“Clashes
for Palestine”
Progetto di Marco Bottelli
Mostra a cura di Paola
Paleari
CUBO Gallery
CUBO, via La Spezia 90,
Parma
www.cuboparma.com
www.cuboparma.com
Dal 24 febbraio al 14 aprile 2018
Inaugurazione: Sabato 24
febbraio 2018, dalle ore 18.30
Ingresso Libero
Cubo Gallery presenta, dal 24 febbraio al 14 aprile, negli spazi della
Via Bianca, una mostra di ricerca nel mondo della fotografia
documentaristica, soprattutto della “Aftermath
Photograhy", ossia la fotografia dell’indomani, delle cicatrici, di quello
che è rimasto, o che prima c’era e ora non c’è più, con il progetto di Marco
Bottelli dal titolo “Clashes for
Palestine”, a cura di Paola
Paleari.
Una storia
narrata fotograficamente, l’essenza di verità celate in una sequenza di
biglie, realizzata dal fotoreporter Marco Bottelli, e che
parte nel 2014 - lo stesso anno in cui Marco ha
raccolto, nel quartiere di Shu'afat a Gerusalemme est, le biglie
che ha poi fotografato e che vedremo esposte fino al 14 aprile.
Il progetto prende il suo avvio a
seguito di un grave evento: “La
mattina del 2 luglio 2014, un giovane palestinese di 14 anni Mohammad Abu
Khdeir, di Shu’afat, un quartiere di Gerusalemme Est, è stato rapito ed ucciso
da alcuni estremisti israeliani. La brutale uccisione è avvenuta in seguito al
rapimento ed uccisione di tre giovani israeliani in West Bank, nell’area tra
Betlemme ed Hebron. Sono seguiti violenti scontri tra giovani palestinesi di
Shu’afat e le forze di polizia israeliane che sono proseguiti per alcuni
giorni. Questi fatti hanno contribuito ad aumentare la tensione fra israeliani
e palestinesi sfociata poi nella guerra di Gaza conosciuta come operazione “
Protective Edge” lanciata l’8 Luglio 2014 e conclusasi il successivo 26
Agosto”.
Le biglie sono state raccolte a Shu’afat
la mattina del 3 luglio 2014.
Come spiega
Paola Paleari, curatrice della mostra e del saggio critico ”Il lavoro di
Marco Bottelli si inserisce nella corrente “Aftermath
Photograhy" con eleganza e consapevolezza. Marco è un fotoreporter a
tutti gli effetti: ha viaggiato in Est Europa, Africa e Sud America, ha vissuto
per anni in Pakistan e poi a Gerusalemme. Qui, Marco ha visto il male nella sua
tremenda e sconvolgente potenza, e ha documentato molti degli eventi tragici
che colpiscono queste terre. Eppure, nei suoi progetti personali, nulla di
questo male è reso evidente. Gli elementi scioccanti e traumatici cedono il
posto ai toni minori, ai dettagli quasi mondani, che si prestano alla lettura
in tutta la loro sobrietà. Osservando per esempio il progetto Clashes for Palestine,
cosa vediamo? Semplicemente, una sequenza di biglie: tante piccole sfere di
vetro dai colori variegati che si stagliano su sfondo nero, lucide e
imperfette. A ciascuna è dedicata un’immagine, perché ognuna è un pianeta in
miniatura; all’apparenza innocuo, in realtà legato a una storia di sangue e
violenza tra popoli che da decenni non risparmia nemmeno i ragazzini”.
Il soggetto
della biglia nella sequenza di fotografie esposte trasferisce all’osservatore
un grande significato sociale, che travalica il tempo e lo spazio in cui si
trova. Mostrandoci la bellezza dell’oggetto, insieme di luce e colore, ci svela invece un’altra realtà, come una lente
d’ingrandimento si fa essa stessa protagonista, strumento e soggetto dal
duplice significato: quello universale, ovvero messaggero di una “storia”
drammatica a cui siamo impotenti spettatori; e messaggero nel mondo, attraverso
un elemento che diversamente dalla sua natura, diventa elemento di un conflitto
bellico (le biglie sono spesso usate come proiettili da fionda dai palestinesi
durante gli scontri con le forze di sicurezza israeliane).
Come spiega
la curatrice: “Queste immagini operano una elaborazione del conflitto
e ci restituiscono un documento da completare, da integrare attraverso la
nostra interpretazione. Ciò ha una duplice ricaduta sulla ricezione del
documento stesso e del suo messaggio: da una parte, viene richiesto e ottenuto
un maggior livello di coinvolgimento attivo dello spettatore; dall’altro, viene
evitato l’effetto di rifiuto - oppure, peggio, di indifferenza - che molto
dell’immaginario bellico può suscitare in caso di eccessiva ostentazione”.
La
centralità del lavoro fotografico di Marco Bottelli si basa dunque non più sul
ruolo di fotoreporter- testimone di quanto accade, ma pone una nuova
riflessione verso la materialità delle tracce e sul significato storico,
emotivo e psicologico della loro rappresentazione.
Biografia di
Marco Bottelli
Marco Bottelli nasce a Fiorenzuola
d'Arda nel 1978. Nel 2000 si iscrive al corso biennale di Fotografia
Professionale presso l'Istituto Italiano di Fotografia a Milano. Dopo il
diploma lavora come assistente presso uno studio di fotografia pubblicitaria e
comincia a viaggiare in Bosnia e Romania con la Ong “Fiorenzuola oltre i
confini”.
Nel 2004 comincia la sua carriera
professionale come fotografo di arredamento e still life a cui accompagna un
interesse sempre maggiore nei confronti del fotoreportage che lo porta a
viaggiare in Africa e Sud America in collaborazione con alcune Ong italiane
quali Cesvi e Acra. Dall’Ottobre 2009 vive in Pakistan dove rimarrà fino a
Marzo 2011. In Pakistan focalizza il proprio lavoro sulle condizioni
socio-politiche del paese e collabora con diverse Organizzazioni Internazionali
durante le inondazioni del 2010.
Nel 2012 si sposta a Gerusalemme
fino al 2015 e comincia a collaborare con Corbis, lavorando principalmente come
fotografo di news.Il suo lavoro è stato pubblicato, tra gli altri, su Burn
Magazine, Time, The Guardian, The Telegraph, The Wall Street Journal,Vanity
Fair, L'Espresso, Panorama e Internazionale.
Attualmente
vive in Italia ed affianca alla sua attività professionale, realizzazioni di
personali in ambito della fotografia documentaristica per finalità espositive.
LA
GALLERIA
Cubo Gallery raccoglie l’eredità di LoppisOpenLab nata a
Parma, in un ex polo industriale e artigianale alle porte della città vecchia,
con l’idea di creare uno spazio dedicato all'arte contemporanea in tutte le sue
forme espressive. All’interno nel contenitore creativo CUBO, Arte,
Modernariato, Architettura, Servizi Professionali, Fotografia, Design, Eventi,
Benessere riattivano l'ex magazzino industriale.
La Galleria prende vita grazie all'idea e al
lavoro di Alessandro Chiodo (Loppis) ed Elena Saccardi (OpenLab) che iniziano a
collaborare nel 2013 per formare una realtà catalizzatrice di artisti,
collezionisti e persone che amano l’arte contemporanea e ne promuovono la
divulgazione come espressione del nostro tempo. Nel 2017, per la riapertura, si
aggiunge la collaborazione con Camilla Mineo, direttrice artistica già di Parma
360.
L'attività della galleria è in continuo divenire, si muove attraverso la ricerca di giovani artisti italiani ed internazionali, le esposizioni e la partecipazione alle fiere di settore. L'idea è quella di creare una cultura dell'arte contemporanea che racconti il presente, lasciando un segno del suo passaggio con un occhio rivolto al futuro.
L'attività della galleria è in continuo divenire, si muove attraverso la ricerca di giovani artisti italiani ed internazionali, le esposizioni e la partecipazione alle fiere di settore. L'idea è quella di creare una cultura dell'arte contemporanea che racconti il presente, lasciando un segno del suo passaggio con un occhio rivolto al futuro.
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CUBO Gallery
Via La Spezia, 90 Parma (PR)
“Clashes
for Palestine” Progetto di Marco Bottelli
Mostra a cura di Paola Paleari in
collaborazione con Cubo Gallery
Inaugurazione: Sabato 24
febbraio 2018 alle ore 18.30
dal 24 Febbraio al 14
Aprile 2018 | Ingresso libero
ORARIO APERTURA MOSTRA: Mercoledì 16.30-19, Giovedì 10-13, Venerdì
16.30-19 Sabato 10-13/15-19 |Altre visite su appuntamento: cubogallery@gmail.com | info: www.cuboparma.com
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