Il percorso di aggiornamento dei disciplinari dei vini piacentini è stato presentato al Gran Premio internazionale della Ristorazione 2022. Malvasia e Gutturnio fermi esprimeranno l'apice della qualità di un territorio che guarda al futuro
PIACENZA, 16 NOVEMBRE - Le DOC e le IGT proteggono storie, territori e saperi. Tuttavia, come ogni strumento creato dall’uomo, non sono entità statiche: di fronte a sfide e bisogni inediti diventa strategico aggiornarle per poter cogliere nuove e migliori opportunità di valorizzazione dei vini e del territorio da cui nascono. Ecco perché il Consorzio Tutela Vini DOC Colli Piacentini ha avviato un percorso condiviso di aggiornamento dei disciplinari dei vini con l’intenzione di presentarlo al Ministero dell'Agricoltura nel corso del 2023.
Per la capacità di coniugare tutela del territorio e innovazione sostenibile il Consorzio piacentino ha ricevuto uno speciale Diploma di Valore all'ottava edizione del Gran Premio internazionale della Ristorazione, evento biennale dedicato alla cultura della tavola e dell’ospitalità andato in scena lunedì 14 novembre al Grand Hotel Des Bains di Riccione. La cerimonia di premiazione, alla quale hanno preso parte il Presidente del Consorzio Marco Profumo e il responsabile della comunicazione Patrizio Campana, è stata l'occasione per presentare nel dettaglio il lavoro svolto finora e le prospettive future del territorio dei Colli Piacentini.
I protagonisti
Con l’obiettivo di mappare tutte le aree di miglioramento e innovazione dei disciplinari in uso, nel corso del 2021 è stata avviata una vasta consultazione che vede come protagonisti oltre 140 vignaioli e vinificatori che danno lustro agli oltre seimila ettari di vigneto piacentino e che si avvale della preziosa collaborazione dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, oltre che di tecnici agronomici ed enologici.
Il percorso fatto
Il primo passo è stato la realizzazione di un questionario rivolto agli associati per stimolare un confronto di idee utile al lavoro di messa a punto, correzione e riscrittura dei disciplinari, a cui è seguita una serie di incontri sul territorio con i produttori. Successivi momenti di confronto e degustazione dei vini prodotti hanno permesso di focalizzare ulteriormente gli attuali punti di forza e criticità, in campo e in cantina, della produzione enologica territoriale, al centro anche del seminario “Dalla A alla DOC. Le prospettive vinicole dei Colli Piacentini” tenutosi lo scorso giugno con importanti esperti del mondo del vino.
Verso una DOCG Piacenza
Superando il cliché per cui “sui Colli Piacentini si fanno solo vini frizzanti”, la Malvasia e il Gutturnio fermi si sono dimostrati vini di grande personalità, in grado di poter ambire a un posizionamento di alto livello sul mercato nazionale ed estero e alla costituzione di una specifica Denominazione di origine controllata e garantita (DOCG), che identifica i vini italiani di maggiore qualità.
La volontà di elevare a DOCG questi due vini prodotti nel territorio dell'attuale DOC Colli Piacentini si accompagna con l'intenzione di allargare "verso l'alto" lo stesso territorio della DOC, andando a comprendere alcune zone di alta collina un tempo non vocate alla viticoltura, ma che oggi lo sono diventate a seguito dei cambiamenti climatici in atto e, in chiave futura, offrono garanzie di elevata qualità enologica oltre a nuove opportunità di ripopolamento dell'entroterra piacentino.
All'interno della DOC sempre centrale rimarrà la produzione di vini frizzanti di alta qualità, che fino a oggi ha rappresentato il vessillo identitario di un territorio capace di raggiungere su questo fronte elevati picchi di piacevolezza e grande apprezzamento anche per la facilità di abbinamento con i prodotti gastronomici di punta dell'Emilia-Romagna.
A completare il percorso di revisione dei disciplinari saranno una maggiore valorizzazione della produzione spumantistica del territorio e una razionalizzazione dei vini previsti (attualmente 24) all'interno della DOC Colli Piacentini, con l'esclusione di alcuni di quelli oggi contraddistinti dalla prevalenza di vitigni internazionali o da produzioni quantitativamente limitatissime e poco rappresentative.
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