Il ponte romano di Savignano sul Rubicone è l’inizio ideale
di questo itinerario alla scoperta dei secoli di storia che convivono in questo
territorio.
Nella vicina località del Compito, il Museo Archeologico
Franchini custodisce importanti testimonianze del periodo romano, che vedeva il
Compito come importante stazione di posta lungo la trafficata (già allora!) Via
Emilia.
Proseguendo il nostro percorso nella storia, arriviamo al
Medioevo e Longiano è sicuramente uno dei più degni rappresentanti di questa
epoca. Il suo borgo fortificato, con ancora i bastioni e le tre porte di
accesso, è un intrico di viuzze e piccole scalette che conducono alla sommità
del colle: qui ci attende, imponente e solenne il Castello Malatestiano, posto
a guardia della pianura sottostante e al tempo stesso elegante dimora
signorile.
Un tuffo nei drammatici episodi della storia più recente ce lo
regala la visita al Rifugio bellico sotterraneo, lungo tunnel che attraversa
per intero il colle di Longiano, costruito durante la Seconda Guerra Mondiale
per difendersi dagli attacchi aerei alleati.
Tornando al Medioevo e alle sue splendide testimonianze, non
potevamo dimenticarci di Montiano e della sua rocca, anch’essa posta a guardia
del confine tra i territori di Rimini e Cesena e trasformata alla fine del ‘500
in elegante residenza. Qui, come nella maggior parte dei paesi di questa Valle,
regnarono i Malatesta, bellicosi feudatari che hanno lasciato un’impronta
indelebile sia nei grandi che nei piccoli centri della Romagna.
A pochi chilometri sorge il Castello di Montenovo, antica
fortificazione malatestiana, è oggi elegante ristorante dall’incredibile
panorama.
Nelle immediate vicinanze, incontriamo Sorrivoli e
Monteleone, appartenenti al Comune di Roncofreddo, che con i loro castelli
ancora circondati da mura e ottimamente conservati, sono una tappa sicuramente
esplicativa della storia dei Malatesta.
Dall’unione di tre castelli è nato Borghi, piccolo avamposto
a guardia dei fiumi Rubicone e Uso e ancora cinto da robuste mura
quattrocentesche. Ma la storia fa un passo indietro se andiamo a visitare il
Museo Renzi, nella vicina frazione di San Giovanni in Galilea, allestito
all’interno di ciò che rimane dell’antica Rocca Malatestiana.
Qui troveremo importanti testimonianze sia della Civiltà
Villanoviana che di quella Romana, senza dimenticarci della più recente storia
medievale.
L’ultima parte del nostro viaggio ci riporta ancora una
volta al Medioevo e alla storia più recente.
La ricerca delle tracce dei Malatesta non poteva non toccare
il territorio di Roncofreddo.
Dopo gli irrinunciabili Sorrivoli e Monteleone, per chi
vuole invece scoprire il volto di uno dei pochi Malatesta illuminati, sarà una
vera e propria delizia visitare il Tempio Malatestiano di Montecodruzzo, al cui
intero è conservato una pala d’altare raffigurante la Madonna, con Giacomo
Malatesta e la sua famiglia. Il nobile Giacomo era marchese di Roncofreddo e
signore di Montiano, oltre che feudatario di una buona parte della Valle del
Rubicone: governante illuminato e mecenate sensibile, arricchì ed ampliò i suoi
castelli e fu molto amato dai suoi sudditi.
A Roncofreddo capoluogo troviamo, invece, il primo museo
dedicato al passaggio del fronte durante la Seconda Guerra Mondiale. Grazie
alla passione di un privato cittadino, possiamo preservare la memoria di quei
giorni, attraverso reperti e suppellettili, per lo più trovati nel territorio
comunale.
Anche il Museo della Linea Christa, allestito nel piano
seminterrato di Palazzo Marcosanti Ripa a Sogliano è il frutto
dell’appassionata dedizione di privati cittadini, che hanno raccolto negli anni
oggetti e testimonianze della guerra nella Valle del Rubicone.
Ma qui, per chi se la sente, si può rivivere la drammatica
esperienza di un momento di storia: il museo, infatti, è completato dalla
ricostruzione di un rifugio antiaereo, che, attraverso realistici effetti
sonori, faranno capire al temerario visitatore l”emozione” di un bombardamento
alleato in tempi di guerra.
Per finire questo lungo viaggio nella storia, non ci resta
che tornare al punto di partenza: sulle sponde di quel Rubicone che tanto ha
segnato i destini di questa terra. Nella vicina frazione di Strigara, dove
ancora si trovano gli ultimi resti di una rocca malatestiana, possiamo andare
alla ricerca delle sorgenti di questo storico fiume e concludere il nostro
viaggio nel tempo con una facile e rilassante passeggiata nel verde.
«Io la giro, e le attizzo con le molle il fuoco sotto,
finché stride invasa dal color mite e si rigonfia in bolle; e l'odor di pane
empie la casa... ». Così Giovanni Pascoli elogiava la piadina, alimento antico
quasi quanto l'uomo. E chi meglio del grande poeta, nato proprio in terra di
Romagna, poteva decantarne le sue lodi? La piadina, ieri cibo dei poveri, oggi,
apprezzata anche dai palati più raffinati, con il suo profumo di pane vi
accompagnerà in ogni momento della vostra passeggiata, alla scoperta di una
Romagna poco conosciuta, quella dei piccoli borghi delle Terre del Rubicone.
Sono lì, poco lontane dalla costa del divertimentificio
della riviera. E si vogliono far conoscere e apprezzare. Raggiungere questa
Romagna più silenziosa e sconosciuta, ricca di storia, di tradizioni culinarie
e artigianali, da qualche settimana, è ancora più facile, grazie all'apertura
di un nuovo casello autostradale molto particolare. Sull'A14 tra Cesena e
Rimini Nord, nel tabellone verde che solitamente indica la città d'uscita, vi è
una vera novità: la scritta "Valle del Rubicone". Non una
destinazione comunale ma un distretto che comprende sei paesi: Borghi,
Longiano, Montiano, Savignano e Sogliano sul Rubicone, Roncofreddo.
Le terre del Rubicone sono il posto giusto per poter
staccare dai ritmi frenetici della città fatta di un paesaggio collinare
punteggiato da borghi, rocche e pievi. Terre da scoprire e da vivere
lentamente. Cominciando con il primo paese che si incontra ancora a valle,
quasi rannicchiato, Savignano sul Rubicone, ricco di tradizioni storiche e
culturali e ben noto in tutto il mondo, per la frase di Giulio Cesare che lo
attraversò nel 49 a.C. pronunciando le parole famose "Alea iacta
est", il dado è tratto, proclamandosi nemico di Roma. Qui vicino al ponte
romano si trova una statua in bronzo del famoso condottiero, a rimarcare
l'importanza del posto.
Ma è quando si comincia a salire, seguendo i percorsi
tortuosi e lenti sulle colline, a volte dolci e a volte aspre, che si
apprezzano meglio queste terre. E mentre il mare è lì all'orizzonte e a volte
pare quasi toccarlo, il profumo della pié, pjida, pieda o pji, nelle varianti
dialettali, della piadina, non vi abbandonerà mai. La si prepara in tutte le
case. E sarà lì su ogni tavola ad aspettarvi fumante, insieme al sangiovese, detto anche sangue di
Giove, le cui viti sono coltivate fra le colline fatte di tufo e argilla. Le
distese di vigneti che danno poi vita a questo vino dal colore rosso rubino che
"t'aiuta a gettar via tutte le malinconie", vengono interrotte dagli
olivi secolari della varietà del correggiolo, il leccino e il selvatico.
Continuando la scoperta, ammaliati dai colori di una natura
meravigliosa, come quella del comune di Montiano, definito il colle più bello
della Romagna, si arriva a Longiano. Il paese spicca sulla cima di una roccia
coronata da un'imponente fortezza, il castello Malatestiano che domina, con
l'eleganza della sua mole, su tutto il borgo. Dalla sua torre civica, lascia
senza fiato la vista sulla via Emilia e sulla vicina riviera adriatica.
Affascinante e integro il piccolo centro, racchiuso da una cinta muraria entro
la quale si accede da tre diverse porte. In questo piccolo paese si trovano un
centro culturale, la Fondazione Tito Balestra, che ha sede nel castello,
diversi musei, per fare il pieno di storia (museo d'Arte Sacra, Museo della
Ghisa, Museo del Territorio, Galleria delle Maschere) e un ottocentesco teatro, una vera chicca, il
Petrella che ha visto nei suoi anni di vita (inaugurato nel 1870) scalare la
scena dei maggiori artisti nazionali e che, ancora oggi, è palcoscenico di una
ricca programmazione.
Per continuare il percorso culturale, fate un salto al Museo
Renzi che si trova in una piccolissima frazione del comune di Borghi, a San
Giovanni in Galilea. Nella Rocca, dove ha sede il museo, sono esposti numerosi
materiali naturalistici, archeologici e artistici del territorio e poco lontano
dal borgo vi è un parco archeologico con i resti dell'antica pieve bizantina
risalente al VI sec. d.C. Poco più avanti vi aspetta il territorio di
Roncofreddo. Degli otto castelli che un tempo punteggiavano il suo paesaggio,
oggi ne sono rimasti pochi. Fra questi
Monteleone, abbarbicato su una delle lievi colline. Continuando, un rosario di
curve e saliscendi ci porta a Sogliano sul Rubicone. Qui il profumo della
piadina sarà rimpiazzato da nuove fragranze che provengono dalla terra, o
meglio da fosse di roccia arenaria che una volta aperte restituiscono uno tra i
prodotti più sorprendenti della tradizione italiana, il formaggio di fossa. A
lui è dedicata la sagra più attesa
dell'anno. L'appuntamento con l'evento goloso che richiama estimatori da ogni
parte d'Italia è per domenica due dicembre.
Nella piccola frazione di Sogliano, a Montetiffi, si rimane
ammaliati dal fascino dell'abbazia benedettina, fra i monumenti romanici più
importanti dell'Emilia Romagna per antichità e bellezza. Una curiosità? Il suo
campanile si staglia verso il cielo per ben 21 metri. Ma Montetiffi è
soprattutto il paese dei tegliai. E lo sapeva bene anche il Pascoli: «fosse pur
là dove è maestra gente in far teglie sotto cui bel bello scoppietti il
pungitopo e la ginestra, a Montetiffi». Cosa sono? Piatti di argilla, che
secondo una tradizione plurisecolare, servono per la cottura della piadina.
Vengono prodotte ancora a mano da Rossella e Maurizio, usando un impasto di
argille della zona e cotte nel forno a legna. È tutto qui il segreto delle
terre del Rubicone. Nella semplicità. Proprio come la piadina: semplice quanto
buona, fatta di un morbido impasto di farina, acqua, strutto, sale e un pizzico
di bicarbonato, spianata col matterello e cucinata appunto in queste teglie di
argilla.
10 gennaio, 49 a.C. Giulio Cesare, di ritorno dalla Gallia,
a capo di un esercito di 50.000 uomini, si ferma sul Rubicone: al di là del
fiume inizia il territorio dello stato romano. Esita un momento, poi decide di
varcarlo: “Alea iacta est”, il dado è tratto. La ribellione contro Roma ha
inizio. Qualcuno, nei pressi di Savignano sul Rubicone, giura di aver trovato
proprio quel dado: chissà che Cesare, oltre alle parole, non abbia sancito il
passaggio anche con un lancio. Certamente, quale che sia la verità, nel
territorio le testimonianze storiche non mancano. La valle del Rubicone, in
provincia di Forlì-Cesena, si trova nel Sud della Romagna, a metà strada tra
Cesena e Rimini. Dal mare verso i rilievi appenninici, si estende in un
paesaggio ondulato di colline, calanchi, vigneti e corsi d’acqua. LA ROMAGNA
SOLATIA DI GIOVANNI PASCOLI. Si parte un paio di chilometri prima di Savignano,
direzione mare, da San Mauro Pascoli, luogo natale del poeta: “Il paese ove,
andando, ci accompagna l'azzurra vision di San Marino”. E’ l’orizzonte che si
apre da Villa Torlonia, tenuta al limite esterno del paese, parte dei possedimenti
rurali dell’omonima famiglia, amministrati un tempo dal padre di Giovanni
Pascoli. Qui, il 10 agosto 1867, Giovanni, bambino, vide arrivare la “cavallina
storna” che riportava a casa il corpo del padre assassinato. La famiglia
dovette così fare ritorno alla propria casa, nel centro del paese, oggi
visitabile (per informazioni, link in basso).
Attraversando la via Emilia, oltrepassato il centro abitato
di Savignano, si raggiunge il paese di Longiano, sulle prime alture, uno dei
borghi più belli e panoramici del territorio. Il miglior punto di osservazione
è il Castello malatestiano, sulla cima del colle. L’interno è sede della
Fondazione Tito Balestra, collezione di arte moderna e contemporanea del poeta
e scrittore longianese: oltre duemila opere del Novecento, la più consistente
della regione. Mafai, De Pisis, Guttuso, Morandi, Chagall, Goya, Kokoschka e
Matisse, solo alcuni degli artisti presenti (per informazioni, link in basso).
Passeggiando per le vie del paese s’incontrano chiese e musei. Interessante il
Museo della Ghisa, con duecento manufatti prodotti tra Ottocento e Novecento:
lampioni, fontane, panchine o balaustre decorate esposti in diversi e
suggestivi spazi. Da non perdere il Teatro Petrella, piccola sala ottocentesca
che offre anche un ricco cartellone di musica e spettacoli (per informazioni,
link in basso).
Risalendo la vallata si incrociano i piccoli borghi di
Monteleone e Sorrivoli, sedi di imponenti rocche malatestiane fortificate,
perfettamente conservate. Alcuni studiosi riconoscono nel torrente Pisciatello
o Urgone, che scorre tra i due paesini, l’antico Rubicone, ma la diatriba è
ancora aperta: diversi paesi rivendicano la paternità del fiume che per cause
naturali e artificiali cambiò il suo corso più volte negli anni. Le sorgenti
hanno origine a Strigara, frazione di Sogliano al Rubicone. Giunti qui, tornano
ancora le parole di Giovanni Pascoli, legato a questo “piccolo grandemente
amato paese di Romagna”, del quale divenne cittadino onorario. Per le strade di
Sogliano il poeta passeggiava con le sorelle Ida e Maria, educande al Monastero
delle suore, e da questi luoghi trasse ispirazione per diverse liriche.
DOMINARE LA VALLE. Da Sogliano, deviando verso il fiume Uso, si raggiunge San
Giovanni in Galilea, frazione del comune di Borghi. Arroccato su una cima
aguzza, gode di una posizione strategica: da qui la vista spazia sull’intera
vallata e per molti chilometri lungo il litorale adriatico. Ancora visibili i
resti del castello e delle mura quattrocentesche. Una sosta merita anche il
Museo Renzi, dove sono esposti reperti dalla paleontologia all’età moderna, con
particolare attenzione alla civiltà villanoviana e all’epoca romana.
Proseguendo lungo il fiume Uso, ci si imbatte in borghi
quasi abbandonati come Pietra dell’Uso e, poco più in alto, Montetiffi. Da
visitare l’antica Abbazia Benedettina di San Leonardo, chiesa romanica dell’XI
secolo. Prendendo la via della Rupe, un sentiero scavato nella roccia, si
scende fino a un torrente del fiume Uso dove i ciottoli e l’acqua hanno scavato
ampie cavità, le Marmitte dei giganti. Lungo il percorso s’incontrano il Ponte
Romanico, di epoca medievale, e i resti dell’antico Molino Tornani, costruito
in arenaria locale. Montetiffi è noto anche per la produzione di teglie in
argilla per cuocere la piadina, una tradizione risalente al 1500. Un oggetto
unico, che oggi si può trovare solo qui, nel laboratorio della famiglia
Camilletti, ultimo ancora attivo.