Red Lab Gallery
Via Solari 46, Milano
23 settembre - 30 ottobre 2021
Opening
giovedì 23 settembre 2021 dalle 18
Orari di apertura
da lunedì al sabato 15.00-18.30
sabato mattina solo su appuntamento
Mostra inserita nella programmazione di Milano Photofestival 2021
Informazioni al pubblico | info@redlabgallery.com
Per immagini ad alta risoluzione
Tutti possiamo trovare la strada del ritorno.
La ricerca della propria integrità prendendosi il tempo necessario per tornare a sé e ricostruirsi, riscoprendo la parte più istintiva e autentica di noi.
Red Lab Gallery di via Solari 46 a Milano apre la nuova stagione espositiva con la mostra di Arianna Sanesi dal suggestivo titolo “Una pazienza selvaggia”, a cura di Giovanna Gammarota: ventuno opere fotografiche che chiedono a chi le guarda di soffermarsi a lungo per osservarle con tutta la calma e la pazienza necessarie, azione che mette quasi a disagio l’uomo contemporaneo, sempre più divorato dal culto della velocità che ha intossicato la sua mente e stretto fra paure e stereotipi che lo hanno allontanato da ogni possibilità di riscoperta interiore.
Arianna Sanesi, che con Red Lab Gallery sarà anche presente al MIA (7-10 ottobre) insieme all’autore greco Yorgos Yatromanolakis, attraverso il suo lavoro ci suggerisce di ritrovare in noi stessi la capacità di guardare al nostro inconscio, alla nostra parte istintiva più arcaica, per lasciare che l’anima ritorni a prevalere.
Il titolo della mostra, “Una pazienza selvaggia”, è l’incipit della poesia “Integrità” di Adrienne Rich, straordinaria poetessa e saggista americana contemporanea.
Scrive Giovanna Gammarota nel suo testo critico: “Il verso appartiene alla poesia Integrità, cui Arianna Sanesi si è ispirata per questa raccolta di immagini e affronta il tema del tornare interi, con fatica, ma anche attraverso qualcosa che ci spinge a ricomporci - l’istinto selvaggio - dopo essersi sparpagliati durante il cammino”.
Arianna Sanesi invita ognuno di noi a scavare dentro le proprie storie profonde, ad andare oltre e a rendere visibile ciò che non lo è o semplicemente ciò che manca, grazie proprio a quella “pazienza selvaggia” intesa come la parte primordiale, creativa e autentica che si trova in tutti noi, condizione necessaria per “ricostruirsi” e accedere alla propria integrità.
Le sue opere fotografiche richiamano alla solennità e alla sontuosità della natura che ci circonda e che è dentro di noi; immagini che per essere accolte e abbracciate richiedono la predisposizione assoluta della nostra mente di mettersi al servizio della nostra anima e delle nostre emozioni, sentendone la pienezza.
Ancora Giovanna Gammarota: “Nel lavoro di Arianna Sanesi qui presentato, la sequenza delle immagini viene proposta sotto forma di trittici. Il tre è un numero che suggerisce un “passaggio”: una trasformazione. Si parte da un punto, si staziona in un altro, per poi proseguire oltre. Ogni gruppo di immagini è dunque percorso da un filo conduttore che diviene espressione del “passaggio”. Si entra e si esce incedendo in un flusso che a poco a poco ci trasforma, si parte e si arriva per poi ripartire ancora poiché fermarsi non è contemplato”.
Che sia l’immagine di una fonte luminosa quasi accecante che non ti permette di vedere cosa c’è oltre, o all’inverso una che sembra condurti nel buio più profondo dove sembra dimorare solo il nulla, che sia la superficie di un possibile stagno che fa intravedere altra vita oltre a quella che già conosciamo, o un sentiero nel sottobosco che non sembra porti da nessuna parte, poco importa.
Quello che Arianna Sanesi chiede è solamente la capacità di far risorgere quell’istintività innata in noi che normalmente viene soffocata, quella parte selvaggia che aiuta l’essere umano a non rimanere bloccato, spento, “domato”, esattamente come fanno i lupi, che sanno attendere e osservare, ma soprattutto sanno agire seguendo il proprio istinto, perché è la loro natura. È come vivono, in libertà e indipendenza.
Analogamente l’uomo deve riuscire a liberarsi dalle immense paure e vuoti emotivi che lo soffocano annebbiandogli la mente riappropriandosi della parte istintuale, la sola che può aiutare l’individuo a riconnettersi con la propria identità, rendendola di nuovo unica e libera.
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