Nel cuore dell’Emilia-Romagna, nella suggestiva e accogliente campagna modenese, nasce Ventiventi, una cantina giovane, dinamica e profondamente legata al proprio territorio. Fondata dalla famiglia Razzaboni e guidata oggi dai tre fratelli Riccardo, Andrea e Tommaso, tutti tra i 20 e i 30 anni, Ventiventi è molto più di un’impresa vitivinicola: è un progetto generazionale che unisce tradizione agricola, visione imprenditoriale e desiderio di innovare la narrazione del vino emiliano. Il nome "Ventiventi" non è casuale. L’anno 2020 segna l’inizio della piena operatività della cantina, ma anche un punto di svolta, l’ingresso ufficiale sul mercato con una gamma di vini che unisce Metodo Classico, varietà autoctone e una filiera produttiva completamente controllata. Al centro di tutto c’è la famiglia, con ruoli complementari: Riccardo, il più grande, si occupa di marketing e sviluppo commerciale, portando il marchio Ventiventi sui mercati italiani e internazionali. Andrea, enologo, guida la produzione con rigore e creatività, dando nuova voce ai vitigni locali come Lambrusco di Sorbara, Salamino e Pignoletto. Tommaso, il più giovane, rappresenta la spinta verso il futuro e la sperimentazione, affiancando il fratello in cantina e portando curiosità e ambizione. “Il nostro progetto si distingue perché rappresenta la sintesi di tre visioni e di tre approcci differenti. Lavorare come fratelli non è sempre semplice, ma proprio in questa complessità troviamo la nostra forza”, raccontano i fratelli Razzaboni. L’entusiasmo per la sfida si riflette nell’intera filosofia produttiva, che vede nell’approccio giovane, dinamico e familiare un valore aggiunto capace di tradursi in proposte di mercato uniche. Un progetto in cui l'uomo e la natura dialogano, senza forzature, con reciproca armonia. Al centro di tutto c’è la famiglia Razzaboni: Vittorio e i suoi figli Riccardo, Andrea e Tommaso. Ognuno con un ruolo essenziale, ognuno con una parte della visione che si intreccia con quella degli altri. “Ventiventi per me è affidabilità, qualità e novità”, afferma Riccardo, il primogenito, responsabile commerciale e marketing. Con una formazione in economia e marketing, Riccardo si occupa di posizionare il brand sul mercato e di curare le relazioni con importatori e distributori. “In Ventiventi porto la mia attenzione ai dettagli e la mia passione per il progetto”, racconta, sottolineando come il suo contributo sia fondamentale per presentare al mondo un’azienda che vuole essere percepita come innovativa, affidabile e umana. Se Riccardo apre le porte ai mercati, Andrea ne custodisce l’anima. “Mi rivedo in Ventiventi per l’innovazione e la costante ricerca di miglioramento”, spiega l’enologo della famiglia, che dopo gli studi a Cesena e una significativa esperienza in Trentino-Alto Adige, ha scelto di tornare a casa e dedicarsi alla produzione. Con energia e creatività, Andrea guida ogni fase produttiva, dalla vendemmia alla vinificazione, fino all'affinamento. “Il nostro obiettivo è creare un’espressione diversa del vino emiliano, non riducendo la reputazione dei vitigni locali a un semplice rapporto qualità/prezzo, ma valorizzandoli con eleganza e pulizia”, precisa. Determinato e critico verso sé stesso, Andrea non teme di mettere in discussione le proprie scelte per ottenere il meglio, convinto che il tempo e la costanza portino sempre risultati.
Tommaso, il più giovane dei tre, rappresenta il futuro di Ventiventi e l’apertura alla sperimentazione. “Sono impaziente, curioso e ho voglia di mettermi in gioco”, racconta Tommaso. “Mi incuriosisce sperimentare con mio fratello, da poco laureato in enologia e viticoltura, in un mondo di tradizione come quello del Lambrusco”, aggiunge con entusiasmo Andrea, “perchè Tommaso porta in azienda freschezza e ambizione, spingendo il progetto verso nuove prospettive”. Tre fratelli, tre visioni che si intrecciano in un unico progetto e un’unica passione per il vino che nasce dal desiderio di reinterpretare i vitigni autoctoni con un tocco personale, portando il Sorbara, il Salamino e il Pignoletto a esprimere tutto il loro potenziale, non solo in chiave tradizionale, ma anche in versioni moderne e distintive. Ventiventi non è solo un'impresa familiare, ma la testimonianza di come il legame tra le persone e la terra possa generare un'identità forte e autentica. “La possibilità di lavorare con un team giovane e crescere insieme a loro è la cosa che più mi motiva”, conclude Andrea, riconoscendo l’importanza del contributo di tutto il gruppo. Insieme, i tre fratelli Razzaboni non si limitano a produrre vino, ma costruiscono ogni giorno il racconto di un territorio, con il coraggio di innovare e la saggezza di chi sa custodire il valore delle proprie radici.
Insieme, i tre fratelli incarnano un nuovo modo di fare impresa agricola: giovane, consapevole, rispettoso della terra e aperto al confronto con il mondo. La cantina si estende oggi su 70 ettari complessivi, di cui 30 vitati, coltivati secondo i principi dell’agricoltura biologica certificata. La produzione – passata da 20.000 a oltre 66.000 bottiglie in pochi anni – è centrata su una qualità artigianale, con attenzione alla sostenibilità ambientale, alle basse rese, e a pratiche che valorizzano l'identità dei singoli vitigni.
Il Metodo Classico è il cuore della produzione, scelto per la sua capacità di restituire nel calice eleganza, struttura e tempo. Ma Ventiventi è anche sperimentazione, ospitalità e cultura del vino. La cantina è aperta al pubblico con visite e degustazioni, e con esperienze come la possibilità di cenare in cantina in alcuni weekend. Oggi, Ventiventi guarda avanti con progetti chiari: rafforzare la presenza in Italia, consolidare l’export in Europa, Stai Uniti e Asia, partecipare a fiere di settore e promuovere la propria identità anche attraverso l’appartenenza alla FIVI – Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti. Ventiventi è la dimostrazione che il vino può essere giovane senza perdere profondità, artigianale senza rinunciare alla visione, emiliano senza chiudersi in cliché. È un nome nuovo, ma con radici profonde. Un progetto familiare che parla la lingua del futuro, con la voce di tre fratelli e il carattere di un territorio che ha ancora molto da raccontare. |
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