sta riproponendo, per la sua eccletticità gastronomica.

La storia di Selva del Montello

Selva del Montello è una frazione del comune italiano di Volpago del Montello, in provincia di Treviso.

Geografia fisica

Collocata nella parte orientale del territorio comunale, Selva sorge ai piedi del versante meridionale del Montello. Gli unici corsi d'acqua degni di nota sono di origine artificiale: si tratta del canale del Bosco, che scorre lungo il margine della collina, e del canale della Vittoria di Ponente, a est.

Storia

L'attuale Selva si è formata nel medioevo dall'unione di quattro antichi villaggi ben distinti, ciascuno con un proprio luogo di culto di riferimento: Selva stessa (San Silvestro), Lavaio (Santa Cecilia, a sudovest), Arson (San Nicolò, lungo le pendici del Montello) e Castagnè (San Vitale, a sudest). Nel 1341 le quattro comunità furono riunite sotto un'unica parrocchia.

Monumenti e luoghi d'interesse

Chiesa parrocchiale

Ha origini antichissime (VIII-IX secolo) e fu sin dall'inizio legata ai benedettini nonantolani residenti a Treviso presso la chiesa di Santa Maria Maggiore. Non a caso, porta lo stesso titolare della loro casa madre, l'abbazia di Nonantola vicino a Modena.
Pur essendo elencata nel 1153 tra le filiali della pieve di Volpago, la chiesa di Selva rimase legata ai frati, venendo così sottratta all'autorità del vescovo di Treviso; di conseguenza, non furono pochi i contrasti fra la diocesi e il cenobio. Nel 1341 venne eretta a parrocchia autonoma, unificando gli altri tre villaggi del circondario,
Dal 1462 fu sottoposta ai Canonici lateranensi, con sede a Venezia. Quindi, nel 1554, passò sotto la giurisdizione dei Canonici lateranensi di Santa Maria Maggiore, entrando definitivamente a far parte della diocesi di Treviso. Nel 1770, in seguito alla soppressione della congregazione, il giuspatronato della parrocchia fu aggiudicato alla famiglia Querini Stampalia che ebbe il diritto di nominarne il parroco fino all'inizio del Ottocento.
La chiesa subì consacrazioni nel 1530, nel 1635 e nel 1779, probabilmente in seguito ad altrettanti restauri. L'edificio attuale deriva però dai rifacimenti operati da don Giovanni Saccardo, che resse la parrocchia nella prima metà dell'Ottocento. Durante le soppressioni napoleoniche riuscì a radunare presso la sua chiesa gli arredi provenienti da altri edifici di culto sconsacrati: bronzi, argenti, dipinti, vasellame, ma anche altari, acquasantiere, pavimentazioni. Ne risultò una chiesa ricca e fastosa, assolutamente inconsueta per un piccolo paese di campagna.
San Silvestro presenta un'unica navata con soffitto e pareti ornati da stucchi. Lungo le pareti sono esposte vari dipinti di scuola veneta, in particolare una Crocifissione del Tintoretto (già ai Santi Cosma e Damiano della Giudecca) e una Madonna col Bambino di Paolo Veneziano (olio su tela dalla chiesa di Santa Chiara di Murano). L'altare maggiore proviene dalla chiesa di San Secondo in Isola, mentre il retrostante dossale si trovava nella certosa del Montello; la pala d'altare (San Silvestro battezza l'imperatore Costantino) fu commissionata dalla fabbriceria di Selva a Vincenzo Guarana. L'altare è sovrastato da sei grandi teleri con le Storie di Mosè di Gianantonio Guardi. Gli altari laterali sono pure di provenienza veneziana.

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L'Apicoltura Marcon a Selva del Montello

L'attvità, con sede a Selva del Montello, è svolta quasi per tradizione dalla famiglia Marcon, che continua una tradizione tramandata dal nonno del titolare Bruno. Inizialmente la ditta produceva arnie ed attrezzatura per api, ma si è specializzata in articoli per apicoltura: prodotti derivati dall'alveare (miele, propoli, pappa reale, polline e cera d'api), colture di api, produzione di regine e nuclei di api.


L'azienda commercia con il proprio marchio il miele, la pappa reale e la propoli.
In un mercato (quello del miele, per l'appunto), oggi popolato anche da presenze discutibili sotto il profilo qualitativo, l'Apicoltura Marcon si distingue per i propri prodotti autentici, ottenuti seguendo con ostinazione la strada del pregio, restando ancorata ad una visione genuinamente artigianale del proprio lavoro.
Tutte le diverse fasi della lavorazione sono infatti eseguite nell'azienda stessa. Le caratteristiche che contraddistinguono il prodotto finale rendono il marchio dell'Apicoltura Marcon un marchio di sicura affidabilità.
   
 
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L'Italia del Gusto al ristorante Antico Liberal di Selva del Montello

Proseguono gli stages d'informazione della trasmissione multimediale L'Italia del Gusto nelle Terre del Piave e del Montello.
Il ristorante Antico Liberal di Selva del Montello ha ospitato un incontro a convivio, che ha dato la parola al Comune di Volpago del Montello : ad Alessandro Mazzochel (Assessore alla Cultura), Manuela Bertuola-Assessore alle Politiche Sociali e all'Istruzione (ha parlato delle politiche verso i giovani) ; Alessia Rigatti (Assessore al Turismo) e al Consiliere Enrico Zanatta (che ha presentato la storia di Selva del Montello).
Preziose le note storiche di Tarcisio Zanchetta,presidente del Gruppo Archeologico del Montello, le informazioni di Annalisa Banchieri, Presidente della Associazione  Culturale Italia-Austria, sez.Veneto e la storia dell' nel Montello, raccontata dall'Apicoltura Marcon.
La parola è poi passata alla cucina dell'Antico Liberal : Michela e Luca hanno proposto un antipasto di salumi e formaggi del territorio ; i bigoli in salsa e il 'cunicio' alla Liberal. Gli splendidi vini di Ida Agnoletti  e di Colline Le Guizzette di Guia hanno accompagnato il desinare.
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Perchè scegliere il riso di Sibari?


MAGISA è una delle pochissime realtà capaci di gestire in proprio tutta la fase produttiva, dalla semina al confezionamento. Disponiamo di tutti gli strumenti e i macchinari all’avanguardia, per garantire la qualità dalla fase agricola a quella industriale, offrendovi il privilegio trasformiamo e impacchettiamo il nostro riso e così facendo abbiamo il controllo del prodotto dal campo al magazzino,  per assicurare qualità e gusto in ogni chicco.
 La Produzione
La fase di produzione del riso richiede una attenta selezione delle materie prime e una particolare lavorazione. Per giungere ad un elevato standard qualitativo del riso, la fase della produzione del riso è estremamente importante in ogni suo aspetto, dalle tecnologie utilizzate alle professionalità impiegate alla qualità delle materie prime. Se si pensa che il riso colto dalla piantina non è commestibile, è facilmente comprensibile quale rilevanza rivesta la fase di produzione e lavorazione del riso, per proporre ai consumatori un prodotto alimentare nutriente e buono.
Poiché il chicco di riso è circondato da una serie di strati, è necessario effettuare due operazioni principali: la sgusciatura e la sbiancatura. Il vantaggio delle nostre macchine è che lavorano il riso a basso regime di velocità tanto da non subire perdite eccessive di sostanze preziose per il nostro organismo. Dopo la fase di sbramatura e tre passaggi di sbiancatura si passa alla selezione ottica e infine al confezionamento che per noi è prevalentemente sottovuoto. Vogliamo evidenziare, nel nostro riso, l’assenza di conservanti, la non completa sbiancatura per mantenere il più possibile inalterate le sue proprietà e soprattutto la non brillatura. Tutte le fasi di lavorazione sono sottoposte a rigidi controlli da parte di personale esperto.
La fase di produzione del riso richiede una attenta selezione delle materie prime e una particolare lavorazione. Per giungere ad un elevato standard qualitativo del riso, la fase della produzione del riso è estremamente importante in ogni suo aspetto, dalle tecnologie utilizzate alle professionalità impiegate alla qualità delle materie prime
La Semina avviene nel mese di Maggio i campi vengono inondati con un livello di acqua che non supera i 2 cm su un letto di semina con  una pendenza pari a 0 ,l’inondazione  è fatta con acqua potabile e a scorrimento,inoltre viene utilizzato seme selezionato autoprodotto dalla raccolta dell’anno precedente.
È importante sottolineare che sulle varietà biologiche non vengono impiegati diserbanti in tutto l’arco della produzione.
La Raccolta  avviene tra Settembre e Novembre ,attendiamo che il riso sia ad una maturità ottimale e raccogliamo solo dal 16 a 18 % di umidità, con chicchi di riso pienamente sviluppati e più maturi così facendo Permettiamo  al riso di asciugare e maturare nei campi per conferire il pieno sapore.
Dopo la raccolta, il riso viene trasferito nell’essicatoio  per rimuovere l’umidità e prepararlo per la lavorazione.
Lo Stoccaggio del Riso viene successivamente immagazzinato, senza però utilizzare nessun conservante né antiparassitario. Il prodotto viene conservato in ambiente refrigerato con temperature al di sotto di 8°C, per evitare l’insorgere di possibili infestazioni naturali.

L’ ecosistema

L’intensità del sole e la temperatura mite consentono alla spiga di raggiungere una maturazione completa. La vicinanza al mare permette, grazie alla salsedine, di creare un microclima particolarissimo per la coltivazione del riso.
Questi fattori uniti alla purezza dell’acqua che inonda i terreni particolarmente fertili e al vento, che domina le zone di coltivazione, contribuiscono ad ottenere una qualità eccellente di riso. Il clima, inoltre, non consente lo sviluppo di malattie fungine e ciò permette alle spighe di arrivare alla maturità senza abbisognare di trattamenti anticrittogamici.
Anche le sementi, per la maggior parte autoprodotte, hanno un potere germinativo elevatissimo proprie perché raggiungono la maturazione completa e sono esenti da malattie crittogamiche. Inoltre, il ricorso a rotazioni colturali, abbassa sensibilmente le infestazioni di malerbe e ciò consente di minimizzare l’utilizzo di diserbanti.
In definitiva, l’ambiente in sinergia con l’esperienza settantennale maturata nella Piana nella coltivazione del riso, garantiscono raccolti con chicchi sani, interi ed ad alto valore nutritivo.



Le qualita’di riso prodotte

Dopo un’attenta ricerca storica e di mercato la MAGISA S.r.l. ha creato il marchio Il Riso di Sibari che, oltre a sottolineare la posizione geografica, riunisce la produzione locale e ne cura con attenzione la lavorazione e distribuzione.

La lavorazione

La lavorazione dei risi prodotti avviene con impianti tecnologicamente moderni, nel rispetto di processi naturali che consentono di offrire al consumatore riso di eccellente qualità. La modernità dei nostri impianti unisce la tecnologia di ultima generazione alla lavorazione classica artigianale particolarmente indicata per i risi tipici Italiani pregiati, ponendo una particolare attenzione alla selezione finale del riso attraverso selezionatrici ottiche e separatori di ultima generazione in grado di selezionare con grandissima precisione i chicchi di riso imperfetti da quelli perfetti.

La lavorazione e’ tradizionale

La lavorazione  è tradizionale 
Poiché il chicco di riso è circondato da una serie di strati, è necessario effettuare due operazioni principali: la sgusciatura e la sbiancatura. Il vantaggio delle nostre macchine è che lavorano il riso a basso regime di velocità tanto da non subire perdite eccessive di sostanze preziose per il nostro organismo. Dopo la fase di sbramatura e tre passaggi di sbiancatura si passa alla selezione ottica e infine al confezionamento che per noi è prevalentemente sottovuoto. Vogliamo evidenziare, nel nostro riso, l’assenza di conservanti, la non completa sbiancatura per mantenere il più possibile inalterate le sue proprietà e soprattutto la non brillatura. Tutte le fasi di lavorazione sono sottoposte a rigidi controlli da parte di personale esperto. Ogni lotto di riso è rintracciabile dalla semina all’imballaggio. Questo ci permette di esercitare un controllo qualità molto da vicino per un prodotto che nasce dalla terra e arriva direttamente sul piatto.