Dopo l’uscita del 2017 Torrevilla ritorna nel Consorzio Oltrepò, con un unico obiettivo, quello di creare le premesse di valorizzazione di un territorio unico, l’Oltrepò Pavese.
Dopo l’uscita del 2017 Torrevilla ritorna nel Consorzio Oltrepò, con un unico obiettivo, quello di creare le premesse di valorizzazione di un territorio unico, l’Oltrepò Pavese.
a cura di Katya Inozemtseva
e Sara Rizzo
1 marzo – 8 settembre 2024
Dopo “Rainbow”, il primo progetto espositivo trasversale presentato a febbraio 2023, il MUDEC dedica una mostra all'elemento più caratteristico di un allestimento museale: la vetrina.
La vetrina rappresenta simbolicamente l’idea stessa di museo e di esposizione. Da questo assunto nasce la mostra “Exposure. Arte, culture, moda dentro e fuori la vetrina”, curata da Katya Inozemtseva e Sara Rizzo con la collaborazione delle conservatrici e dei conservatori di Mudec. Dal 1° marzo all’8 settembre 2024 “Exposure” invita il pubblico a entrare – in modo letterale e metaforico – nella grande vetrina del museo per comprendere i molteplici significati che un oggetto, esposto al nostro sguardo, può assumere in una teca espositiva.
La mostra è un “incubatore di riflessioni”. Sono molti, infatti, gli interrogativi che “Exposure” vuole smuovere nel pubblico.
Qual è la relazione tra l'oggetto, la vetrina e il pubblico?
Cosa rappresenta davvero la vetrina per una collezione di opere e oggetti provenienti da un contesto culturale differente?
Cos'era la vetrina "prima del museo" ma anche cos’è “dentro e fuori il museo”? E qual è il suo uso nello spazio espositivo contemporaneo?
E oltre il contesto museale, che ruolo aveva la vetrina/teca/reliquario negli spazi religiosi e rituali?
Esiste una differenza nel suo uso negli spazi commerciali, nei negozi? Come si forma quell'aura di unicità o di esclusività dell'oggetto esposto?
Rispondendo a queste domande e ampliando i parametri fisici della vetrina, il MUDEC presenta un articolato percorso espositivo che si snoda nei diversi spazi espositivi del museo.
Per tutta la durata della mostra, infatti, il progetto curatoriale includerà anche esperienze d’arte pubblica, una serie di talk e progetti di raccordo con la cittadinanza, grazie al lavoro integrato delle curatrici e dei curatori di MUDEC, Ufficio Arte negli Spazi Pubblici e Ufficio Progetti Interculturali, Reti e Cooperazione.
La mostra dialoga inoltre con il progetto “Musei in Vetrina”, uno dei progetti collaterali a cura dell'Associazione MuseoCity ETS che, in occasione della manifestazione Milano MuseoCity, dall’1 al 5 marzo 2024, coniuga arte e industria sul tema “Mondi a Milano” attraverso prestigiose vetrine di Moda e Design di alcuni flagship store.
IL PROGETTO “EXPOSURE”.
La narrazione, che utilizza differenti linguaggi artistici, si svolge all’interno del museo in spazi distinti e si compone di tre episodi principali: l’installazione site-specific di Mariana Castillo Deball “Luce dietro tracce incompiute”, ospitata in Agorà; le incursioni di Theo Eshetu all’interno delle sale della Collezione Permanente con il suo progetto “Crocodile on a ceiling”; la mostra “Exposure”, cuore del progetto, all’interno delle sale Focus del museo.
Mariana Castillo Deball – Luce dietro tracce incompiute
19 ottobre 2023 – 8 settembre 2024
Nel tentativo di riconfigurare la percezione dello spazio museale, iniziamo con l’ambiente più iconico del MUDEC, l’Agorà. L'artista messicana Mariana Castillo Deball (1975) ha creato per questo spazio di vetro – che di fatto possiamo interpretare come una monumentale vetrina – un progetto site-specific di arte contemporanea, “Luce dietro tracce incompiute”.
L’artista si è ispirata agli antichi tessili che fanno parte delle collezioni del museo e al tema del frammento, declinato sia dal punto di vista visivo (per i pattern scelti) che compositivo (per l’installazione).
Castillo Deball rende inoltre omaggio alla ricca e complessa storia della tessitura lombarda, una tradizione antica che arriva fino al presente. Per questo è stata avviata una collaborazione con gli studenti e i docenti dei Bienni Specialistici in Fashion Design e in Textile Design del campus di Milano di NABA, Nuova Accademia di Belle Arti che hanno sostenuto il progetto con le loro competenze e conoscenze attraverso un workshop durante il quale hanno dato forma all’opera, guidati dall’artista.
Sono così nati sette frammenti, ‘sculture’ tessili sospese nell’Agorà, che dal soffitto illuminato di luce naturale fluttuano lungo il perimetro ricurvo della grande sala, cuore identitario del museo.
L’installazione nell'atrio in vetro del museo crea quindi una situazione ribaltata, in cui è come se il pubblico fosse dentro una vetrina, avvicinandosi al tema della mostra.
Theo Eshetu – Crocodile on a ceiling
1° marzo – 8 settembre 2024
Theo Eshetu (1958), artista contemporaneo dal background transnazionale e multiculturale, realizza sia una produzione inedita appositamente per il MUDEC sia alcuni interventi che riconfigurano la Collezione Permanente “Milano Globale”. Attraverso questo processo di interazione con l’esposizione, Eshetu immagina un nuovo percorso narrativo, in contrappunto e in dialogo con la Permanente.
Attraversando queste sale lo spettatore incontra almeno tre diversi tipi di vetrine: quelle disegnate per il museo da David Chipperfield, quelle legate al riallestimento della Collezione Settala (sala 1), fino alle pareti in vetro del “Salottino cinese” (sala 2).
Per ri-significare quest’ampia gamma di teche espositive, e con loro la lettura del percorso, una selezione di oggetti esposti nelle vetrine viene rivisitata e reinstallata sottosopra da Theo Eshetu, spingendo così lo spettatore ad assumere un punto di vista diverso, come quello di un coccodrillo che, anziché stare sul letto di un fiume, si trova contro ogni logica sospeso per aria, come un trofeo in una stanza delle meraviglie.
Individuando proprio nel coccodrillo un elemento simbolico delle Wunderkammern rinascimentali e quindi dei musei europei, Eshetu ci racconta «la storia della loro attesa e della loro ri-animazione» attraverso un’installazione video realizzata ad hoc.
Un'ampia gamma di immagini di coccodrilli, ripresi sia in natura sia in luoghi sacri d’Italia, sarà proiettata sui soffitti degli spazi espositivi della Permanente, con una composizione centrale per la sala 3, dedicata all’Africa. In sala 5 (dedicata ad artiste e artisti afroitaliani), nel box riservato alle installazioni temporanee, sarà ospitato anche un precedente lavoro di Eshetu, “Brave New World” (1999): un caleidoscopio di immagini racchiuso in una scatola di specchi dove il video assume la forma di un globo circondato da riflessi in apparenza infiniti. Il pubblico, colto nell'atto di guardare, diventa parte dell’opera stessa: si ritrova ‘in vetrina’.
Exposure
1° marzo – 8 settembre 2024
Al termine del percorso museale si giunge quindi alla mostra nelle Sale Focus con due sezioni principali.
La prima sala analizza differenti convenzioni d’uso relative alle vetrine, soprattutto nel contesto milanese e lombardo, ricreando un allestimento di tipo storico. Ogni vetrina sarà dedicata a un tema diverso: museografia, moda e commercio al dettaglio, etnografia.
Siamo abituati a pensare alla vetrina come a una barriera che custodisce qualcosa di antico, prezioso o sacro: ne sono esempio gli altari domestici di origine sudamericana e giapponese – contenitori a loro volta, come in un gioco di scatole cinesi – così come le figure reliquiario di origine africana.
Nel tempo le vetrine museali sono state allestite in modi diversi per veicolare diversi criteri di classificazione degli oggetti al loro interno: serie di frammenti archeologici disposti per tipologia, ceramiche cinesi ordinate per colore, frecce amazzoniche organizzate in serie tassonomiche.
Come ben testimonia l’opera di Candida Höfer (1944), Ethnologisches Museum Berlin III 2003, la vetrina diventa, particolarmente per le opere provenienti da culture non occidentali, anche dispositivo di contenimento del rischio, come barriera di protezione e come filtro per oggetti potenzialmente permeati da sostanze tossiche.
E ancora, nel mondo del commercio, la vetrina è la soglia che i negozi utilizzano per creare desiderio: pensiamo alle vetrine create da Gene Moore (1910-1998) per Tiffany, negli anni Sessanta del Novecento; ma anche, a Milano, al ruolo chiave della Rinascente e di Albe Steiner (1913-1974), fra gli altri, nel costruire un’aura attorno a oggetti seriali.
La seconda sala è legata a una rilettura attuale delle vetrine e degli oggetti in esse contenute. Come restituire un contesto a oggetti che vengono “neutralizzati”, isolati, decontestualizzati all’interno delle vetrine? Da cosa e chi protegge l’uso della vetrina?
Cercheremo di rispondere a questi interrogativi attraverso alcune opere d’arte contemporanea, a partire da un lavoro di Mark Dion (1961), Sam Durant (1961) e Damien Hirst (1965), che nella loro pratica artistica enfatizzano proprio la problematica della teca espositiva, affiancati dall’intervento di Monia Ben Hamouda (1991), artista contemporanea che invece lavora sul superamento di questa barriera.
IL PALINSESTO “EXPOSURE”.
Come nel caso di “Rainbow”, il progetto non sarà limitato allo spazio fisico del museo, ma ne oltrepasserà i confini in molti modi. MUDEC dà di nuovo vita ad un progetto corale dal taglio interdisciplinare.
Il palinsesto di “Exposure”, composto di eventi, incontri, workshop, podcast e curato dall’Ufficio Progetti Interculturali, Reti e Cooperazione, approfondirà il tema della vetrina quale strumento ma anche simbolo dell'atto di mettere in mostra. Direttori di musei, docenti e ricercatori universitari di fama internazionale e professionisti terranno workshop pratici ed incontri frontali.
Cominceremo il 1° marzo con un artist talk di Theo Eshetu in conversazione con Marina Pugliese, Andrea Viliani e Katya Inozemtseva presso lo Spazio delle Culture per parlare della relazione tra arte contemporanea a patrimonio etnografico. Continueremo con una serie di incontri sui temi della appropriazione culturale, esposizione di corpi; furti e illeciti legati alle opere d’arte; del ruolo della vetrina nel salvaguardare, proteggere e conservare l’oggetto nella sua componente materiale a discapito del suo valore intangibile, in una densa programmazione di incontri fino a giugno con, tra gli altri, Carlo Antonelli, Paul Basu, Mario Calabresi, Cristina Cattaneo, Guido Guerzoni, Mackda Gebremarian Tesfau’.
Le cruciali implicazioni etico-filosofiche, scientifiche, antropologiche e religiose sottese all’esposizione di oggetti che provengono da altri Paesi e altre culture sollecitano la sensibilità del mondo museale e accademico ma anche del pubblico. La sfida che si pone il MUDEC è quella di rendere conosciuto e accessibile ad un pubblico allargato il dibattito contemporaneo che in ambito museale e accademico accompagna il tema dell’esposizione nelle sue varie declinazioni, tra cui quella relativa ai resti umani, o la richiesta di restituzione di opere sottratte in modo illecito.
Grazie alla consolidata collaborazione con il Getty Conservation Institute (GCI) di Los Angeles si terrà al MUDEC il convegno internazionale “Public Art Inside Out” (7-8 maggio 2024) approfondendo tematiche legate all’arte pubblica: si parlerà tra gli altri temi anche del piedistallo, dispositivo in qualche misura affine alla vetrina, per la sua funzione di catalizzatore della visione e strumento di valorizzazione di un oggetto, in questo caso il monumento. Iscrizione obbligatoria: https://t.ly/2Kf4y
“MU – MUDEC UNITED” Il progetto “Exposure” sarà illustrato nel secondo numero del magazine “MU – MUDEC United” che – secondo la sua cifra editoriale – proporrà interventi legati alla mostra e al suo palinsesto, affiancati da approfondimenti di taglio trasversale sul tema dell’esporre e dell’esporsi. Il nuovo numero veicolerà un ampio ventaglio di storie che ruotano intorno ad un tema fondamentale della vita, a partire da quella museale, ovvero il desiderio e ciò che comporta: racconti di furti (se si pensa anche al cinema), mancate restituzioni, vetri che separano e bloccano circolazioni o conversazioni tra esseri viventi, esposizioni e sottrazioni di (e del) sé, oggetti preziosi (e soggetti digitali che fanno mostra di sé) per arrivare alla fantasmagoria della moda. MU in questo caso è la vetrina della "vetrina" del Mudec: un incubatore di pensieri e forme che si modifica a seconda del tema narrato e in questo caso diventa una sorta di prezioso scrigno di "extravaganza", ma disegnato per riflettere e far riflettere sul modo in cui l’essere umano si pone verso il mondo; un mondo/Terra che è a sua volta avvolto da una cortina-vetrina (l’atmosfera) che mal-contiene aria sempre più opaca, e troppo ebolliente, e che ci espone troppo – colpa nostra – al rischio della nostra stessa fine. Il secondo numero di “MU – Mudec United” include contributi di preziosi collaboratori e collaboratrici che appartengono al mondo delle arti, della scrittura e della ricerca in numerosi punti del pianeta: tra queste/i Andreas Angelikadis, Paul Basu, Federico Campagna, Mariuccia Casadio, Lorenzo Castore, Rachaporn Choochuey, Tarek Elhaik, Theo Eshetu, Alex Foti, Marco Giusti, Guido Guerzoni, Wissal Houbabi, Katya Inozemtseva, Sujeong Lee, Arto Lindsay, Kit Mackintosh, Wayne Modest, Giuseppe Ricupero, Sara Rizzo e altri. MU sarà disponibile in lingua inglese nelle librerie, incluso il Design Store del Mudec, a partire da aprile 2024. “MU – Mudec United” è affidato alla direzione editoriale di Carlo Antonelli. È disegnato da Studio FM Milano e distribuito dalla casa editrice NERO.
a cura di Tom Engels e Lilou Vidal in collaborazione con Leonie Radine in una scenografia di Davide Stucchi
con opere sonore di Tomaso Binga, CAConrad, Bryana Fritz, Susan Howe e David Grubbs, Katalin Ladik, Hanne Lippard,
23 marzo - 1 settembre 2024
Museion, secondo piano Piazza Piero Siena 1, Bolzano |
Bolzano, 29 febbraio 2024. Museion è lieto di esplorare l’eredità culturale dell’artista ed editore torinese Ezio Gribaudo (1929–2022). Con il titolo The Weight of the Concrete, la mostra rende omaggio alla sua opera multidisciplinare all’intersezione tra immagine e linguaggio. Alla luce di una scenografia contemporanea, la sua poetica della materia entra anche in dialogo con voci della poesia sperimentale. La mostra è prodotta dal Grazer Kunstverein in collaborazione con l’Archivio Gribaudo di Torino e con Museion.
Il titolo della mostra è preso in prestito da Il Peso del Concreto (1968), un libro fondamentale che presenta i primi lavori grafici di Gribaudo, insieme a un'antologia di poesia concreta a cura del poeta Adriano Spatola. Al centro di questa pubblicazione e dell’esposizione c'è l'emblematica serie di Logogrifi che l'artista ha sviluppato a partire dagli anni Sessanta, passando da rilievi su carta assorbente a rilievi in legno e polistirolo. Nel corso della sua vita, i Logogrifi hanno costituito un rapporto strettamente intrecciato con l’attività di creatore di libri, nonché con la sua fascinazione per i nuovi processi di stampa industriale, i caratteri tipografici, i giochi linguistici e le matrici a rilievo.
Basati su enigmi linguistici o visivi, i Logogrifi sono simili a puzzle o a rompicapo che prevedono la formazione di nuove parole cambiando la lettera iniziale. Nell'interpretazione di Gribaudo, un Logogrifo oscilla tra leggibilità e astrazione, a volte tendendo verso forme leggibili e altre volte scalando il mondo enigmatico in cui immagine e linguaggio si fondono. Comprendendo elementi tipografici (testuali, figurativi e topografici), The Weight of the Concrete annuncia l'emergere di una nuova grammatica e, di conseguenza, di nuove forme di lettura. Partendo da rilievi acromatici su carta assorbente, trasformandosi in rilievi in legno e polistirolo e culminando infine in pezzi cromatici con inchiostro tipografico, le opere in mostra interrogano i modi in cui forma, linguaggio e materia continuano a modellarsi e ridefinirsi a vicenda.
Gli esperimenti associativi di Gribaudo con le tecnologie di stampa sono nati dalla sua dedizione per la pubblicazione di monografie di artisti suoi contemporanei, come Francis Bacon, Giorgio de Chirico, Jean Dubuffet, Marcel Duchamp e Lucio Fontana, nonché dal suo interesse per la stampa popolare, verso giornali, dizionari, atlanti e libri per bambini. Per evidenziare questa relazione tra la sua attività artistica e quella editoriale, la mostra presenta una selezione unica di pubblicazioni rare e materiali d'archivio di Gribaudo.
La scenografia della mostra è stata realizzata dall'artista italiano Davide Stucchi, che opera nel campo delle arti visive, del design, della moda e della scenografia. L'approccio artistico e gli interventi di Stucchi riecheggiano e amplificano quelli di Gribaudo, utilizzando oggetti ready-made e materiali prodotti industrialmente. La mostra comprende anche un programma sonoro che si concentra sulla vocalizzazione della poesia sperimentale, per esplorare da una nuova prospettiva le combinazioni di arte visiva, poesia, stampa e design di Gribaudo. |
| |||||
7 - 8 - 9 marzo 2024 Accademia di Belle Arti di Bologna
progetto realizzato grazie al sostegno di Italian Council (2023) prodotto da Xing |
Venerdi 8 marzo e sabato 9 marzo 2024, l’Aula Magna dell’Accademia Belle Arti di Bologna ospita la prima italiana del progetto Abyssal Creatures di Francesco Cavaliere, a cura di Xing, che si articolerà in una installazione sonora visitabile nelle due giornate, con una attivazione come sound performance (ore 18.30 del venerdi) in cui l’artista attiverà una costruzione narrativa immersa nella materia sonora.
Come introduzione all’opera dell’artista, giovedi 7 marzo alle h 11 e alle h 15, l’Aula Perrone dell’Accademia di Belle Arti ospiterà due momenti di incontro con Francesco Cavaliere, aperti al pubblico e agli studenti dell’Accademia a partire dai corsi della Prof. Carmen Lorenzetti. Abyssal Creatures è un progetto di Francesco Cavaliere, curato e prodotto da Xing, che nasce come materializzazione di un percorso di scrittura fantastica, una saga immaginata dall’artista che si ispira alle immagini della flora marina degli abissi, ibridate con figure archetipiche dell'inconscio umano. I Corpi Abissali sono coagulazioni in vetro nella forma e funzione di sculture sonore, vengono presentati per la prima volta in Italia installati e performati dall’artista nell’arioso volume cubico che ospita oggi l’Aula Magna dell’Accademia di Belle Arti di Bologna.
Abyssal Creatures si sviluppa tra il 2023 e il 2024 lungo un processo produttivo e creativo con diverse occasioni di attivazione performative, installative e musicali. Dopo Porto (festival O Museu como Performance al Serralves Museu de Arte Contemporanea) e Bologna (Aula Magna dell’Accademia di Belle Arti), sarà a New York ad aprile ospite di ISSUE Project Room a UrbanGlass in collaborazione con Pratt Institute, e verrà presentato nell‘estate alla GAM – Galleria d’Arte Moderna di Torino, proseguendo con una nuova filiazione dinastica, Sàbanas II, opera recentemente acquisita dal museo torinese. Nell’autunno saranno realizzati un libro d’artista con ViaIndustriae Publishing e un LP per Xong collection – dischi d’artista. L'opera entrerà a far parte delle collezioni di Museo d'Arte della Città di Ravenna.
Francesco Cavaliere, artista visivo, scrittore e musicista nato a Piombino nel 1980 e cresciuto a Volterra, vive e lavora tra Berlino e Torino. Il suo lavoro si sviluppa in un’attività polimorfa che integra scrittura, suono, voce, disegno, scultura, che mirano nell’insieme a stimolare l’immaginazione, intraprendendo lunghi viaggi attraversati da presenze effimere. Scrive racconti sonori e composizioni musicali spesso integrati con elementi installativi e scenografici. Negli anni ha sviluppato un vero e proprio dizionario catalogando gli esseri metamorfici che abitano un suo universo astratto e fantastico: ibridi di oggetti, animali, piante, pianeti, tracce, oggetti cosmici e fenomeni fisici e percettivi generati dal vetro, dai minerali e da voci registrate e performate con tecnologie analogiche. Dal 2011 ad oggi Francesco Cavaliere ha realizzato in ambito visivo e musicale una nutrita serie di performance, light and sound actions, concerti, opere radio e video-foniche, audio stories, programmi radio, readings, Augmented Reality stories. Il suo lavoro è stato presentato in musei, centri d'arte e festival internazionali. Ha pubblicato i libri Gancio Cielo DNA CLEPSYDRA (NERO editions), Anubis vs Baboon (Lombardelli Ed, Gluck 50) e Il Grillo Minerva (ViaIndustriae). Ha collaborato con artisti visivi, musicisti e coreografe: Leila Hassan col duo Sea Urchin, Marcel Türkowsky, Elisabeth Kirche, Ignaz Schick, Ghédalia Tazartès, Invernomuto, Lievens Martens Moana/Dolphins Into The Future, Ruben Spini, Annamaria Ajmone, Spencer Clark, Tomoko Sauvage, Leonardo Pivi, Christopher Kline, Amy Franceschini.
Abyssal Creatures è prodotto e curato da Xing e realizzato grazie al sostegno della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura nell’ambito di Italian Council (12a edizione, 2023), il programma di promozione internazionale dell’arte contemporanea italiana. Partners: ISSUE Project Room New York, Serralves Museu de Arte Contemporanea Porto, ViaIndustriae Publishing, Xong collection, Museo d'Arte della Città di Ravenna. Si ringrazia Accademia di Belle Arti di Bologna.
Accademia di Belle Arti di Bologna
giovedi 7 marzo h 11 + h 15
Ingresso libero
Xing info
|
17 marzo – 18 agosto 2024 Museo d’arte della Svizzera italiana, Lugano Sede LAC
A cura di Francesca Benini
|
Shahryar Nashat, Lover_03.JPEG (dettaglio), 2022. Gel acrilico, inchiostro su carta, legno compensato |
Il MASI Lugano presenta la più grande mostra personale in Svizzera di Shahryar Nashat: “Streams of Spleen”. Per l’occasione, l’artista è intervenuto con un progetto site specific sullo spazio della sala ipogea del MASI stravolgendone completamente l’atmosfera. Le opere esposte – quasi tutte nuove produzioni – sono messe in relazione con l’architettura modificata e danno vita a un ambiente multisensoriale coeso, un’unica grande installazione che il pubblico è invitato ad esplorare.
Nel lavoro di Shahryar Nashat il corpo umano, le sue percezioni e rappresentazioni svolgono un ruolo centrale. Attraverso video, sculture e installazioni, l’artista crea esperienze sinestetiche che evocano emozioni e stati d'animo difficili da esprimere razionalmente. Evitando interpretazioni definitive, Nashat esplora tematiche come il desiderio, la mortalità, l'istinto animale e l'arte stessa, sfere che sfuggono a una comprensione completa. Artista attento a come l’arte viene presentata e fruita nei contesti istituzionali, Nashat spesso interviene più o meno esplicitamente sullo spazio espositivo mettendo in luce i meccanismi, le contraddizioni e la retorica che spesso accompagnano la presentazione dell’arte. |
Shahryar Nashat, Streams of Spleen, 2024. Immagine da video HD: colore / audio stereo Courtesy of the artist, Rodeo, Piraeus/London; Gladstone Gallery, New York/Brussels; David Kordansky Gallery, Los Angeles/New York © the artist |
È una sensazione di disagio e al contempo di fascinazione quella che si prova entrando nella sala sotterranea del MASI. L’intero pavimento è rivestito con delle piastrelle viniliche, e il tono delle luci è alterato. Al centro della sala una costruzione dal soffitto basso si impone nello spazio come un volume scultoreo, in cui il pubblico è obbligato ad entrare, mentre il suono di un lamento indecifrabile si diffonde e scandisce il ritmo del percorso. Il cuore pulsante della mostra è il nuovo video Streams of Spleen (2024). Integrato nell’architettura del volume al centro della sala, il video è trasmesso in loop su una grande parete di schermi luminosi. In quest’opera, che vede protagonisti i lupi, Shahryar Nashat esorta ad allontanarsi dalla prospettiva umano-centrica e ad assumere il punto di vista animale. Anche se gli animali -filmati nel loro habitat naturale, disegnati digitalmente o ricreati con l’intelligenza artificiale- trasmettono un senso di vigore e vitalità, rimane una sensazione di inquietudine, rafforzata dalla composizione musicale: una sinfonia di lamenti, un pianto animale che allo stesso tempo è umano.
Il corpo umano – esplorato nei suoi limiti fisici e possibilità di estensione e nelle sue percezioni concrete e mentali - è al centro delle altre opere in mostra. Ad esempio, le nuove sculture della serie Bone In, a cui l’artista lavora già dal 2019, sembrano veri pezzi di carne di origine sconosciuta e richiamano i processi dell’industria alimentare. |
Shahryar Nashat, Bone In (Since I met you I've been trippin), 2019. Polimero sintetico, PVC, pigmento, carta. Courtesy of the artist and David Kordansky Gallery, Los Angeles/New York © the artist |
Anche nelle sculture in fibra di vetro Boyfriend_14.JPEG, Boyfriend_15.JPEG e Boyfriend_16.JPEG l’artista pare fondere la carnalità a strutture geometriche intervenendo con imperfezioni che sembrano rivelare un tessuto muscolare o scheletrico. Queste mutilazioni trasmettono vulnerabilità, ma allo stesso tempo infondono la sensazione di trovarsi di fronte a un oggetto vivo a cui potersi relazionare. L’associazione al corpo si ritrova anche in due stampe a getto d’inchiostro, Brother_03.JPEG e Brother_07.JPEG, che rappresentano una cassa toracica, mentre il rivestimento in gelatina acrilica fa pensare a secrezioni organiche. “Il corpo -la carne- diventa oggetto, presentato secondo le forme tradizionali di esposizione e rappresenta la dimensione concreta -materiale- dell’essere, in un’epoca digitalizzata in cui sia il corpo che l’oggetto artistico sono spesso mediati da schermi” spiega Francesca Benini, curatrice della mostra.
Nonostante il suo approccio sperimentale, Nashat è un attento osservatore della storia dell’arte e talvolta include nel suo lavoro tecniche e materiali dalla tradizione secolare, come nel caso delle sculture in marmo Hustler_23.JPEG e Hustler_24.JPEG. Nell’immaginario collettivo, il marmo evoca infatti opere che vanno dall’antichità al periodo moderno e come nessun altro materiale è da sempre stato utilizzato per rappresentare il corpo umano. Considerando questa memoria, Hustler_23.JPEG e Hustler_24.JPEG il riferimento al corpo è rafforzato dalle venature e dai toni arancio-rosati del Rosa Portogallo.
Il catalogo che accompagna la mostra può essere considerato anch’esso un’operazione artistica: concepito da Shahryar Nashat in collaborazione con il graphic designer Sabo Day e lo scrittore Kristian Vistrup Madsen, si presenta a prima vista come un manuale d’istruzioni, ma si rivela un poetico percorso che riflette sull’esistenza umana e su ciò che significa essere un artista. Con la sottile ironia e l’irriverenza che lo caratterizzano, l’artista presenta 17 capitoli intesi come 17 possibilità, 17 modi per realizzare opere, per essere, per stare al mondo. Il libro si chiude con un testo critico di Francesca Benini e Gioia Dal Molin ed è co-prodotto da MASI Lugano, Istituto Svizzero, Roma e Lenz Press.
L’esposizione è realizzata in collaborazione con l’Istituto Svizzero di Roma. |
Nel cuore della Garbatella il ristorante con cucina tipica “Anni e bicchieri” compie 2 anni
Roma, 29 febbraio 2024 - Il nome ci riporta subito all’allegra spensieratezza del proverbio “Anni, amori e bicchieri di vino non si contano mai”, e l’atmosfera gioiosa, che si respira nel ristorante “Anni e bicchieri”, nel centro del caratteristico quartiere romano della Garbatella, non lo tradisce.
Sull’insegna c’è ancora il lotto dell’edificio dove un tempo sorgeva lo storico “Ferramenta e Coloreria”, adiacente al teatro Palladium, un cuore pulsante di quartiere popolare costruito a partire dagli anni ’20, che, con il tempo, è diventato uno dei luoghi più affascinanti e di tendenza della Capitale.
Qui, Fabrizio Neri, 39 anni, romano, con una lunga esperienza nel settore alberghiero, nel dicembre del 2021, insieme ai suoi soci, ha inaugurato “Anni e Bicchieri”, oggi punto di riferimento per tutti i buongustai della Garbatella e non solo.
Trentacinque coperti nella piacevole sala interna, arredata con semplicità e freschezza e quaranta all’esterno dove, con la bella stagione, ci si sofferma volentieri per un aperitivo, una cena e anche per un dopo cena.
La cucina è quella della tradizione italiana, romana in particolare, ma i piatti non sono mai scontati, privilegiando ricette meno conosciute, interpretate attraverso una meticolosa ricerca per le materie prime, tutte di altissima qualità, selezionate tra produttori locali e regionali.
Il menù segue la stagionalità e la creatività dello chef. Si inizia con una ricca selezione di salumi e formaggi italiani in bella vista nella vetrina della sala.
Si passa poi agli antipasti, tra cui spiccano i funghi ripieni con crema di pane e origano, la coratella tradizionale, il tortino di rigaglie di pollo con il suo fondo. Tra i primi piatti, la pasta mista con broccoli e arzilla, lo gnocco di patate con ragù di agnello e pecorino sardo, i rigatoni alla genovese di coda. Come secondo, baccalà con nduja, cicerchie e cavolo nero, la pajata di vitello alla cacciatora, la guancia di manzo al vino rosso e purea di patate. E, dulcis in fundo, la pasta sigaro al cioccolato, ricotta, pere e cannella, la bavarese pistacchio e cioccolato, lo strudel di mele con crema inglese al Rum.
Ricca e accurata la carta dei vini con oltre 60 etichette italiane, molte regionali, con una predilezione per le cantine di piccoli produttori e, soprattutto “per tutte le tasche”, in linea con filosofia pop che Fabrizio ha voluto dare fin dall’inizio al suo ristorante.
Aperto tutti i giorni a cena e la domenica anche a pranzo, accoglie gli ospiti dalle 18 per uno sfizioso aperitivo: vini alla mescita, birre, o deliziosi cocktail proposti con una originalissima carta (Basil Smash, Smokey Margherita, Moskow o Tokyo Mule, sole per citarne alcuni), accompagnati dalla sempre presente Scrocchia al pomodoro del forno Marchetti e da tre assaggi dalla cucina.
Nel corso del 2024, CheftoChef emiliaromagnacuochi sarà al centro di numerose attività, alcune delle quali già pianificate e altre che si aggiungeranno nel corso dell'anno. Attività in sintonia con le Istituzioni della Regione Emilia-Romagna e comprenderanno eventi nazionali e trasferte internazionali, oltre a progetti di divulgazione e formazione. «Stiamo lavorando su numerose nuove iniziative, che riguardano, tra gli altri, l’alta via dei nostri Appennini e su temi specifici di valorizzazione dei cibi e dei vini dell’Emilia-Romagna – spiega il Presidente di CheftoChef, Massimiliano “Max” Poggi - Dal 2008 CheftoChef è attiva nell’ambito della promozione culturale, aprendosi a filiere che ruotano inevitabilmente attorno alla nostra “cucina d’autore”, perseguendo l’obiettivo di far crescere il sistema gastronomico regionale per renderlo sempre più protagonista anche a livello internazionale. Un’associazione che mette sullo stesso piano cuochi e produttori, gastronomi e comunicatori per stimolare uno scambio imperniato sulla centralità della nostra cultura regionale».
LE FESTEMERCATO
Acque&Farine, con le iniziative di due città della gastronomia piacentine: a Fiorenzuola d’Arda la Festamercato dedicata all’Anolino e alle paste ripiene, in programma dall’8 al 10 marzo, che aprirà ufficialmente le attività 2024 di CheftoChef, e a Borgonovo Val Tidone la Festamercato dedicata ad acqua, farine e vini rifermentati dell’Emilia-Romagna.
Festamercato dei Salumi Cotti a Russi (RA), dove attorno all’umile ma “micidiale” coppia gastronomica “salume e vino” (bel e cot e canèna), prosegue la celebrazione dei salumi cotti e dei vini autoctoni con l’ambizione di raccogliere e rappresentare la migliore qualità su scala regionale.
A Cesenatico (FC), sul porto canale disegnato da Leonardo da Vinci, gli appuntamenti del “Festival Del Mare”, eventi di promozione delle marinerie e dei prodotti ittici.
CheftoChef, già promotore di Parma “Città Creativa Unesco per la Gastronomia”, metterà a disposizione il proprio sapere e la propria professionalità in occasione dei momenti istituzionali, formativi, conviviali e di divulgazione durante i quali le figure regionali rappresentate dalla nostra associazione verranno coinvolte.
DAL SELVATICO DI PREGIO AI SUINI AUTOCTONI
Molte le occasioni, ospitate in particolare da alcune delle 12 Città della gastronomia CheftoChef, incentrate sulle singole realtà ma sempre a vocazione regionale.
Selvatico di pregio (pesce, selvaggina, erbe) che rientra in una progettazione di iniziative a medio-lungo termine sulle tipicità dei nostri prodotti. E così, oltre al selvatico, saranno protagonisti: le quattro liliacee dell’Emilia Romagna (Aglio di Voghiera, Scalogno di Romagna, Cipolla Borettana e Cipolla di Medicina) anche per l’innovazione di prodotto (i neri fermentati); I suini autoctoni (partendo dalla Mora Romagnola e dal Nero di Parma) per “prenotare” come regione la leadership nazionale di questo settore di qualità.
PORTI, PARCHI, PORTE
diPortoinPorto, gastronomie di confine fra terra e mare. Un congresso itinerante per la conoscenza e un utilizzo consapevole del pesce dell’Alto Adriatico, con istituzioni, chef, ricercatori, formatori, comunicatori e pescatori, artigiani, trasformatori, distributori.
diParcoinParco, La via dell’Alto Appennino che attraversa sul crinale tutti i nostri 7 parchi da Pennabilli (RN), fino a Piacenza. Un Appennino in cui il rapporto fra parchi e densità urbana deve integrarsi e che rappresenta un’ulteriore possibilità di sviluppo nel rispetto della sostenibilità e della biodiversità.
A Ravenna, CheftoChef ha avviato un’ipotesi d’imprenditoria locale basata sulla riconosciuta/riconoscibile leadership di alcuni chef. Un’azione rivolta all’accoglienza per il turismo di qualità, verso valli, pinete, litorale e nel centro storico con l’iniziativa annuale diPortainPorta. Obbiettivi primari sono la valorizzazione delle iniziative locali e le attività culturali con percorsi nel centro storico, nelle pinete e nei parchi grazie alla stretta collaborazione e alla convergenza di ideali e progetti con il gruppo Trail Romagna.
E ENCORA…
Centomani di Questa Terra, la festa annuale di Soci e Amici di CheftoChef giunta alla decima edizione, a Polesine Zibello (PR). Ospitati dai fratelli Spigaroli all’Antica Corte Pallavicina, un’intera giornata di aggiornamento, di festa e di aggregazione che permette di riunire chef, produttori, gourmet, esperti del settore agroalimentare e giovani talenti.
Tramonto DiVino, il road show del gusto dell’Emilia-Romagna che da oltre un quindicennio promuove i prodotti enogastronomici DOP ed IGP regionali con i vini selezionati da AIS Emilia e Romagna e che ha visto nelle ultime edizioni la partecipazione degli “chef stellati” di CheftoChef con le loro interpretazioni originali e tradizionali rivisitate e in chiave moderna.
NOTA: le date degli appuntamenti sono ancora in via di definizione