Gli artisti
Paola Angelini (San Benedetto del Tronto, 1983). A caratterizzare la sua poetica sono il legame tra concretezza e visione, le influenze delle memorie personali e della storia della pittura, il ruolo della discontinuità e del dialogo con i maestri. Nel 2014 e nel 2016 ha partecipato ai programmi di residenza d’artista presso Nordic Artists’ Centre Dale (NKD) in Norvegia e Fondazione Bevilacqua La Masa a Venezia e nel 2017 ha ottenuto il Master in Belle Arti presso KASK & Conservatorium, School of Art a Gent. Nel 2011 ha esposto nel Padiglione Norvegese della 54esima Biennale di Venezia, nella mostra intitolata Baton Sinister. Tra le sedi espositive dove ha esposto le sue opere si ricordano: Marsélleria (Milano, 2016); Museo Palazzo Pretorio (Prato, 2017); Spazio K, Galleria Nazionale delle Marche (Urbino, 2017); Brandstrup Galleri (Oslo, 2018); BGE Gallery (Stavanger, 2019).
Rafael Megall (Rafael Melikyan, Yerevan, 1983). Al centro delle opere di Megall c'è la raffigurazione della natura, la quale viene però stilizzata e trasformata in pattern ornamentale. I suoi principali soggetti sono pantere, tigri e giaguari, ma anche porcellane frantumate, personaggi dei cartoon, figure iconiche, esseri mostruosi e ibridi, spesso raffigurati su uno sfondo fitomorfo. La natura viene rappresentata in modo appiattito e stilizzato con colori brillanti, saturi ed elettrici più vicini alle immagini digitali che a quelle reali. L'assenza di prospettiva, di profondità, la geometria fitta dei segni grafici, la loro ripetizione e i loro intrecci creano un horror vacui che ricorda la tradizione della antica miniatura armena e dei bassorilievi che ornano i luoghi di culto e i palazzi. Per realizzare i suoi dipinti Megall utilizza colori a olio e stencil, frutto di un'elaborazione digitale. Molti degli elementi utilizzati nelle sue opere hanno un valore simbolico e religioso. Nel 2017 ha rappresentato la Repubblica d'Armenia alla 57a Biennale di Venezia. Mostre personali gli sono state dedicate dalla National Gallery of Armenia, a Yerevan, e dal MoCA di Mosca. Ha partecipato alla mostra Le Nuove Frontiere della Pittura presso la Fondazione Stelline (Milano, 2018).
Justin Mortimer (Cosford, 1970). Le sue opere combinano immagini provenienti da Internet con materiale d'archivio di vecchi libri e riviste per visualizzare un mondo in cui nulla è stabile o certo, facendo eco nelle crepe tettoniche che appaiono nel vecchio ordine mondiale. Mortimer ha ricevuto prestigiosi premi tra cui l'EAST Award (2004), il NatWest Art Prize (1996) e il BP National Portrait Award (1991). Il suo lavoro è stato incluso in diverse rassegne e pubblicazioni sulla pittura contemporanea, tra cui Landscape Painting Now (2019), The Anomie Review of Contemporary British Painting (2018), A Brush With The Real: Figurative Painting Today (2014) e Vitamin P2: Nuove prospettive nella pittura (2011). Tra le recenti mostre personali ricordiamo Tomorrow, Space K, Gwacheon, Korea (2020), Djanogly Art Gallery, University di Nottingham (2015), Future Perfect, Singapore (2015) e Haunch of Venison, Londra (2012).
Nicola Samorì (Forlì, 1977). Partendo da copie minuziosamente realizzate di opere di grandi maestri, in particolar modo del Cinquecento e del Seicento, nelle quali domina lo scontro tra luce e ombra, Samorì le trasforma e reinterpreta con lo spirito turbato del nostro secolo. Fora, gratta, spella letteralmente la pittura attraverso un gesto repentino o meticoloso, dando vita a nuove opere che affondano le loro radici nella tradizione della storia dell’arte, per poi arrivare all’espressione del tormento con un linguaggio contemporaneo. Oltre che su tavola o tela, l’artista romagnolo dipinge anche su superfici come rame e pietre dure, integrando le loro peculiarità materiche nelle proprie opere. Anche l’affresco e la scultura sono tecniche da lui utilizzate. Samorì ha all’attivo due partecipazioni alla Biennale di Venezia (2015 e 2011). Negli ultimi anni sue mostre personali sono state ospitate a Palazzo Fava, Bologna (2021); al Mart di Trento e Rovereto (2020-21); alla Fondazione Made in Cloister e al MANN, Museo Archeologico Nazionale di Napoli (2020). A queste si aggiungono ulteriori mostre personali all’estero in spazi istituzionali come lo Yu-Hsiu Museum of Art di Taiwan, la Neue Galerie di Gladbeck, il Center for Contemporary Art di Szczecin e la Kunsthalle di Tübingen. Ha partecipato a Le Nuove Frontiere della Pittura (2018) e L’Ultima Cena dopo Leonardo, (2019), entrambe presso la Fondazione Stelline.
Vibeke Slyngstad (Oslo, 1968). Partecipa a mostre internazionali a partire dagli anni '90. La sua pratica pittorica, radicata nel Romanticismo, affronta nello stesso tempo un’analisi critica ai limiti della fotografia, di cui riprende nei suoi paesaggi anche i difetti dovuti alle macchie di luce. Nel 2009 ha partecipato alla 53° Esposizione Internazionale d'Arte della Biennale di Venezia esponendo nel Padiglione nordico nella mostra The Collectors, a cura di Elmgreen & Dragset. Tra le sue mostre si ricordano Contemporary Chaos, Vestfossen Kunstlaboratorium (2018), Le Nuove Frontiere della Pittura, Fondazione Stelline (2017), Inside Outside Architecture, National Museum of Art, Architecture and Design, Oslo (2013).
Ruprecht von Kaufmann (Monaco, 1974) I suoi dipinti, forti ed emotivi, sono intenzionalmente inquietanti. A tratti legati a situazioni oniriche, nelle sue raffigurazioni, nelle quali l’artista pone enfasi sulla narrazione, si avverte sovente l’eco di situazioni al limite, dove non è prevedibile cosa accadrà. Nel suo lavoro si riscontrano inoltre elementi che lasciano avvertire un umorismo oscuro e una densa malinconia. Von Kaufmann ha un’ampia attività espositiva, che lo ha portato a mostrare i suoi dipinti alla Kunsthalle Erfurt, alla sede delle Nazioni Unite a New York, al Museem Böttcherstrasse a Brema e al Georg Kolbe Museum di Berlino, al Kunstlaboratorium di Vestfossen, in Norvegia. In Italia ha partecipato tra l’altro alla mostra Le Nuove Frontiere della Pittura presso la Fondazione Stelline (Milano, 2018).
Il curatore
Demetrio Paparoni (1954), vive a Milano. Critico d'arte e curatore, ha fondato nel 1983 la rivista d'arte contemporanea Tema Celeste e l'omonima casa editrice, che ha diretto fino al 2000. Dal 1996 al 2008 ha insegnato Storia dell'Arte Moderna e Contemporanea presso la Facoltà di Architettura dell'Università degli Studi di Catania. Il suo recente libro Arte e Poststoria, Conversazione sulla fine dell’estetica e altro, insieme ad Arthur C. Danto (Neri Pozza, 2019), è di prossima uscita negli Stati Uniti, pubblicato dalla Columbia University Press. È responsabile della sezione arte del quotidiano Domani.
Nessun commento:
Posta un commento