L’Arte
ricorda. L’Umanità resiste.
Opere
1945-2025
A cura di Chiara Canali
Parma, PALAZZO DEL
GOVERNATORE
12 aprile – 25 maggio 2025
Nell’ambito
dell’ottantesimo anniversario delle Celebrazioni per la Liberazione, al
Palazzo del Governatore di Parma si inaugura la grande mostra collettiva “SE
QUESTO È UN UOMO. L’Arte ricorda. L’Umanità resiste. Opere 1945-2025”, a cura di Chiara Canali e ispirata all’omonimo romanzo di Primo Levi.
La mostra propone, attraverso la rilettura del
libro di Levi, un affresco sull’umanità del Novecento, che ha vissuto i
drammi della guerra, la frammentazione dell’identità e l’irruzione
dell’inconscio.
L’esposizione costituisce una testimonianza
dell’impegno morale dell’arte nel risvegliare le coscienze di fronte alla
tragedia della guerra, alla follia dei campi di sterminio e alla strenua
lotta delle resistenze. Tra le opere esposte ci sono quelle di Aldo Carpi (apprezzato
professore dell'Accademia di Belle Arti di Milano e, in seguito, internato nel
campo di concentramento di Mauthausen-Gusen), degli artisti del Realismo
Esistenziale di area milanese come Bepi Romagnoni, Giuseppe Guerreschi,
Gianfranco Ferroni, Mino Ceretti, Tino Vaglieri e di autori provenienti da
altre sedi come Renzo Vespignani e Alberto Sughi.
Le opere di questi artisti delineano non soltanto
un’avventura di carattere estetico, ma definiscono il sentimento di un’intera
generazione segnata dalla Guerra e tesa tuttavia a costruirsi un futuro
sulle macerie del proprio passato. Questi artisti operano con lo stesso
orientamento poetico, con la stessa dichiarata indignazione verso la ferocia
del potere, la precarietà dell’esistenza, il disagio e la solitudine
dell’uomo moderno.
Tra i lavori di denuncia e di monito – anticipati
nel 1937 dalle acqueforti Sueño y Mentira de Franco di Pablo
Picasso – compare la raccolta di disegni di Renato Guttuso “Gott
mit Uns – Dio è con noi” (frase incisa sulle fibbie dei nazisti), un
ciclo che racconta le atrocità e l’orrore della Guerra, ma anche l’impegno
politico dei partigiani e il valore della Resistenza, intesa come
rivoluzionaria ricerca di libertà.
Un riferimento al martirio, di tipo cristologico, emerge
invece nelle Crocifissioni di Aldo Borgonzoni e Remo Brindisi
dove l’uomo, umiliato dalle sopraffazioni, si trasforma in un Cristo deriso e
la parabola del perseguitato si trasfigura in dramma moderno.
Tra i libri d’artista presenti, spicca la serie Cadastre
de cadavres (1974) di Zoran Music, anch’egli deportato a Dachau, che
rielabora, dopo 25 anni, i ricordi della sua tragica esperienza nei campi di
concentramento nazisti, trasformando quell’inferno in una tragedia universale.
Uno spazio è dedicato alla statuaria della
Memoria e della Resistenza realizzata da scultori che, all’indomani della
Liberazione, indirizzano la loro ricerca verso una missione dai risvolti etici
e morali, anche attraverso commissioni pubbliche. I soggetti di ispirazione
partigiana dominano di conseguenza buona parte della produzione italiana di
quegli anni, in particolare della scultura monumentale. Tra questi, Luciano
Minguzzi, a cui venne commissionata la realizzazione del Monumento al
Partigiano e alla Partigiana (1947), in memoria della battaglia antinazista
di Porta Lame a Bologna, Mario Mazzacurati, autore assieme all’Architetto
Lusignoli, del Monumento al Partigiano (1954-56) situato
a Parma in Piazzale della Pace e, infine, il cancello bronzeo
del Mausoleo delle Fosse Ardeatine realizzato nel 1950 dallo scultore Mirko
Basaldella, a cui allude la scultura “Motivo spinato” in
esposizione.
Al tempo stesso, la mostra indaga il volto e la
figura umana nel Novecento, sempre più spesso espressione del male e della
sofferenza, riflesso di un'“umanità dolente”. I volti e i corpi, privi
di tratti fisionomici definiti, sono sfigurati da smorfie o urla e recano
impresso il marchio di un dolore acuto e l’assenza di speranza dell'uomo
contemporaneo. Ne sono un esempio le opere di Francis Bacon, le cui
figure mostruose e deformate ispireranno tutta la successiva generazione di
autori contemporanei.
Nella sezione del contemporaneo sono presenti le
opere degli artisti della corrente della cosiddetta Nuova Figurazione
Italiana, nati tra gli anni Sessanta e gli Ottanta, dallo stile
post-espressionista oppure iper-realista, dalla linea dolce oppure più
graffiante, dal tono pittorico evocativo e simbolico oppure marcatamente crudo.
Qui la figura umana sembra vivere in una prigionia di terrore, solitudine e
sofferenza interiore, come se fosse in un pre-Inferno terreno, dove
l’uomo perde il suo nome, il suo volto, la dignità e la speranza.
Dalle scene di guerra, violenza, tortura,
persecuzione e disumanità, raffigurate nelle opere di Paul Beel, Francesco
Lauretta, Enrico Robusti, Sergio Padovani, alla quadreria con “un comune
campione di umanità” (Primo Levi) debole e indifeso di Agostino Arrivabene,
Paul Beel, Roberto Coda Zabetta, Marco Fantini, Greta Frau, Giovanni Iudice, Federico
Lombardo, Paolo Maggis, Andrea Martinelli, Lorenzo Puglisi, Desiderio
Sanzi, Santiago Ydanez.
Infine un’ultima sezione è dedicata al rapporto tra
arte, tecnologia e Intelligenza Artificiale e al connubio tra uomo-animale e
uomo-macchina, per riflettere sull’importanza dell’esercizio consapevole della
ragione in ogni campo e sui rischi in cui incorre l’umanità nel delegare ad
altri il proprio giudizio e la propria volontà (Giuseppe Lo Schiavo, Davide
Maria Coltro e Mario Klingemann).
Come già aveva affermato Primo Levi in
un’intervista a Lucia Borgia del 1984, "Se questo è un uomo è una
domanda tuttora valida perché l'Umanità è minacciata nel suo complesso, dai
pericoli ben noti, e anche in ogni singolo, ognuno di noi deve lottare
personalmente per mantenersi uomo".
Il percorso espositivo si compone, quindi, di un centinaio
di opere di 65 artisti storici e contemporanei e si avvale
dei prestiti da parte del Museo Monumento al Deportato e della Fondazione
Fossoli di Carpi, della Raccolta d’Arte del Comune di Marzabotto, della
Raccolta Lercaro di Bologna, della Collezioni d’Arte di Fondazione Cariparma –
Donazione Corrado Mingardi, Fondazione VAF-Stiftung di Francoforte, della Fondazione
The Bank ETS – Istituto per gli Studi sulla Pittura Contemporanea,
della Collezione Giampaolo Cagnin e della Collezione Barilla di Arte Moderna di
Parma.
Gli artisti della sezione storica sono: Valerio
Adami, Francis Bacon, Mirko Basaldella, Ubaldo Bertoli, Aldo Borgonzoni,
Floriano Bodini, Remo Brindisi, Aldo Carpi, Mino Ceretti, Agenore Fabbri,
Gianfranco Ferroni, Luigi Grosso, Giuseppe Guerreschi, Renato Guttuso, Trento
Longaretti, Alberto Longoni, Marino Mazzacurati, Luciano Minguzzi, Henry Moore,
Ennio Morlotti, Zoran Music, Mario Nanni, Pablo Picasso, Diego Rambelli,
Antonio Recalcati, Bepi Romagnoni, Alberto Sughi, Ernesto Treccani, Tino
Vaglieri, Renzo Vespignani, Tono Zancanaro, Giuseppe Zigaina.
Nella sezione contemporanea sono presenti: Agostino
Arrivabene, Paul Beel, Thomas Berra, Chiara Calore, Roberto Coda Zabetta,
Nebojsa Despotovic, Fulvio Di Piazza, Marco Fantini, Greta Frau, Alessandro
Giannì, Alfio Giurato, Federico Guida, Giovanni Iudice, Francesco Lauretta,
Gaia Lionello, Federico Lombardo, Marco Luzi, Paolo Maggis, Andrea Martinelli,
Michele Moro, Enrico Robusti, Sergio Padovani, Alessandro Papetti, Lorenzo
Puglisi, Giuliano Sale, Desiderio Sanzi, Davide Serpetti, Cristiano Tassinari,
Nicola Verlato, Santiago Ydanez.
Infine sono esposte le opere digitali di Davide Maria Coltro, Giuseppe Lo
Schiavo e Mario Klingemann.
Promossa dalle
associazioni culturali 360° Creativity Events ed Art Company, la mostra rientra
nel palinsesto della nona edizione di PARMA
360 Festival e ha il contributo del Comune di Parma, della Regione Emilia-Romagna e della Fondazione
Cariparma, a cui si aggiungono un’ampia rete di partner pubblici e
privati.
La mostra ha, inoltre, ottenuto la concessione del patrocinio
da parte della Fondazione Memoria della Deportazione di Milano – in cui è
affluita tutta la documentazione di oltre 50 anni di attività dell'ANED, della
Fondazione Fossoli di Carpi, del Comitato provinciale ANPI Parma e di AICVAS (Associazione
italiana combattenti volontari antifascisti di Spagna).
Accompagna la mostra il
libro-catalogo “SE QUESTO È UN UOMO. L’Arte ricorda. L’Umanità resiste.
Opere 1945-2025” edito da Dario Cimorelli Editore, promosso da BPER, con testi di
presentazione della curatrice Chiara Canali e dei critici Cesare Biasini
Selvaggi e Cristian Valenti.
Il percorso espositivo è
completato da una serie di proposte
didattiche e visite guidate per le scuole primarie e secondarie di
primo e secondo grado e di suggerimenti per ulteriori visite-viaggi
di istruzione presso il Campo Fossoli, il Museo Monumento al Deportato di Carpi
e Archivio Storico BPER Banca, Modena.
Per informazioni al pubblico scrivere a: didatticaparma360@gmail.com.
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