martedì 15 aprile 2025

Depositi esposti. EGITTOMANIA 17 maggio – 28 settembre 2025 Museo Civico di Crema e del Cremasco

 


Con le esposizioni a cadenza periodica Depositi esposti, avviate nel 2022, il Museo Civico di Crema e del Cremasco intende valorizzare il proprio patrimonio, garantendo la fruizione delle opere e lo studio delle collezioni ordinariamente celate nei propri depositi.

Sabato 17 maggio alle ore 18:00 inaugura la terza edizione di tale rassegna, dedicata quest’anno agli interpreti cremaschi suggestionati dalla cosiddetta egittomania, ossia l’attrazione e il rinnovato interesse per tutto ciò che riguarda l’antico Egitto e la ripresa di tematiche e iconografie a esso proprie. Un fenomeno che si concretizza in particolare nel corso dell’Ottocento.

La mostra ha luogo nelle sale della Pinacoteca del Museo, nel cui percorso permanente trova già spazio la sezione egizia dedicata ai reperti archeologici, frutto di alcune donazioni private, definendo così uno stimolante chiasmo tra antico e moderno. L’esposizione offre l’opportunità di affrontare - per la prima volta nel nostro territorio - uno studio specifico dedicato a questo peculiare interesse per l’Egitto, una manifestazione di respiro internazionale nata agli inizi del XIX secolo, in risposta alla curiosità scaturita verso la cultura degli antichi abitanti della valle del Nilo, soprattutto in seguito alla campagna condotta in quel Paese da Napoleone Bonaparte tra il 1798 e il 1801. Un evento che investì l’Europa intera, coinvolgendo tutte le arti e avendo suggestive ricadute anche nel Cremasco, dove artisti come Luigi Manini (1848-1936) e Antonio Rovescalli (1864-1936) accolsero questa tendenza, cercando di catturare l’essenza di quell’epoca perduta, traendo spunto dalle sue iconografie enigmatiche e dai suoi soggetti ricchi di simbolismo per riproporli nelle loro opere.

La mostra ha fornito l’occasione di una ricerca capillare sui repertori che ispirarono questi interpreti stimolandoli a utilizzare dettagli esotici nelle loro produzioni artistiche. Per questo aspetto è stato fondamentale lo studio delle raccolte iconografiche riprodotte nei resoconti ottocenteschi di viaggio che ebbero come oggetto l’antico Egitto: fra essi certamente i due più importanti furono il Voyage dans la Basse et la Haute Égypte di Dominique Vivant Denon (1747-1825), un’opera di notevole valore archeologico edita a Parigi nel 1802, che conobbe un’enorme fortuna con ristampe e traduzioni successive in inglese, tedesco e italiano (in mostra è esposta la versione italiana stampata a Firenze nel 1808 concessa in prestito dalla Biblioteca Queriniana di Brescia), e la Description de l’Égypte, ou recueil des observations et des recherches qui ont été faites en Égypte pendant l’expédition de l’armée française, una pubblicazione mastodontica, suddivisa in più volumi di testi e tavole, che conobbe due importanti edizioni impresse a Parigi tra il 1809 e il 1830.

Alle riproduzioni del Voyage di Denon si rifece specialmente Luigi Manini, per trarne dei veri e propri ricalchi da impiegare come modelli, assieme a tutta una serie di tavole, stampe e incisioni utilizzate dall’artista per lo più come fonti decorative. Per la mostra si è cercato di chiarire le vicende collezionistiche che portarono nel 1925 alla donazione di questa raccolta - da parte dello stesso autore - alla Biblioteca Comunale di Crema, materiale poi passato nel 1960 al Museo Civico al momento della sua inaugurazione, andando di fatto a costituire quel fondo che dall’artista prende il nome. Nel caso di Manini, la volontà di rappresentare geroglifici, decorazioni, sculture e architetture dell’antica civiltà nilotica può essere ascritta a una ricerca del dato realistico in virtù della sua attività di scenografo, e dunque nella necessità di realizzare ambientazioni a sfondo egizio per opere liriche e balletti, quali l’Aida e il Nephte o Il figliuol prodigo. Lo studio della produzione grafica, pittorica e scenografica di questo interprete cremasco ha portato la ricerca anche fuori dai confini nazionali in quanto, dal 1879 al 1912, l’artista si trasferì a Lisbona, dove ebbe modo di collaborare con i più prestigiosi teatri portoghesi.

Di Antonio Rovescalli spicca nell’allestimento un ampio saggio di soggetto egizio che gli valse negli anni 1882-1883 la medaglia d’argento distinta all’esame finale della Scuola di prospettiva presso l’Accademia di Brera a Milano. Un acquerello ispirato all’Aida, ma realizzato rifacendosi a note architetture dell’antico Egitto: nella fattispecie il Ramesseo, il tempio memoriale dedicato al faraone Ramesse II, verosimilmente conosciuto mediante suggestive tavole ricostruttive contenute nella Description. Inoltre, del pittore scenografo si possono osservare alcuni interessanti scatti fotografici relativi a sue messinscene dell’Aida al São Carlos di Lisbona, dove fu chiamato a lavorare dal concittadino Manini verso la fine del XIX secolo. Altre fonti esposte documentano invece la sua prolifica attività alla Scala di Milano, teatro in cui operò quasi ininterrottamente fino alla morte, affermandosi come protagonista indiscusso nella creazione di scenografie.

La mostra, curata da Alessandro Barbieri, Christian Orsenigo e Gabriele Valesi, promossa dal Comune di Crema, con la collaborazione della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Cremona, Lodi e Mantova, con il patrocinio di ICOM Italia, del Comune di Casalbuttano ed Uniti, del Comune di Torlino Vimercati e dell’Associazione Carla Maria Burri, si presenta come un viaggio affascinante nell’universo artistico e culturale dell’egittomania, in un percorso dinamico tra arte, archeologia, scenografia e storia del teatro. Tramite una collezione di bozzetti, ricalchi, studi e saggi accademici posseduti dal Museo di Crema, posti in raffronto ad alcuni dipinti e volumi prestati da privati e da biblioteche pubbliche, i visitatori sono invitati a immergersi in un mondo esotico che ha ispirato - e continua a ispirare - generazioni di creativi. Il fascino dell’antico Egitto, con i suoi misteri e le sue iconografie caratteristiche, viene raccontato non solo come un evento globale, ma anche - e soprattutto - in una prospettiva locale, attraverso la produzione di interpreti come Manini e Rovescalli, che attinsero da quella lontana civiltà per recuperare soggetti e raffigurazioni utili per i propri lavori, in un dialogo tra ricerca storica e innovazione creativa, impersonando e diffondendo a proprio modo lo stile Retour d’Égypte in pittura e scenografia. Un gusto parimenti integrato nell’autoctono contesto architettonico, come stanno a dimostrare le singolari ornamentazioni egittizzanti che contraddistinguono le stanze di due prestigiose dimore della provincia di Cremona: Villa Marazzi di Torlino Vimercati e Palazzo Turina di Casalbuttano.

Le opere presentate in mostra sono state oggetto di studi e affondi dettagliati, raccolti nelle pagine di un agevole catalogo edito dalle Edizioni Museo Civico Crema. Una pubblicazione che si apre con saggi introduttivi sul tema dell’egittomania e sugli artisti cremaschi coinvolti nel fenomeno, seguiti da schede utili all’approfondimento di ogni opera esposta.

 

Sabato 17 maggio dopo l’inaugurazione, in concomitanza con la Notte europea dei Musei, la mostra e il Museo Civico di Crema e del Cremasco saranno visitabili fino alle ore 23:30.

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