apertura mostra: 04 giugno – 25
luglio 2021
orari: lunedì – venerdì
10-19; sabato – domenica 11-19
sede: Museo della
Permanente, via Filippo Turati 34, 20121 Milano
sito:
www.lapermanente.it
Ingresso libero
La Permanente dà inizio con questa
mostra a un progetto che ne ripercorre la storia con una serie di personali
dei grandi maestri che ne hanno fatto e ne fanno parte. La prima di queste
esposizioni è dedicata a un artista indiscutibile, la cui ricerca ha
attraversato la seconda metà del Novecento ed è giunta fino all’oggi,
mantenendo, negli anni, la propria forza e la propria credibilità: Mino
Ceretti.
La mostra traccia un percorso nella
produzione dell’artista, suggerendo letture su alcuni dei suoi temi principali
mediante una selezione di opere datate dagli anni Sessanta a oggi
(scelte tra quelle conservate nello studio dell’artista), e “trascura”
intenzionalmente la sua fase più nota e dibattuta, quella del Realismo
esistenziale.
Quella proposta da Ceretti è, fin dagli
esordi, una pittura priva di ogni retorica ideologica, poco incline
all’adesione politica militante, vicina all’inquietudine e ai dubbi di Sartre e
Camus. La visione dell’artista è sempre ambigua, procede per intuizioni e
suggerimenti, offre allo spettatore una serie di oggetti collocati liberamente
nello spazio della tela, capaci di generare interrogativi. La pittura è dunque
uno strumento idoneo all’indagine del mondo esterno, ma non nel senso
classico di rappresentazione: attraverso la possibilità di attuare meccanismi
associativi e sollecitare simultaneità di percezioni, essa riesce a suggerire
la frammentazione della realtà e dell’esistenza, in tutta la sua complessità e
ambiguità.
L’arte può scuotere la società dalla sua
pigra indifferenza, dallo stato narcolettico in cui pare caduta. In un’epoca
che pare averla messa in un angolo – tra nuove tecniche di riproduzione
dell’immagine, nuove tecnologie, nuove esperienze creative e lo strapotere del
mondo digitale –, la pittura ha ancora un suo motivo di esistere ed è
ancora capace di porre, scomporre, sezionare, ricomporre problemi.
Biografia
Mino Ceretti nasce a Milano nel 1930.
Studia all’Accademia di Belle Arti di Brera
sotto la guida di Aldo Carpi, diplomandosi nel 1955.
Nello stesso anno tiene la sua prima
personale alla Galleria San Fedele di Milano. Con i compagni di Accademia
Romagnoni, Guerreschi, Banchieri e Vaglieri, partecipa alla formazione di un
gruppo che, attraverso una serie di mostre nella seconda metà degli anni
Cinquanta, determina una tendenza che sarà definita “Realismo esistenziale”.
Dopo una fase espressionistica, Ceretti si
orienta verso esperienze che indagano problemi di analisi e di formazione
dell’immagine. In questo senso, nel 1959, allestisce, insieme a Romagnoni e
Vaglieri, una mostra di tendenza alla Galleria Bergamini di Milano. Nel 1960
partecipa a “Possibilità di relazione” alla Galleria L’Attico di Roma, mostra
di riferimento nel dibattito sul superamento dell’Informale.
Negli anni successivi lavora nella direzione
di una rinnovata ricerca figurativa, con la necessità di rintracciare i valori
costitutivi dell’atto pittorico: una ricerca al cui centro si collocano i
problemi di frammentazione, di disgregazione e di riaggregazione dell’immagine.
Oltre a partecipare, tra gli anni Cinquanta e
Sessanta, alla VII, VIII e IX Quadriennale di Roma, Ceretti, nel corso della
sua lunga carriera, tiene numerose mostre personali in Italia e partecipa a
diverse rassegne collettive all’estero; inoltre, insegna nelle Accademie di
Belle Arti di Milano, Carrara, Venezia e Torino, terminando il proprio impegno,
ancora a Milano, nel 2000.
Nel 1996 pubblica una parte dei propri
appunti autobiografici, relativi agli anni Cinquanta, sulla rivista d’arte
trimestrale “Terzocchio” (numeri 78-79-80). L’Accademia di Belle Arti di Brera
ha pubblicato, nel maggio 2009, il suo “Il caso di vivere - Appunti”,
nell’ambito dei “Quaderni della Città di Brera” dedicati agli scritti
d’artista. Nel 2018, in occasione della XVI edizione del Premio Morlotti -
Imbersago riceve il Premio alla carriera.
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