La mostra fotografica “Muri e cantieri. L’arte dei muri a secco nel Gemonese e a Majano”, allestita a Majano nello Spazio d’Arte “Ciro di Pers” accanto al palazzo municipale, ha trovato una chiave di lettura (e di esposizione) originale: trattandosi di un allestimento itinerante, di volta in volta aggiorna e integra le immagini adeguandosi al Comune ospitante. Per dire: dopo le tappe di Gemona, Artegna e Osoppo, nella versione majanese si trovano immagini inedite riferite al territorio specifico, riguardanti il muro di contenimento prossimo all’Hospitale di San Giovanni nella frazione di San Tomaso, il muro merlato che si erge a Comerzo, il muretto a secco vicino alla sorgente di Borc de Vile a Susans, il muro di confine lungo il sentiero che collega i due borghi principali di Susans e che questa settimana sarà oggetto di un intervento di ripristino nell’ambito del cantiere del paesaggio proposto dalla comunità locale coinvolta nel processo partecipativo finalizzato alla realizzazione della mappa di comunità, in corso da tempo.
Le immagini della mostra, scattate dal fotografo Graziano Soravito, fanno parte di un progetto pluriennale di rilevamento e schedatura delle opere murarie in pietra del Gemonese. L’allestimento si inserisce nelle iniziative che l’Ecomuseo e le amministrazioni comunali di Majano e Artegna stanno dedicando in queste settimane al paesaggio terrazzato e murato del Campo di Osoppo-Gemona (all’esposizione si sono aggiunti un convegno, una visita guidata e i due cantieri-scuola a Sornico e Susans). La mostra resterà aperta fino al 19 settembre con i seguenti orari: martedì dalle 16 alle 19, giovedì dalle 9 alle 12 e dalle 16 alle 19, sabato dalle 16 alle 19, domenica dalle 15 alle 19. Accesso consentito con green pass e mascherina.
«I terrazzamenti e i muri in pietra a secco rappresentano un patrimonio incalcolabile per il territorio, sia dal punto di vista idrogeologico che dal punto di vista storico e paesaggistico. Il riconoscimento del 2018 con cui l’Unesco ha incluso l’arte di costruire i muri a secco nel “Patrimonio immateriale mondiale dell’Umanità”, ha reso il giusto merito agli artigiani locali che hanno saputo conservare e tramandare una tecnica costruttiva diffusa da secoli e che in Italia ha avuto una grandissima diffusione, spesso con esiti qualitativi di particolare pregio. Negli ultimi decenni i terrazzamenti sono stati poco apprezzati, la meccanizzazione dell’agricoltura ne ha decretato il quasi totale abbandono. Tuttavia, dalla fine del secolo scorso la cultura per la tutela del paesaggio terrazzato, per il recupero dei muri a secco e della loro antichissima tecnica costruttiva si sta diffondendo, e le iniziative di valorizzazione si stanno moltiplicando». (Guida illustrata “L’arte del costruire in pietra a secco”, Vita in Campagna 11/2020)
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