giovedì 28 febbraio 2019

Predappio vara il mercato contadino, aperto agli imprenditori agricoli locali


Vendita diretta in piazza Garibaldi la prima domenica di ogni mese. Il vicensindaco Chiara Venturi: “Segnale di attenzione al territorio e sostegno all’economia locale” 
 
 
PREDAPPIO (FC) – Il Comune di Predappio vara il Mercato contadino, in piazza Garibaldi ogni prima domenica del mese. Utilizzando la formula dei "Km zero", il mercato promuove la valorizzazione delle produzioni tipiche del territorio, con particolare riguardo a quelle biologiche. L’avvio è previsto in primavera, con 12 postazioni sotto al loggiato riservate agli imprenditori agricoli locali (l’assegnazione dei posteggi avverrà tramite bando) e un’area al centro della piazza destinata alle attività didattiche e dimostrative.
 
“Acquistare prodotti a chilometri zero - afferma il vicesindaco, Chiara Venturi - è un segnale di attenzione al proprio territorio, alla tutela dell’ambiente e del paesaggio che ci circonda, ma anche un sostegno all’economia e all’occupazione locale. Questa nostra iniziativa - prosegue - ha un forte valore sociale e culturale: i nostri mercati non sono solo il luogo di incontro tra produttori e consumatori, ma anche una preziosa occasione di informazione, formazione, divertimento e didattica. Una filiera così corta - conclude Venturi - è garanzia di freschezza del prodotto, non sottoposto a trasformazioni né a stress da trasporto. Per il consumatore è un modo per assaporare il proprio territorio, confrontandosi direttamente con chi porta al mercato i frutti della terra”.
 
Favorendo le occasioni d’incontro fra imprenditori agricoli locali e consumatori si persegue, infatti, il duplice obiettivo di una maggiore redditività per le imprese e di trasparenza nei confronti dei consumatori rispetto a provenienza, freschezza e qualità dei prodotti. Un binomio vincente, sul quale s’innestano anche finalità educative legate ai temi ambientali.
 
 
 
 
 

Parma racconta il secolo breve, il dopoguerra e la rinascita. Gli anni del boom finiscono in mostra con “Il sorpasso. Quando l’Italia si mise a correre, 1946-1961”


Dal 16 marzo al 5 maggio, a palazzo del Governatore, nel centro della città, un’esposizione ricostruisce, per immagini, i 15 anni che cambiarono il Belpaese. Dalla ricostruzione al successo economico, fra fotografie d’epoca, videoinstallazioni e documentari firmati Istituto Luce


Parma si presenta con una nuova mostra. E racconta un capitolo della storia d’Italia. A Palazzo del Governatore, nel cuore di piazza Garibaldi e del centro della petite capitale, dopo l’importante evento dedicato agli Espressionisti, approdano foto e ricordi che danno vita ad una nuova esposizione che, dal 16 marzo al 5 maggio, apre il programma culturale della primavera in città.
“Il sorpasso. Quando l’Italia si mise a correre, 1946-1961” è un racconto collettivo per immagini che fa rivivere i tempi duri della ricostruzione del Paese, dopo la devastazione della seconda guerra mondiale e che conduce al boom economico degli anni ’60.
La mostra, organizzata dall’Istituto Luce-Cinecittà e promossa dall’assessorato alla Cultura del Comune di Parma in collaborazione con lo Csac - Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma, è curata da Enrico Menduni e Gabriele D’Autilia.

UN FILM ICONA
La mostra “Il sorpasso”, evidente richiamo al film-icona di un’epoca firmato Dino Risi, è il ritratto - un fotogramma dopo l’altro - del Paese nel momento in cui entra per sempre nella modernità: vita politica e vita privata, le lotte per il lavoro e le rivoluzioni del costume, la costruzione delle autostrade e lo sbocciare di un immaginario di celluloide, il cambiamento del paesaggio e la mutazione del volto di un Paese per decenni immobile. A unire il tutto, l’idea dell’Italia che accelera e guadagna posizioni anche con tratti di aggressività e di volgarità, come insegna la folle corsa della Lancia Aurelia della pellicola. È un’Italia che sorpassa i propri tratti arcaici e arretrati, andando avanti nonostante enormi problemi che spesso restano irrisolti, conseguenza di uno sviluppo troppo veloce, spesso squilibrato.

DA PARMA A ROMA E RITORNO
“Questa mostra è nata a Parma – ha esordito l'assessore alla Cultura Michele Guerrae, dopo esser stata esposta al museo di Roma a Palazzo Braschi, arriva a marzo a Palazzo del Governatore, come frutto di una collaborazione tra le due città e tra gli archivi di Csac e Istituto Luce: in questo momento felice per le mostre a Parma è importante continuare a incrementare nuovi rapporti culturali con altre realtà, per riuscire a sviluppare progetti ambiziosi come questo”.
Enrico Menduni e Gabriele D’Autilia, curatori della mostra, hanno spiegato la genesi del loro lavoro che confluisce anche nel catalogo a corredo, per Silvana Editoriale: “L'esposizione si occupa di un periodo che propone due letture: quella di un Paese pieno di ferite e quella della sua ripresa economica. La mostra racconta l’Italia che, attraverso le energie e la volontà dei suoi abitanti, è riuscita a rinascere e rimettersi in piedi. Un ottimo esempio da cui prendere spunto anche nell'attualità”.


DUE ARCHIVI, UN’ANIMA
“Siamo molto soddisfatti – ha concluso Maria Gabriella Macchiarulo, responsabile del progetto per Istituto Luce-Cinecittàdella collaborazione con Csac e con il Comune di Parma perché si sono fatti dialogare due patrimoni per alcuni aspetti complementari tra loro”.
Le 160 immagini dell’epoca, oltre a documentari e video installazioni, tracciano un ritratto collettivo dell’Italia con le sue speranze e i suoi progressi, senza nascondere i molti problemi irrisolti e le disuguaglianze.


UN RACCONTO COLLETTIVO
La mostra “Il sorpasso” è suddivisa in dieci sezioni tematiche che sviluppano un affascinante “doppio sguardo”, affiancando alla visione ottimistica della ricostruzione del Paese, avviato verso il boom economico, lo sguardo spesso critico dei fotografi indipendenti che di quell’esplosione osservano contraddizioni e finzioni. Molte immagini di questi ultimi, raccolte nei fondi dell’Archivio storico dell’Istituto Luce e nell’archivio Publifoto, conservato, con altri importanti fondi, presso lo Csac, sono pubblicate nei rotocalchi dell’epoca, principale specchio, insieme al cinema, della nuova Italia del dopoguerra.  La mostra propone un confronto fra autori italiani e stranieri in un’epoca in cui l’Italia viene scoperta ed apprezzata dai grandi fotografi internazionali, anche per l’influsso del cinema neorealista e di quel fenomeno che divennero gli Studi di Cinecittà, la Hollywood sul Tevere. La mostra raccoglie scatti di Gianni Berengo Gardin, Fulvio Roiter, Cecilia Mangini, Federico Patellani, Caio Mario Garrubba, Pepi Merisio, Wanda Wultz, Tazio Secchiaroli, Ferruccio Leiss, Romano Cagnoni, Walter Mori, Bruno Munari, Italo Insolera, Italo Zannier, e tra gli stranieri i grandi Willian Klein, Alfred Eisenstaedt, Gordon Parks.  


SCHEDA
Il sorpasso. Quando l’Italia si mise a correre, 1946-1961”
Palazzo del Governatore, Piazza Garibaldi, Parma
Martedì e mercoledì 15 - 19; da giovedì a domenica e festivi 10 – 19
Biglietti: Intero € 7; Ridotto € 5; gratis fino a 10 anni
Info: IAT-R Ufficio di Informazione e Accoglienza Turistica, Piazza Garibaldi, 1, Parma. Tel. 0521 218 889 (9 -19).
www.turismo.comune.parma.it e www.vivaticket.it

Abruzzo, un patrimonio in bottiglia Seminario di approfondimento sul Montepulciano d’Abruzz





Farà tappa nella capitale il road show 2019 del Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo con il seminario “Abruzzo, un patrimonio in bottiglia”, organizzato in collaborazione con la Fondazione Italiana Sommelier, che si terrà venerdì 1 marzo a partire dalle ore 19:00 presso le sale dell’Hotel Rome Cavalieri di Roma.

Guideranno il seminario Daniela Scrobogna, docente della Fondazione Italiana Sommelier, e il professor Attilio Scienza, docente all’Università degli Studi di Milano, che presenterà i suoi studi più recenti sul Montepulciano d’Abruzzo.
A guidare l’assaggio un rappresentante del Consorzio e saranno presenti alla degustazione i seguenti produttori:

Citra - Montepulciano d’Abruzzo Caroso Ris. 2015
Azienda Tilli - Montepulciano d’Abruzzo Lupus 2015
Il Feuduccio di S. Maria d’Orni - Montepulciano d’Abruzzo Ursonia 2015
Cantine Mucci - Montepulciano d’Abruzzo Cantico 2015
Buccicatino - Montepulciano d’Abruzzo Don Giovanni 2015
Terzini - Montepulciano d’Abruzzo Vigna Vetum 2015
Chiarieri - Montepulciano d’Abruzzo Invidia 2015
Cerulli Spinozzi - Montepulciano d’Abruzzo 2015
Tenuta Torretta - Montepulciano d’Abruzzo San Felice 2015
Pietrantonj - Montepulciano d’Abruzzo Arboreo 2015


Il Montepulciano d’Abruzzo, vino principe della regione, si colloca all’interno del panorama produttivo nazionale tra i grandi rossi italiani come un vino importante e poliedrico, in grado di assecondare il territorio da cui proviene.

Una regione, l’Abruzzo, che rientra a pieno titolo tra le più importanti realtà vitivinicole italiane - forte di una storia testimoniata da Ovidio, Polibio e Plinio il Vecchio - e presenta una straordinaria varietà di climi e terreni grazie al territorio incastonato tra l’Adriatico e le montagne del Gran Sasso e della Maiella. Proprio queste peculiarità morfologiche sono perfetto nutrimento per la pianta di vite e danno vita a uve di ottima qualità che permettono di produrre vini eccellenti, orgoglio e vanto della regione.

«Dopo i festeggiamenti per i 50 anni della Doc Montepulciano d’Abruzzo dello scorso anno, anche nel 2019 il Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo ha pianificato un ricco calendario di iniziative» sottolinea il presidente del Consorzio Valentino Di Campli. L’appuntamento nella Capitale segue quello di Milano, ma gli incontri per conoscere questo territorio e i suoi vini proseguiranno con Düsseldorf, Londra e Verona.

Farà tappa nella capitale il road show 2019 del Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo con il seminario “Abruzzo, un patrimonio in bottiglia”, organizzato in collaborazione con la Fondazione Italiana Sommelier, che si terrà venerdì 1 marzo a partire dalle ore 19:00 presso le sale dell’Hotel Rome Cavalieri di Roma.

Guideranno il seminario Daniela Scrobogna, docente della Fondazione Italiana Sommelier, e il professor Attilio Scienza, docente all’Università degli Studi di Milano, che presenterà i suoi studi più recenti sul Montepulciano d’Abruzzo.
A guidare l’assaggio un rappresentante del Consorzio e saranno presenti alla degustazione i seguenti produttori:

Citra - Montepulciano d’Abruzzo Caroso Ris. 2015
Azienda Tilli - Montepulciano d’Abruzzo Lupus 2015
Il Feuduccio di S. Maria d’Orni - Montepulciano d’Abruzzo Ursonia 2015
Cantine Mucci - Montepulciano d’Abruzzo Cantico 2015
Buccicatino - Montepulciano d’Abruzzo Don Giovanni 2015
Terzini - Montepulciano d’Abruzzo Vigna Vetum 2015
Chiarieri - Montepulciano d’Abruzzo Invidia 2015
Cerulli Spinozzi - Montepulciano d’Abruzzo 2015
Tenuta Torretta - Montepulciano d’Abruzzo San Felice 2015
Pietrantonj - Montepulciano d’Abruzzo Arboreo 2015


Il Montepulciano d’Abruzzo, vino principe della regione, si colloca all’interno del panorama produttivo nazionale tra i grandi rossi italiani come un vino importante e poliedrico, in grado di assecondare il territorio da cui proviene.

Una regione, l’Abruzzo, che rientra a pieno titolo tra le più importanti realtà vitivinicole italiane - forte di una storia testimoniata da Ovidio, Polibio e Plinio il Vecchio - e presenta una straordinaria varietà di climi e terreni grazie al territorio incastonato tra l’Adriatico e le montagne del Gran Sasso e della Maiella. Proprio queste peculiarità morfologiche sono perfetto nutrimento per la pianta di vite e danno vita a uve di ottima qualità che permettono di produrre vini eccellenti, orgoglio e vanto della regione.

«Dopo i festeggiamenti per i 50 anni della Doc Montepulciano d’Abruzzo dello scorso anno, anche nel 2019 il Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo ha pianificato un ricco calendario di iniziative» sottolinea il presidente del Consorzio Valentino Di Campli. L’appuntamento nella Capitale segue quello di Milano, ma gli incontri per conoscere questo territorio e i suoi vini proseguiranno con Düsseldorf, Londra e Verona.

CHIUSURA BILANCIO 2018: BECHÈR SPA TRAINA IL FATTURATO DEL GRUPPO BONAZZA, LEADER NELLA PRODUZIONE DI SALUMI IN VENETO





Gruppo Bonazza Spa chiude il 2018 con 50 milioni di fatturato: + 5% rispetto all’anno precedente. Ad incidere la quota di Bechèr Spa, con un giro d’affari pari a 34 milioni di euro.

Crescita a doppia cifra per Gruppo Bonazza Spa, che chiude il 2018 con un fatturato record di 50 milioni di euro e una crescita del 5% rispetto all’anno precedente. Di tutto rilievo la quota di Bechèr Spa, fiore all’occhiello della famiglia Bonazza, che registra un incremento del 3% e un ricavato pari a 34 milioni di euro.
Dati che attestano l’efficacia delle strategie di business messe in atto negli ultimi anni dall’azienda e che pone l’accento sulla solidità di un Gruppo imprenditoriale multibrand, che conta cinque stabilimenti dislocati tra le province di Treviso, Vicenza e Belluno, affermandosi così leader nella produzione di salumi in Veneto. Oltre a Bechèr, specializzata nella lavorazione della carne suina per la produzione di coppe, pancette, cotti ed arrosti, e Bonazza specializzata nella produzione di wurstel, si aggiunge l’azienda di Perarolo di Cadore Unterberger acquisita nel 2013 dal Gruppo per la produzione dello speck, oltre a Salumificio Vicentino specialista nella Soppressa Vicentina DOP.
Ad ampliare la capacità produttiva con nuove celle di stagionatura, è l’intervento completato ad ottobre presso il laboratorio di Ponzano Veneto, che ha permesso di raddoppiare la produzione del comparto stagionato raggiungendo 1500 quintali a settimana, creando nuovi posti di lavoro nel territorio.
Tra i prossimi obiettivi del Gruppo, il potenziamento dei mercati esteri, che dimostrano già ottimi risultati in Portogallo, Canada, Polonia ed in particolare Gran Bretagna e Slovenia.
“In pochi anni il brand ha fatto della ricerca e sviluppo di referenze sempre nuove il suo vero punto di forza ed oggi può contare su un’ampia varietà di prodotti privi di OGM, derivati del latte e polifosfati - sostiene Simone Bonazza, CEO di Becher spa – abbiamo inoltre investito sui mercati esteri, promuovendo il made in Italy nelle fiere di settore”
Nel vasto ventaglio prodotti proposti da Becher, la percentuale di insediamento nei vari canali distributivi si attesta per il 27% (+3%) a discount, 35% (+5%) GDO, al dettaglio e ingrosso al 20% (+2%) e industria al 8%.
Il Gruppo Bonazza si conferma una realtà in continua evoluzione: nel 2017 l’inaugurazione di Becher House, un ristorante dal look “industrial-vintage”, enoteca, birreria e caffetteria e che offre in degustazione i prodotti e le ricette più significative della tradizione culinaria veneta, rivisitate in chiave moderna dalla creatività dello chef, oltre ad un fornitissimo punto vendita.
Il Gruppo, che nasce nel 1955 a Venezia, è oggi gestito dalla famiglia Bonazza, Simone, Silvia, Samuele e Sara che con lungimiranza e passione diffondono la cultura della buona tavola e della tradizione veneta in Italia e nel mondo, promuovendo nuovi stili di vita e puntando alla costante innovazione.

LA FONDAZIONE ADOLFO PINI PARTECIPA A MUSEOCITY 2019 CON “IL GIARDINO DI STORIE MILANESI”



Fondazione Adolfo Pini
Corso Garibaldi, 2 – Milano

Visite guidate alla collezione a ingresso gratuito
Venerdì 1ºmarzo dalle 11.00 alle 16.00
Sabato 2 marzo apertura straordinaria dalle 11.00 alle 16.00
Il Giardino di Storie Milanesi’ è il progetto speciale, a cura di Rosanna Pavoni, con cui la Fondazione Adolfo Pini rinnova ancora una volta la propria partecipazione a Museocity, in programma dall’1 al 3 marzo 2019. Un omaggio al tema della natura e al suo rapporto con l’uomo, un grande giardino che si allarga nella città, delimitato da un confine immaginario che unisce i 16 luoghi in cui hanno sede le case museo, gli atelier di artisti e gli studi di designer e architetti parte di Storie Milanesi (www.storiemilanesi.org), La Fondazione Adolfo Pini organizza per l’occasione una serie di visite guidate alla collezione in programma venerdì 1 marzo e durante l’apertura straordinaria di sabato 2 marzo dalle ore 11.00 alle 16.00 (si consiglia di verificare i giorni e gli orari di apertura sul sito di ogni luogo che partecipa all’iniziativa).

In occasione di Museocity i personaggi di Storie Milanesi sono stati idealmente invitati a scegliere un fiore o una pianta che possa rappresentarli. Margherite, fucsie, rose, papaveri, peonie, girasoli, e altre piante, fioriscono in questo giardino immaginario, disegnato per l’occasione da Julia Binfield che crea un nuovo fil rouge fra i luoghi e i volti del progetto della Fondazione Adolfo Pini. Prende vita così una Milano fiorita in cui fiori e piante sono intimamente legati ai personaggi e alle loro case, collezioni, atelier.

"Nel Giardino di Storie Milanesi i fiori sono reinterpretati con la creatività e la cultura degli artisti e dei designer, raccolti con la passione dei collezionisti, conosciuti e amati con animo da botanico. Percorrendo questo giardino si attraversa una Milano inedita, si incontrano lampade, poltrone, sculture, dipinti, oreficerie, porcellane, conoscenze: ciò che lega questi patrimoni è l'omaggio ai fiori e alla natura. Una spiga di grano per Manzoni, una betulla per Magistretti, una peonia per Bongiovanni Radice, e così via a comporre un bouquet raro e prezioso” afferma Rosanna Pavoni.

Durante il primo weekend di marzo il pubblico dei visitatori potrà quindi recarsi nei sedici luoghi che fanno parte del circuito alla scoperta del fiore o della pianta simbolo di ogni protagonista di Storie Milanesi. Ad ogni tappa ci saranno ad aspettarlo, le cartoline disegnate da Julia Binfield, ciascuna con un diverso elemento della natura.

Sedici fiori per altrettanti luoghi: la peonia per la Fondazione Adolfo Pini, fiore raffigurato su due porcellane appartenenti alla collezione d'arte di Renzo Bongiovanni Radice; il geranio per Villa Necchi Campiglio, perchè presente nel dipinto ‘Burano dalla finestra del mio studio’ realizzato nel 1923 da Pio Semeghini ed esposto nella sala d'ingresso della Villa; la rosellina selvatica, scelta dal Museo Poldi Pezzoli visto che è raffigurata sul mantello della Madonna col Bambino dipinta da Giovanni Antonio Boltraffio e acquistata da Giangiacomo Poldi Pezzoli dalla collezione dei duchi Litta; e così via, con fiori legati non solo a oggetti presenti nelle varie collezioni, ma anche riconducibili alla vita privata dei protagonisti di Storie Milanesi. Ad esempio, per lo Spazio Tadini, il papavero, simbolo dell’amore dell’artista per la moglie Antonia.
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Storie Milanesi
Un progetto della Fondazione Adolfo Pini curato da Rosanna Pavoni, con la collaborazione del Comune di Milano e il contributo di Fondazione Cariplo, che attraverso la piattaforma digitale storiemilanesi.org, consultabile e fruibile con diverse chiavi di lettura e filtri tematici in italiano e in inglese, mette a circuito 16 case museo, atelier d’artista, studi di architetti e designer. Uno strumento virtuale che, nella realtà, accompagna il viaggiatore in un percorso urbano inedito per guardare alla città, ai suoi quartieri, ai suoi luoghi più simbolici con lo sguardo sensibile di quei cittadini che hanno lasciato un patrimonio di cultura, di saperi, di bellezza. Illustri collezionisti, artisti, architetti designer e scrittori che, attraverso i propri luoghi dell’abitare domestico e professionale, trovano voce nei racconti scritti da Gianni Biondillo, scegliendo Milano come io narrante in un appassionante viaggio che rende il progetto ancora più unico. Ciascun personaggio è legato agli altri per vissuto, storia, inclinazioni personali o presenza sul territorio milanese. Attraverso di loro, sulla piattaforma digitale sono delineabili percorsi virtuali e reali che accompagnano il lettore da una soglia all’altra nei diversi quartieri di Milano dove hanno abitato e/o lavorato. Partner del progetto sono infatti, oltre a Fondazione Adolfo Pini, Associazione ‘Per Mario Negri-Per la Scultura’, Casa del Manzoni, Centro Artistico Alik Cavaliere, FAI – Fondo Ambiente Italiano Villa Necchi Campiglio, Fondazione Achille Castiglioni, Casa Museo Boschi Di Stefano, Fondazione Franco Albini, Fondazione Corrente - Studio Treccani, Fondazione Studio Museo Vico Magistretti, Museo Bagatti Valsecchi, Museo Poldi Pezzoli, Spazio Tadini, Studio Museo Francesco Messina, l’Associazione Amici di Lalla Romano e l’Archivio Vincenzo Agnetti.

Ad Argenta con i Percorsi della Fede : la Pieve di San Giorgio

La Pieve risale al 569 e fu costruita per volere dell'Arcivescovo Agnello di Ravenna. Attorno ad essa si sviluppò il primo nucleo abitato di Argenta.
Originariamente a tre navate, si presenta oggi ad aula unica con il tetto a capanna e un piccolo campanile a vela, poiché le navate laterali sono state progressivamente sommerse dalle colmate dei fiumi e dall'accumulo dei detriti. Il portale in marmo è romanico e risale al 1122, riporta ai lati le rappresentazioni allegoriche delle attività caratteristiche dei mesi dell'anno; nella lunetta centrale è descritto il Martirio di San Giorgio. All'interno spiccano un altare marmoreo in stile bizantino e resti di affreschi del XII secolo. I mosaici e i resti archeologici della Pieve sono riprodotti in copia nell'atrio del Museo delle Valli e conservati nel Museo Civico di Argenta e nel Museo Arcivescovile di Ravenna.

Ma se le iniziative del 2018 hanno avuto successo e sono state così numerose, lo si deve
indubbiamente alla realtà europea. Borghi d’Europa ha deciso così di legare la campagna d’informazione all’invito ai cittadini di partecipare al voto di maggio.
L’adesione alle iniziative di Stavoltavoto.eu ( in collaborazione con l’Ufficio del Parlamento Europeo a Milano), si salda così al progetto del 2018, per valorizzare e far conoscere il
nostro patrimonio culturale.

“Come europei ci troviamo di fronte a molte sfide, dall’immigrazione ai cambiamenti climatici, dalla disoccupazione giovanile alla protezione dei dati. Viviamo in un mondo sempre più globalizzato e competitivo. Allo stesso tempo il referendum sulla Brexit ha dimostrato che l'UE non è un progetto irrevocabile. Mentre molti di noi danno per scontata la democrazia, questa sembra essere sottoposta a crescenti minacce, sia nei principi che nella pratica.
Per questo stiamo creando una comunità di sostenitori che incoraggino una maggiore affluenza degli elettori alle elezioni europee. Il nostro obiettivo non è di raccomandare questo o quel candidato. Sosteniamo il voto in sé, cioè l'impegno nel processo democratico con cognizione di causa e in modo informato. Vogliamo rafforzare il valore dello scambio di idee e costruire una comunità di sostenitori in tutta Europa che si impegnino per il voto. Difendiamo il concetto di democrazia affinché tutti insieme abbiamo la possibilità di decidere in che Europa vogliamo
vivere.”

A sostegno della campagna istituzionale per le elezioni del 26 maggio del
Parlamento europeo


Il 1° marzo con Borghi d'Europa a Portoverrara , alla Trattoria la Rondinella

Borghi d'Europa partecipa alle iniziative della Giornata Nazionale delle Ferrovie Dimenticate e del
Mese della Mobilità Dolce, promossi da Co.Mo.Do (Cooperazione per la Mobilità Dolce).

L'apertura venerdì 1° marzo a Portoverrara (comune di Portomaggiore,Fe).

Le ferrovie abbandonate in Emilia Romagna

Manifestazione: Mese della Mobilità Dolce
Titolo evento: Le ferrovie abbandonate in Emilia Romagna
Data: 01/03/2019
Tratta interessata: Diverse
Organizzatori: Associazione Culturale Borghi d'Europa
Luogo di ritrovo: Trattoria la Rondinella, Portoverrara (Portomaggiore)
Orario: 13.30
Descrizione: Incontro di informazione a convivio, con la trasmissione multimediale Borghi d'Europa.
Info: 339 7061392 - info@italiadelgusto.com - www.grandistoriedipiccoliborghi.blogspot.com

Risultati immagini per immagini trattoria rondinella portoverrara

mercoledì 27 febbraio 2019

Il risveglio della primavera in mobilità dolce comincia dalla Giornata Nazionale delle Ferrovie Dimenticate



Domenica 3 marzo 2019 - 12 edizione

Milano 27 settembre 2019 - L'Anno del Turismo Lento in Italia si apre domenica 3 marzo in già 14 regioni italiane, quando si svolgeranno iniziative, incontri, visite guidate, escursioni a piedi e in bicicletta alla riscoperta del patrimonio ferroviario dismesso. Ferrovie secondarie ancora attive che desiderano rilanciarsi, ferrovie chiuse che vorrebbero il ripristino delle corse, ferrovie non più attive e smantellate che possono diventare provvidenziali piste ciclopedonali. Attorno a questi tre primari obiettivi si è concentrata dall'anno 2006 l’attenzione di Co.Mo.Do. (Cooperazione Mobilità Dolce) e l’impegno di decine e decine di associazioni e volontari, per il paesaggio che deve essere salvaguardato, recuperato e valorizzato in qualità di bene culturale e anche per misurare e ridistribuire le risorse economiche pubbliche e private legate al recupero delle ferrovie dismesse, creando green jobs.
A questo grande evento nazionale Co.Mo.Do. si presenta coinvolgendo quante più realtà possibili locali, nazionali e istituzionali che potrebbero avere qualche interesse nelle tematiche affrontate dall’iniziativa. Un patrimonio da tutelare e salvare nella sua integrità, trasformandolo in green tour per la riscoperta e la valorizzazione di luoghi con connotati diversi e legati ad una fruizione ambientale e turistica.

Vincenzo Castella Milano a cura di Frank Boehm 27 febbraio - 27 aprile 2019




"Vincenzo Castella ritrae il mondo non come somma di forme, linguaggi e oggetti ma come correlazione di spazi privati e collettivi della nostra società". - Frank Boehm


Dal 27 febbraio al 27 aprile 2019, BUILDING presenta Milano, mostra personale di Vincenzo Castella, a cura di Frank Boehm.
La mostra, che si compone di trenta opera di medio e grande formato, oltre cento immagini inedite del lavoro sulla costruzione dello stadio di San Siro e tre proiezioni video, vuole essere un’antologia inedita sul lavoro svolto da Vincenzo Castella a Milano.
Artista riconosciuto a livello internazionale, la produzione di Castella si colloca principalmente nell'ambito della fotografia di paesaggio, inteso come contesto costruito dall’uomo e ambiente scenico proprio delle città.

Il titolo della mostra è significativo, chiara intenzione di un tributo alla città protagonista dell’esposizione e filo conduttore di una produzione che compare nella ricerca di Vincenzo Castella già dalla fine degli anni ottanta. Milano è per l’artista città d'adozione, attuale residenza, il luogo dove la ricerca sulla città ha il suo inizio.

Il progetto espositivo è costruito attraverso immagini di grande formato, caratteristiche della produzione di Castella, organizzate dal curatore Frank Boehm in tre sezioni: Rinascimento, Contesto Urbano e Natura. La mostra si apre con le vedute di interni rinascimentali milanesi, chiese, angoli e mura sacre fra i più noti, come il Cenacolo vinciano e la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, che costituiscono la parte più recente della produzione dell’artista. Gli spazi del primo e del secondo piano ospitano gli scatti sul contesto urbano di Milano, con un approfondimento sulla costruzione dello stadio di San Siro, serie del 1989 da cui successivamente prende forma e si sviluppa la produzione artistica legata agli spazi urbani.
Al terzo piano il tema è legato alla natura: Castella non cerca una natura paesaggistica, ma guarda a una natura interna, mediterranea e tropicale, collezionata e adattata all’altezza di una architettura che la ospita, sviluppata attraverso l’educazione umana. Un’attenzione che inizia per l’artista nel 2008 e che tutt'oggi prosegue come tensione per un’ipotesi di nuove riflessioni.               
La rappresentazione e così l’analisi della città si compongono dall’esperienza di ambienti così diversi tra di loro, legati concettualmente da un approccio di straniamento: mentre tutte le foto ritraggono luoghi quotidiani ed accessibili, ripresi da punti di vista terrestri – l’artista e lo spettatore fanno sempre parte dello stesso spazio, interno all’architettura, interno alla metropoli – le immagini sono tutt’altro che comuni. La misura della distanza crea una sensazione di straniamento, un nuovo punto di vista.

La realizzazione delle stampe di grande formato, sui cui l'artista è solito lavorare, richiede grande impegno e tempi lunghi nella preparazione dell’opera finale. Questo approccio di lavoro fa sì che la produzione delle immagini di Vincenzo Castella si distribuisca nel tempo in modo rarefatto, con opere di una cura e una qualità del dettaglio estremi.