giovedì 29 febbraio 2024

MASSIMO BARBIERI, PRESIDENTE DI TORREVILLA, NEL CDA DEL CONSORZIO OLTREPÒ: SINERGIA E VALORIZZAZIONE DEL TERRITORIO, NELL’OTTICA DI UN CAMBIAMENTO EFFETTIVO

 


Dopo l’uscita del 2017 Torrevilla ritorna nel Consorzio Oltrepò, con un unico obiettivo, quello di creare le premesse di valorizzazione di un territorio unico, l’Oltrepò Pavese.

 
Infatti, l’Assemblea Ordinaria dei Soci, che si è riunita per il rinnovo del Consiglio di Amministrazione e del Collegio Sindacale per il prossimo triennio 2024/2026, ha eletto nella Categoria Vinificatori Massimo Barbieri, il Presidente di Torrevilla, storica cantina sociale con sede tra le colline dell’Oltrepò Pavese, nella cittadina di Torrazza Coste.
 
Torrevilla è autentico punto di riferimento in tutto il territorio soprattutto grazie alle capacità e all’esperienza di antica memoria custodita dai vignaioli del territorio che, vendemmia dopo vendemmia, lavorano insieme alla cantina per produrre vini di alta qualità, puramente rappresentativi del territorio di provenienza. Per questo si fa oggi capofila di precise esigenze di una comunità.
 
“Qualità, ricerca, passione – sottolinea Massimo Barbieri - ecco i valori cardine che cerchiamo di portare avanti insieme, giorno dopo giorno, unendo il rispetto e la celebrazione della tradizione vitivinicola dell’Oltrepò Pavese, territorio portatore di una lunga storia nel settore, a un’apertura lungimirante verso il futuro. Oggi l’intento del Consorzio Oltrepò è quello di mettere da parte i personalismi e concentrarci sulle necessità effettive attraverso la tutela della produzione: condurre dunque un vero e proprio cambiamento”.
 
Del resto è sotto gli occhi di tutti l’interesse progressivo da parte dei produttori nei confronti dell’Oltrepò Pavese ed è per questo che la sinergia rappresenta l’unica via per un percorso virtuoso di sostegno alla filiera produttiva.
 
“Il Presidente del Consorzio - continua - mio avviso dovrà essere un Presidente di filiera che sia effettivamente rappresentativo degli interessi di una collettività. L’obiettivo, raggiunto grazie al dialogo tra le Cooperative, è soltanto un punto di partenza per un lavoro in divenire sul quale verremo valutati”.
 
CANTINA TORREVILLA
Cantina Torrevilla è una storica cantina sociale con sede tra le colline dell’Oltrepò Pavese, nella cittadina di Torrazza Coste. Un’area che ha conosciuto la viticoltura già ai tempi dell’Impero Romano in un fluire di storia e tradizione che tutt’ora si interseca con l’azienda e con il lavoro che la cantina sta conducendo nel territorio e sui vini.
Ad oggi, Torrevilla opera su una superficie vitata di 600 ettari suddivisi tra 9 comuni dell’oltrepadano, terra che vede le sue colline confondersi tra due regioni: Lombardia e Piemonte. Dalla cura dei vigneti locati a Codevilla, Torrazza Coste, Retorbido, Montebello della Battaglia, Borgo Priolo, Montesegale, Rocca Susella, Godiasco Salice Terme, Mornico Losana vengono annualmente ricavati circa 60.000 quintali di uva trasformata in oltre 2 milioni e mezzo di bottiglie capaci di esprimere l’Oltrepò Pavese più autentico.

Il MUDEC - Museo delle Culture presenta la mostra EXPOSURE Arte, culture, moda dentro e fuori la vetrina

 


a cura di Katya Inozemtseva

e Sara Rizzo

1 marzo – 8 settembre 2024

Dopo “Rainbow”, il primo progetto espositivo trasversale presentato a febbraio 2023, il MUDEC dedica una mostra all'elemento più caratteristico di un allestimento museale: la vetrina.

La vetrina rappresenta simbolicamente l’idea stessa di museo e di esposizione. Da questo assunto nasce la mostra “Exposure. Arte, culture, moda dentro e fuori la vetrina”, curata da Katya Inozemtseva e Sara Rizzo con la collaborazione delle conservatrici e dei conservatori di Mudec. Dal 1° marzo all’8 settembre 2024 “Exposure” invita il pubblico a entrare – in modo letterale e metaforico – nella grande vetrina del museo per comprendere i molteplici significati che un oggetto, esposto al nostro sguardo, può assumere in una teca espositiva.

La mostra è un “incubatore di riflessioni”. Sono molti, infatti, gli interrogativi che “Exposure” vuole smuovere nel pubblico.

Qual è la relazione tra l'oggetto, la vetrina e il pubblico?

Cosa rappresenta davvero la vetrina per una collezione di opere e oggetti provenienti da un contesto culturale differente?

Cos'era la vetrina "prima del museo" ma anche cos’è “dentro e fuori il museo”? E qual è il suo uso nello spazio espositivo contemporaneo?


E oltre il contesto museale, che ruolo aveva la vetrina/teca/reliquario negli spazi religiosi e rituali?

Esiste una differenza nel suo uso negli spazi commerciali, nei negozi? Come si forma quell'aura di unicità o di esclusività dell'oggetto esposto?

Rispondendo a queste domande e ampliando i parametri fisici della vetrina, il MUDEC presenta un articolato percorso espositivo che si snoda nei diversi spazi espositivi del museo.

Per tutta la durata della mostra, infatti, il progetto curatoriale includerà anche esperienze d’arte pubblica, una serie di talk e progetti di raccordo con la cittadinanza, grazie al lavoro integrato delle curatrici e dei curatori di MUDEC, Ufficio Arte negli Spazi Pubblici e Ufficio Progetti Interculturali, Reti e Cooperazione.

La mostra dialoga inoltre con il progetto “Musei in Vetrina”, uno dei progetti collaterali a cura dell'Associazione MuseoCity ETS che, in occasione della manifestazione Milano MuseoCity, dall’1 al 5 marzo 2024, coniuga arte e industria sul tema “Mondi a Milano” attraverso prestigiose vetrine di Moda e Design di alcuni flagship store.

IL PROGETTO “EXPOSURE”.

La narrazione, che utilizza differenti linguaggi artistici, si svolge all’interno del museo in spazi distinti e si compone di tre episodi principali: l’installazione site-specific di Mariana Castillo Deball “Luce dietro tracce incompiute”, ospitata in Agorà; le incursioni di Theo Eshetu all’interno delle sale della Collezione Permanente con il suo progetto “Crocodile on a ceiling”; la mostra “Exposure”, cuore del progetto, all’interno delle sale Focus del museo.

Mariana Castillo Deball – Luce dietro tracce incompiute

19 ottobre 2023 – 8 settembre 2024

Nel tentativo di riconfigurare la percezione dello spazio museale, iniziamo con l’ambiente più iconico del MUDEC, l’Agorà. L'artista messicana Mariana Castillo Deball (1975) ha creato per questo spazio di vetro – che di fatto possiamo interpretare come una monumentale vetrina – un progetto site-specific di arte contemporanea, “Luce dietro tracce incompiute”.

L’artista si è ispirata agli antichi tessili che fanno parte delle collezioni del museo e al tema del frammento, declinato sia dal punto di vista visivo (per i pattern scelti) che compositivo (per l’installazione).

Castillo Deball rende inoltre omaggio alla ricca e complessa storia della tessitura lombarda, una tradizione antica che arriva fino al presente. Per questo è stata avviata una collaborazione con gli studenti e i docenti dei Bienni Specialistici in Fashion Design e in Textile Design del campus di Milano di NABA, Nuova Accademia di Belle Arti che hanno sostenuto il progetto con le loro competenze e conoscenze attraverso un workshop durante il quale hanno dato forma all’opera, guidati dall’artista.

Sono così nati sette frammenti, ‘sculture’ tessili sospese nell’Agorà, che dal soffitto illuminato di luce naturale fluttuano lungo il perimetro ricurvo della grande sala, cuore identitario del museo.

L’installazione nell'atrio in vetro del museo crea quindi una situazione ribaltata, in cui è come se il pubblico fosse dentro una vetrina, avvicinandosi al tema della mostra.

Theo Eshetu – Crocodile on a ceiling

1° marzo – 8 settembre 2024

Theo Eshetu (1958), artista contemporaneo dal background transnazionale e multiculturale, realizza sia una produzione inedita appositamente per il MUDEC sia alcuni interventi che riconfigurano la Collezione Permanente “Milano Globale”. Attraverso questo processo di interazione con l’esposizione, Eshetu immagina un nuovo percorso narrativo, in contrappunto e in dialogo con la Permanente.

Attraversando queste sale lo spettatore incontra almeno tre diversi tipi di vetrine: quelle disegnate per il museo da David Chipperfield, quelle legate al riallestimento della Collezione Settala (sala 1), fino alle pareti in vetro del “Salottino cinese” (sala 2).

Per ri-significare quest’ampia gamma di teche espositive, e con loro la lettura del percorso, una selezione di oggetti esposti nelle vetrine viene rivisitata e reinstallata sottosopra da Theo Eshetu, spingendo così lo spettatore ad assumere un punto di vista diverso, come quello di un coccodrillo che, anziché stare sul letto di un fiume, si trova contro ogni logica sospeso per aria, come un trofeo in una stanza delle meraviglie.

Individuando proprio nel coccodrillo un elemento simbolico delle Wunderkammern rinascimentali e quindi dei musei europei, Eshetu ci racconta «la storia della loro attesa e della loro ri-animazione» attraverso un’installazione video realizzata ad hoc.

Un'ampia gamma di immagini di coccodrilli, ripresi sia in natura sia in luoghi sacri d’Italia, sarà proiettata sui soffitti degli spazi espositivi della Permanente, con una composizione centrale per la sala 3, dedicata all’Africa. In sala 5 (dedicata ad artiste e artisti afroitaliani), nel box riservato alle installazioni temporanee, sarà ospitato anche un precedente lavoro di Eshetu, “Brave New World” (1999): un caleidoscopio di immagini racchiuso in una scatola di specchi dove il video assume la forma di un globo circondato da riflessi in apparenza infiniti. Il pubblico, colto nell'atto di guardare, diventa parte dell’opera stessa: si ritrova ‘in vetrina’.

Exposure

1° marzo – 8 settembre 2024

Al termine del percorso museale si giunge quindi alla mostra nelle Sale Focus con due sezioni principali.

La prima sala analizza differenti convenzioni d’uso relative alle vetrine, soprattutto nel contesto milanese e lombardo, ricreando un allestimento di tipo storico. Ogni vetrina sarà dedicata a un tema diverso: museografia, moda e commercio al dettaglio, etnografia.

Siamo abituati a pensare alla vetrina come a una barriera che custodisce qualcosa di antico, prezioso o sacro: ne sono esempio gli altari domestici di origine sudamericana e giapponese – contenitori a loro volta, come in un gioco di scatole cinesi – così come le figure reliquiario di origine africana.

Nel tempo le vetrine museali sono state allestite in modi diversi per veicolare diversi criteri di classificazione degli oggetti al loro interno: serie di frammenti archeologici disposti per tipologia, ceramiche cinesi ordinate per colore, frecce amazzoniche organizzate in serie tassonomiche.

Come ben testimonia l’opera di Candida Höfer (1944), Ethnologisches Museum Berlin III 2003, la vetrina diventa, particolarmente per le opere provenienti da culture non occidentali, anche dispositivo di contenimento del rischio, come barriera di protezione e come filtro per oggetti potenzialmente permeati da sostanze tossiche.

E ancora, nel mondo del commercio, la vetrina è la soglia che i negozi utilizzano per creare desiderio: pensiamo alle vetrine create da Gene Moore (1910-1998) per Tiffany, negli anni Sessanta del Novecento; ma anche, a Milano, al ruolo chiave della Rinascente e di Albe Steiner (1913-1974), fra gli altri, nel costruire un’aura attorno a oggetti seriali.

La seconda sala è legata a una rilettura attuale delle vetrine e degli oggetti in esse contenute. Come restituire un contesto a oggetti che vengono “neutralizzati”, isolati, decontestualizzati all’interno delle vetrine? Da cosa e chi protegge l’uso della vetrina?

Cercheremo di rispondere a questi interrogativi attraverso alcune opere d’arte contemporanea, a partire da un lavoro di Mark Dion (1961), Sam Durant (1961) e Damien Hirst (1965), che nella loro pratica artistica enfatizzano proprio la problematica della teca espositiva, affiancati dall’intervento di Monia Ben Hamouda (1991), artista contemporanea che invece lavora sul superamento di questa barriera.

IL PALINSESTO “EXPOSURE”.

Come nel caso di “Rainbow”, il progetto non sarà limitato allo spazio fisico del museo, ma ne oltrepasserà i confini in molti modi. MUDEC dà di nuovo vita ad un progetto corale dal taglio interdisciplinare.

Il palinsesto di “Exposure”, composto di eventi, incontri, workshop, podcast e curato dall’Ufficio Progetti Interculturali, Reti e Cooperazione, approfondirà il tema della vetrina quale strumento ma anche simbolo dell'atto di mettere in mostra. Direttori di musei, docenti e ricercatori universitari di fama internazionale e professionisti terranno workshop pratici ed incontri frontali.

Cominceremo il 1° marzo con un artist talk di Theo Eshetu in conversazione con Marina Pugliese, Andrea Viliani e Katya Inozemtseva presso lo Spazio delle Culture per parlare della relazione tra arte contemporanea a patrimonio etnografico. Continueremo con una serie di incontri sui temi della appropriazione culturale, esposizione di corpi; furti e illeciti legati alle opere d’arte; del ruolo della vetrina nel salvaguardare, proteggere e conservare l’oggetto nella sua componente materiale a discapito del suo valore intangibile, in una densa programmazione di incontri fino a giugno con, tra gli altri, Carlo Antonelli, Paul Basu, Mario Calabresi, Cristina Cattaneo, Guido Guerzoni, Mackda Gebremarian Tesfau’.

Le cruciali implicazioni etico-filosofiche, scientifiche, antropologiche e religiose sottese all’esposizione di oggetti che provengono da altri Paesi e altre culture sollecitano la sensibilità del mondo museale e accademico ma anche del pubblico. La sfida che si pone il MUDEC è quella di rendere conosciuto e accessibile ad un pubblico allargato il dibattito contemporaneo che in ambito museale e accademico accompagna il tema dell’esposizione nelle sue varie declinazioni, tra cui quella relativa ai resti umani, o la richiesta di restituzione di opere sottratte in modo illecito.

Grazie alla consolidata collaborazione con il Getty Conservation Institute (GCI) di Los Angeles si terrà al MUDEC il convegno internazionale “Public Art Inside Out” (7-8 maggio 2024) approfondendo tematiche legate all’arte pubblica: si parlerà tra gli altri temi anche del piedistallo, dispositivo in qualche misura affine alla vetrina, per la sua funzione di catalizzatore della visione e strumento di valorizzazione di un oggetto, in questo caso il monumento. Iscrizione obbligatoria: https://t.ly/2Kf4y

“MU – MUDEC UNITED” Il progetto “Exposure” sarà illustrato nel secondo numero del magazine “MU – MUDEC United” che – secondo la sua cifra editoriale – proporrà interventi legati alla mostra e al suo palinsesto, affiancati da approfondimenti di taglio trasversale sul tema dell’esporre e dell’esporsi. Il nuovo numero veicolerà un ampio ventaglio di storie che ruotano intorno ad un tema fondamentale della vita, a partire da quella museale, ovvero il desiderio e ciò che comporta: racconti di furti (se si pensa anche al cinema), mancate restituzioni, vetri che separano e bloccano circolazioni o conversazioni tra esseri viventi, esposizioni e sottrazioni di (e del) sé, oggetti preziosi (e soggetti digitali che fanno mostra di sé) per arrivare alla fantasmagoria della moda. MU in questo caso è la vetrina della "vetrina" del Mudec: un incubatore di pensieri e forme che si modifica a seconda del tema narrato e in questo caso diventa una sorta di prezioso scrigno di "extravaganza", ma disegnato per riflettere e far riflettere sul modo in cui l’essere umano si pone verso il mondo; un mondo/Terra che è a sua volta avvolto da una cortina-vetrina (l’atmosfera) che mal-contiene aria sempre più opaca, e troppo ebolliente, e che ci espone troppo – colpa nostra – al rischio della nostra stessa fine. Il secondo numero di “MU – Mudec United” include contributi di preziosi collaboratori e collaboratrici che appartengono al mondo delle arti, della scrittura e della ricerca in numerosi punti del pianeta: tra queste/i Andreas Angelikadis, Paul Basu, Federico Campagna, Mariuccia Casadio, Lorenzo Castore, Rachaporn Choochuey, Tarek Elhaik, Theo Eshetu, Alex Foti, Marco Giusti, Guido Guerzoni, Wissal Houbabi, Katya Inozemtseva, Sujeong Lee, Arto Lindsay, Kit Mackintosh, Wayne Modest, Giuseppe Ricupero, Sara Rizzo e altri. MU sarà disponibile in lingua inglese nelle librerie, incluso il Design Store del Mudec, a partire da aprile 2024. “MU – Mudec United” è affidato alla direzione editoriale di Carlo Antonelli. È disegnato da Studio FM Milano e distribuito dalla casa editrice NERO.


MUSEION – Museo d'arte moderna e contemporanea di Bolzano presenta Ezio Gribaudo The Weight of the Concrete

 


DENOMINAZIONE D’ORIGINE MONTECUCCO: IL NUOVO CDA CONFERMA GIOVAN BATTISTA BASILE ALLA GUIDA DEL CONSORZIO

 

Giovan Battista Basile resta alla Guida del Consorzio Tutela Vini Montecucco, rieletto ieri sera a seguito del Consiglio di Amministrazione che contestualmente ha nominato anche Stefano Alessandri di Collemassari come Vicepresidente. Rinnovato lo scorso 23 febbraio durante l’Assemblea dei Soci, il nuovo CdA dà il benvenuto ai nuovi membri Alessio Casamatta di Villa Patrizia, Silvio Mendini di Podere Montale e Samuele Pierini di Pierini e Brugi, mentre riconferma Patrizia Chiari di Tenuta L’Impostino, Giorgio Patrizi di Tenuta Piani Rossi, Daniele Rosellini di Agricola Campinuovi e Leonardo Sodi di Azienda Agricola Parmoleto.

A formare il nuovo Collegio Sindacale sono chiamati Gionni Guerrieri, riconfermato alla Presidenza, Francesco Benedetti di Collemassari e Gabriele Petrecca di La Banditaccia.

Il Presidente neo rieletto raccoglie per la seconda volta l’incarico di guidare la DO amiatina nel progetto di valorizzazione di un prodotto-territorio unico all’insegna del rinnovamento e della sostenibilità.

Sono grato della fiducia rinnovatami dai Consiglieri e accolgo con sincero entusiasmo la possibilità di presiedere questa Denominazione che porto nel cuore e nel cui territorio vivo fin da quando muoveva i suoi primi passi”, dichiara Basile. “In linea con il precedente mandato, il nostro obiettivo resta quello di guardare al futuro e rispondere ai nuovi trend di consumo, anche in termini di tipologie, senza perdere di vista l’identità territoriale e i valori che hanno fatto apprezzare la nostra Denominazione nel mondo. In questo senso intendiamo dare una spinta importante al Rosso DOC e al Vermentino che, grazie ai buoni livelli di acidità resi possibili dalla nostra collocazione territoriale, si sposano perfettamente con le esigenze della nuova generazione di consumatori”.

Continuerà e verrà incrementato l’impegno del Consorzio sul fronte della sostenibilità, a tutela di un territorio già naturalmente vocato al biologico e che da sempre vive nel rispetto della biodiversità e nella conservazione della sua integrità. Spiega il Vicepresidente Stefano Alessandri: “Stiamo svolgendo una survey molto dettagliata tra le aziende socie per attestare le nuove percentuali di produzione bio-certificata e in particolare verificare il progress dei produttori che erano in fase di conversione durante la prima indagine da noi svolta nel 2021. Siamo fiduciosi di aver superato il già altissimo 85% di imbottigliato biologico di tre anni fa ed orgogliosi di continuare ad essere un esempio virtuoso di sostenibilità ambientale: il lavoro ‘pulito’ in vigna e in cantina appartiene al DNA di questo territorio”.

Per quanto riguarda l’attività promozionale, l’obiettivo è fidelizzare sempre di più il mercato domestico e il consumatore italiano a partire da Vinitaly, dove il Consorzio tornerà a raccontarsi a operatori, stampa e wine lover presso uno spazio espositivo ampliato e rinnovato già in occasione della scorsa edizione. Commenta Basile: “Certamente non perdiamo di vista i nostri mercati di riferimento come USA, Centro e Nord Europa: ricordiamo che l’export rappresenta oggi il 60% della produzione della nostra DO. Ma il nostro obiettivo da qui ai prossimi tre anni è raggiungere una distribuzione 50/50 tra export e mercato domestico investendo in un ancor più intenso processo di posizionamento e sviluppo della brand awareness del ‘marchio’ Montecucco e di prodotto a livello nazionale. Ecco ancora una volta perché, benché il Sangiovese DOCG resti il re della Denominazione e firma d’eccellenza del Montecucco, dobbiamo puntare anche sulle altre tipologie, talvolta più versatili, che oggi possono incontrare maggiormente i gusti delle nuove generazioni di consumatori, a cominciare da quelli italiani che dovrebbero essere i nostri primi sostenitori”.
 
 

 

 

Xing presenta FRANCESCO CAVALIERE Abyssal Creatures installazione, sound performance & incontri

 


Shahryar Nashat Streams of Spleen

 

Roma, “Anni e bicchieri”: il ristorante con cucina tipica della Garbatella compie 2 anni

 


Nel cuore della Garbatella il ristorante con cucina tipica “Anni e bicchieri” compie 2 anni

Roma, 29 febbraio 2024 - Il nome ci riporta subito all’allegra spensieratezza del proverbio “Anni, amori e bicchieri di vino non si contano mai”, e l’atmosfera gioiosa, che si respira nel ristorante “Anni e bicchieri”, nel centro del caratteristico quartiere romano della Garbatella, non lo tradisce.

Sull’insegna c’è ancora il lotto dell’edificio dove un tempo sorgeva lo storico “Ferramenta e Coloreria”, adiacente al teatro Palladium, un cuore pulsante di quartiere popolare costruito a partire dagli anni ’20, che, con il tempo, è diventato uno dei luoghi più affascinanti e di tendenza della Capitale.

Qui, Fabrizio Neri, 39 anni, romano, con una lunga esperienza nel settore alberghiero, nel dicembre del 2021, insieme ai suoi soci, ha inaugurato “Anni e Bicchieri”, oggi punto di riferimento per tutti i buongustai della Garbatella e non solo.

Trentacinque coperti nella piacevole sala interna, arredata con semplicità e freschezza e quaranta all’esterno dove, con la bella stagione, ci si sofferma volentieri per un aperitivo, una cena e anche per un dopo cena.

La cucina è quella della tradizione italiana, romana in particolare, ma i piatti non sono mai scontati, privilegiando ricette meno conosciute, interpretate attraverso una meticolosa ricerca per le materie prime, tutte di altissima qualità, selezionate tra produttori locali e regionali.

Il menù segue la stagionalità e la creatività dello chef. Si inizia con una ricca selezione di salumi e formaggi italiani in bella vista nella vetrina della sala.

Si passa poi agli antipasti, tra cui spiccano i funghi ripieni con crema di pane e origano, la coratella tradizionale, il tortino di rigaglie di pollo con il suo fondo. Tra i primi piatti, la pasta mista con broccoli e arzilla, lo gnocco di patate con ragù di agnello e pecorino sardo, i rigatoni alla genovese di coda. Come secondo, baccalà con nduja, cicerchie e cavolo nero, la pajata di vitello alla cacciatora, la guancia di manzo al vino rosso e purea di patate. E, dulcis in fundo, la pasta sigaro al cioccolato, ricotta, pere e cannella, la bavarese pistacchio e cioccolato, lo strudel di mele con crema inglese al Rum.

Ricca e accurata la carta dei vini con oltre 60 etichette italiane, molte regionali, con una predilezione per le cantine di piccoli produttori e, soprattutto “per tutte le tasche”, in linea con filosofia pop che Fabrizio ha voluto dare fin dall’inizio al suo ristorante.

Aperto tutti i giorni a cena e la domenica anche a pranzo, accoglie gli ospiti dalle 18 per uno sfizioso aperitivo: vini alla mescita, birre, o deliziosi cocktail proposti con una originalissima carta (Basil Smash, Smokey Margherita, Moskow o Tokyo Mule, sole per citarne alcuni), accompagnati dalla sempre presente Scrocchia al pomodoro del forno Marchetti e da tre assaggi dalla cucina.

 


mercoledì 28 febbraio 2024

Un anno di eventi, divulgazione, formazione e cultura gastronomica con CheftoChef

 


Nel corso del 2024, CheftoChef emiliaromagnacuochi sarà al centro di numerose attività, alcune delle quali già pianificate e altre che si aggiungeranno nel corso dell'anno. Attività in sintonia con le Istituzioni della Regione Emilia-Romagna e comprenderanno eventi nazionali e trasferte internazionali, oltre a progetti di divulgazione e formazione. «Stiamo lavorando su numerose nuove iniziative, che riguardano, tra gli altri, l’alta via dei nostri Appennini e su temi specifici di valorizzazione dei cibi e dei vini dell’Emilia-Romagna – spiega il Presidente di CheftoChef, Massimiliano “Max” Poggi - Dal 2008 CheftoChef è attiva nell’ambito della promozione culturale, aprendosi a filiere che ruotano inevitabilmente attorno alla nostra “cucina d’autore”, perseguendo l’obiettivo di far crescere il sistema gastronomico regionale per renderlo sempre più protagonista anche a livello internazionale. Un’associazione che mette sullo stesso piano cuochi e produttori, gastronomi e comunicatori per stimolare uno scambio imperniato sulla centralità della nostra cultura regionale».

LE FESTEMERCATO

Acque&Farine, con le iniziative di due città della gastronomia piacentine: a Fiorenzuola d’Arda la Festamercato dedicata all’Anolino e alle paste ripiene, in programma dall’8 al 10 marzo, che aprirà ufficialmente le attività 2024 di CheftoChef, e a Borgonovo Val Tidone la Festamercato dedicata ad acqua, farine e vini rifermentati dell’Emilia-Romagna.

Festamercato dei Salumi Cotti a Russi (RA), dove attorno all’umile ma “micidiale” coppia gastronomica “salume e vino” (bel e cot e canèna), prosegue la celebrazione dei salumi cotti e dei vini autoctoni con l’ambizione di raccogliere e rappresentare la migliore qualità su scala regionale.

Cesenatico (FC), sul porto canale disegnato da Leonardo da Vinci, gli appuntamenti del “Festival Del Mare”, eventi di promozione delle marinerie e dei prodotti ittici.

CheftoChef, già promotore di Parma “Città Creativa Unesco per la Gastronomia”, metterà a disposizione il proprio sapere e la propria professionalità in occasione dei momenti istituzionali, formativi, conviviali e di divulgazione durante i quali le figure regionali rappresentate dalla nostra associazione verranno coinvolte.

 

DAL SELVATICO DI PREGIO AI SUINI AUTOCTONI

Molte le occasioni, ospitate in particolare da alcune delle 12 Città della gastronomia CheftoChef, incentrate sulle singole realtà ma sempre a vocazione regionale.

Selvatico di pregio (pesce, selvaggina, erbe) che rientra in una progettazione di iniziative a medio-lungo termine sulle tipicità dei nostri prodotti. E così, oltre al selvatico, saranno protagonisti: le quattro liliacee dell’Emilia Romagna (Aglio di Voghiera, Scalogno di Romagna, Cipolla Borettana e Cipolla di Medicina) anche per l’innovazione di prodotto (i neri fermentati); I suini autoctoni (partendo dalla Mora Romagnola e dal Nero di Parma) per “prenotare” come regione la leadership nazionale di questo settore di qualità.

 

PORTI, PARCHI, PORTE

diPortoinPorto, gastronomie di confine fra terra e mare. Un congresso itinerante per la conoscenza e un utilizzo consapevole del pesce dell’Alto Adriatico, con istituzioni, chef, ricercatori, formatori, comunicatori e pescatori, artigiani, trasformatori, distributori.

diParcoinParco, La via dell’Alto Appennino che attraversa sul crinale tutti i nostri 7 parchi da Pennabilli (RN), fino a Piacenza. Un Appennino in cui il rapporto fra parchi e densità urbana deve integrarsi e che rappresenta un’ulteriore possibilità di sviluppo nel rispetto della sostenibilità e della biodiversità.

Ravenna, CheftoChef ha avviato un’ipotesi d’imprenditoria locale basata sulla riconosciuta/riconoscibile leadership di alcuni chef. Un’azione rivolta all’accoglienza per il turismo di qualità, verso valli, pinete, litorale e nel centro storico con l’iniziativa annuale diPortainPorta. Obbiettivi primari sono la valorizzazione delle iniziative locali e le attività culturali con percorsi nel centro storico, nelle pinete e nei parchi grazie alla stretta collaborazione e alla convergenza di ideali e progetti con il gruppo Trail Romagna.

 

E ENCORA…

Centomani di Questa Terra, la festa annuale di Soci e Amici di CheftoChef giunta alla decima edizione, a Polesine Zibello (PR). Ospitati dai fratelli Spigaroli all’Antica Corte Pallavicina, un’intera giornata di aggiornamento, di festa e di aggregazione che permette di riunire chef, produttori, gourmet, esperti del settore agroalimentare e giovani talenti.

Tramonto DiVino, il road show del gusto dell’Emilia-Romagna che da oltre un quindicennio promuove i prodotti enogastronomici DOP ed IGP regionali con i vini selezionati da AIS Emilia e Romagna e che ha visto nelle ultime edizioni la partecipazione degli “chef stellati” di CheftoChef con le loro interpretazioni originali e tradizionali rivisitate e in chiave moderna.

 

NOTA: le date degli appuntamenti sono ancora in via di definizione