Fino al 31 luglio 2021
Galleria Mucciaccia
Roma
Largo della Fontanella di Borghese 89
Jim Lambie, Zobop (Colour-Chrome), 2019
Installazione site specific
Lothar Götz, Beyond, 2021, acrylic, wallpainting
Installazione site specific
La Galleria Mucciaccia presenta una mostra che vuole esplorare diversi modi in cui è possibile impiegare il colore attraverso lo sguardo prismatico di sei noti artisti britannici: David Batchelor, Ian Davenport, Lothar Götz, Jim Lambie, Annie Morris, Fiona Rae. Gli artisti indagano ciascuno a suo modo le complesse relazioni che intercorrono tra colore, forma, mezzo e significato; la loro ricerca spazia dalla bidimensionalità alla tridimensionalità, nella quale il colore viene versato, dipinto, scolpito e lavorato in una molteplicità di materiali e tecniche.
Catherine Loewe, curatrice della mostra, si ispira alla filosofia di Robert Breault, per rendere il colore protagonista principale dell’esposizione: lo si trova nelle sculture assemblate con gli oggetti di recupero di Batchelor, nelle scie colorate dei quadri di Davenport, nei segni delicati e fluttuanti sulle superfici bianche di Fiona Rae e nelle sculture di Annie Morris che con prepotenza definiscono l’ambiente. Infine il colore esce fuori dai quadri per invadere i muri e il pavimento della Galleria stessa, con due realizzazioni site specific, quella di “Beyond” una parete dipinta da Lothar Götz e “Zobop”, il pavimento realizzato con strisce di vinile da Jim Lambie.
“C’è colore nella vita e c’è colore nell’arte - afferma la curatrice Catherine Loewe - e c’è l’intersezione di queste due cose, che è forse dove ci troviamo oggi”.
L’uso del colore e il suo significato sono infatti intrecciati in una complessa rete di riferimenti, in un mondo cromaticamente saturo - dal logo Apple alle magliette Benetton, da Seurat per i Simpsons a Turrell per Tiffany. In questi tempi bui di pandemia, i colori dell’arcobaleno hanno rappresentato per tutti la speranza negli striscioni appesi nei balconi di tutto il mondo.
Il colore è la chiave della nostra percezione, la vera essenza di come vediamo e capiamo il mondo, ma la domanda da porsi è: come lo interpretiamo?
I sei artisti in mostra danno ognuno una personale e unica interpretazione del colore, mettendo anche in dialogo colore e spazio della Galleria Mucciaccia come nel caso di Götz e Lambie, il cui lavoro verrà documentato nel catalogo edito da Silvana Editoriale.
David Batchelor esplora le caratteristiche e i significati del colore in modo approfondito, attingendo da arte, scienza, letteratura, filosofia, film, musica e antropologia. La sua pratica multidisciplinare comprende disegno, pittura, scultura e installazioni su larga scala, in cui il colore è il protagonista principale. Batchelor lavora sul colore sperimentato nell'ambiente urbano, i colori artificiali dei materiali prodotti da una società dei consumi, la plastica della chimica industriale, la fluorescenza dell'elettricità e la tecnologia digitale.
Ian Davenport impiega una miriade di tecniche tra cui versare, gocciolare, lanciare e ribaltare. La rimozione della pennellata espressionistica gli permette invece di sfruttare gli effetti della gravità, navigando sulla linea tenue tra esercitare e rinunciare al controllo sulla materia. Il suo lavoro conserva una sottile connessione con una varietà di fonti del mondo reale, le forme circolari dei barattoli di vernice e dei pancake, le strisce di plastica appese alle porte dei negozi di kebab, archi del tunnel Rotherhithe e i ritmi musicali della sua amata batteria, che si trova nel suo studio.
Lothar Götz è conosciuto per i suoi modelli policromatici danzanti nel linguaggio dell'astrazione geometrica, che saltano attraverso i confini dello spazio bidimensionale e tridimensionale. Il lavoro di Götz è intriso delle visioni ideali incorporate nell'arte e nel design delle utopie politiche e culturali dell'inizio del XX secolo, come il Bauhaus e il Costruttivismo. Anche se il colore invoca gioia e liberazione, per l’artista vi resta un aspetto politico sottostante, che fa riferimento alla narrativa più oscura, quando l'astrazione radicale era etichettata come degenerata.
L'interesse di Jim Lambie per gli effetti psicologici del colore è espresso alla perfezione nell'installazione site-specific Zobop alla Galleria Mucciaccia. L'idea originale era basata sul concetto di riempire uno spazio, pur lasciandolo vuoto, creando un effetto che è al tempo stesso minimo e sovraccarico dal punto di vista sensoriale. Come materiale ha utilizzato strisce di vinile applicate direttamente sul pavimento che riecheggiano non solo la materia di un disco, ma il groove e il mixaggio e il taglio delle canzoni per creare qualcosa di completamente nuovo.
La tavolozza audace e senza paura di Fiona Rae è stata profondamente influenzata dalla sua infanzia errante a Hong Kong, in Indonesia e in Australia, vedendo la calligrafia cinese, i rossi vividi, i verdi e l'oro dei draghi, insieme alla propensione degli anni '70 per i marroni e gli aranci. Nonostante l'aspetto apparentemente disinvolto del suo lavoro, c'è un processo arduo e rigoroso, sviluppato attraverso una serie di proposte che interrogano il linguaggio fondamentale della pittura. Questi esperimenti empirici sono impostati attorno a parametri rigorosi, i cui risultati spesso informano e influenzano il lavoro successivo.
Carl Jung ha descritto il colore come "la lingua madre del subconscio" ed è da questo luogo primordiale, in cui l'emozione interiore prende forma esteriore, che emana l'uso del colore da parte di Annie Morris. L’artista ha creato un linguaggio personale in cui la vita e l'arte si fondono, distillate attraverso le complesse emozioni ed esperienze dell'essere una donna, figlia, sorella, moglie e madre. Il suo processo creativo fluido e istintivo è portatore di significato tanto quanto il soggetto o la forma emotiva, scivolando tra gli spazi vincolati di pittura e scultura, astrazione e raffigurazione.
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