| La terza edizione, aggiornata, del volume La produzione casearia collettiva delle Alpi Giulie Orientali di Špela Ledinek Lozej (testo bilingue italiano-sloveno) è finalmente disponibile: un risultato che conferma la qualità e la risonanza di un lavoro di ricerca che ha saputo mettere a fuoco pratiche, saperi e relazioni comunitarie ancora vive tra le malghe del Krn/Monte Nero. Nato nell’ambito del progetto sulle latterie turnarie promosso dall’Ecomuseo, lo studio racconta la resilienza delle comunità del versante sloveno delle Alpi, esplorando modelli di caseificazione collettiva che rispecchiano logiche di condivisione e gestione partecipata degli alpeggi. L’indagine, commissionata dall’Ecomuseo all’Istituto di etnologia slovena di ZRC SAZU e condotta con rigore antropologico, è arricchita da un apparato iconografico di grande valore: immagini storiche custodite al Museo di Tolmino e fotografie contemporanee di Graziano Soravito e dell’autrice documentano luoghi, pratiche e volti, restituendo al lettore il profilo vivo di un paesaggio culturale non compromesso. |
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Questa nuova edizione si distingue per un elemento inedito e prezioso, ovvero l’inserimento di una mappa relativa ai pascoli alpini dell’Alto e Medio Isonzo, realizzata dall’Istituto di geografia Anton Melik di Lubiana. Si tratta dell’adattamento della carta contenuta in un libro del 1932 di cui è autore Matteo Marsano (sindaco di Tolmino dopo la Prima guerra mondiale), che rende la pubblicazione uno strumento ancora più utile per la ricerca, la didattica e la progettualità sul territorio. L’aggiornamento della toponomastica slovena facilita la lettura dei luoghi offrendo agli operatori culturali e agli appassionati un supporto cartografico di qualità, a cui si aggiunge nel testo l’analisi comparata delle forme di gestione comunitaria degli alpeggi. Lo studio si rivolge in primo luogo a ricercatori, insegnanti, amministratori locali e a chiunque si occupi di tutela del patrimonio rurale. Può essere richiesto all’Ecomuseo. |
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«La mattina del giorno di San Giovanni (24 giugno), il bestiame veniva munto bene in modo che non rimanesse latte nella mammella. In seguito alla mungitura, ogni contadino portava le mucche al pascolo più grasso. Dopo la merenda pomeridiana (kupšček), chiudeva il bestiame in un recinto (mederja) e lo mungeva “a lungo e in modo pulito, fin tanto che dalle mammelle colava ancora latte”. Il latte veniva portato nella cascina, filtrato in un misurino, pesato e registrato. A lavoro finito – l’operazione poteva protrarsi fino a mezzanotte – veniva sommata la quantità di latte di ogni contadino e di tutta la malga. Era d’uso dire che il contadino che vantava più latte “possedeva il mernik”». |
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