Il
presidente del Consorzio: «Occorrono scelte forti, incisive per
innescare processi virtuosi per uno sviluppo agricolo che assicuri
tutela ambientale ed equo reddito»
Il
disastroso incendio assurto alle cronache mondiali rende ancor di più
il distretto del Vesuvio e del Monte Somma una terra da preservare.
L’immagine di questo “hotspot” di biodiversità assediato dalle fiamme
appiccate da disegni criminosi, alimenta con forza la riflessione sulla
necessità di una più incisiva azione di salvaguardia di un territorio
caratterizzato da un livello di diversità biologica particolarmente
elevato, minacciato da perdita di habitat ed estesa perdita di specie.
In
questa sfida l’agricoltura di qualità potrà costituire lo strumento più
efficace. In particolare la viticoltura, che da sempre costituisce la
voce più importante del lavoro nei campi della terra vesuviana. Di
questo è fermamente convinto Ciro Giordano, presidente del Consorzio
Tutela Vini Vesuvio. Il Consorzio, nato nel luglio di dieci anni fa e
riconosciuto dal Ministero delle politiche agricole e forestali
nell’estate del 2015, conta oggi circa duecento soci, suddivisi tra viticoltori, vinificatori ed imbottigliatori.
«L’uva
– dichiara Giordano – è qui protagonista sin dai tempi in cui i primi
coloni Greci approdarono sul suolo campano. La fertilità dovuta al suolo
vulcanico e la mitezza del clima hanno fatto del Vesuvio e del Monte
Somma la culla del vino campano e italiano. Questo ricco ecosistema –
frutto di un mix unico tra combinazione geologica, ambientale ed
antropica – si trova oggi
a fare i conti con una triste situazione, che pone questo territorio
davanti ad un bivio. In questo momento di scelte forti, bisogna trarre
insegnamento dalla storia. Quella storia che indica chiaramente che
questa “terra nera” ha da sempre attratto l’uomo, che ne ha fatto terra
di produzioni agricole di qualità».
Si
tratta di un momento che richiede scelte urgenti e incisive. «Sappiamo
bene – continua il presidente del Consorzio – che in questo processo i
viticoltori sono chiamati a rivestire un nuovo ruolo. Un ruolo di
gestori di un sistema complesso, vivo, che possa rinnovarsi, assicurando
reddito e utilità sociale. Questo significa produrre non passando sopra
la natura, ma attraverso di essa. Ma questo significa anche che chi
detiene ruoli decisivi nell’ambito della programmazione è oggi
chiamato a fare delle scelte forti. Alla politica spetta il compito di
premiare un processo di sviluppo agricolo e vitivinicolo che potrà
costituire un grande valore per la società. Quello che chiediamo a voce
alta è che la politica orienti le sue attenzioni verso i protagonisti
della difesa della biodiversità, gli architetti di paesaggi agricoli
gradevoli, i difensori di un ricco ecosistema dalle conseguenze dei
cambiamenti climatici e dagli stessi incendi incontrollabili. La
viticoltura – sottolinea Giordano – ha modellato da sempre il paesaggio
degli angoli più suggestivi della terra vesuviana. Questo paesaggio
unico al mondo potrà difendersi e rigenerarsi solo attraverso una
gestione agricola che sia in grado di assicurare processi di produzione
meno vulnerabili. Ma tutto questo potrà realizzarsi solo se la politica
terrà sempre ben presente che il settore agricolo è implicitamente
diverso da molti settori economici. Fino ad oggi
gli storici paesaggi vitati vesuviani sono stati tenuti in vita da una
generazione di viticoltori eroici, che affrontano quotidianamente
sacrifici enormi. Uno sforzo reso ancora più gravoso da una burocrazia
eccessiva che, in un’area soggetta ad ulteriori vincoli restrittivi,
finisce praticamente per ingessare anche i processi virtuosi. Tutto
questo, come in un paradosso, si trasforma in strumenti di forza per chi
su questo territorio nutre visioni meno nobili. Questo rischio torna
ora più forte che mai, perché le fiamme possono ulteriormente alimentare
anche il collasso delle piccole aziende gestite da eroici agricoltori.
C’è il rischio – conclude la guida del Consorzio – che anche questi
valorosi protagonisti, di fronte a questa ulteriore e più difficile
sfida, in mancanza di risposte concrete possano gettare la spugna e
abbandonare i terreni agricoli. Il Vesuvio perderebbe così le ultime
sentinelle a presidio di un ecosistema fragile. E sarebbe un danno per
il mondo intero, non solo per Napoli e la Campania».
Questo
forte desiderio di impegno è tutto racchiuso in quel #ioamoilvesuvio,
l’hashtag che i soci del Consorzio lanciano a difesa di questo grande
patrimonio.
Nessun commento:
Posta un commento