“Spaziale. Ognuno appartiene a tutti gli altri”1 è il titolo del Padiglione Italia alla 18. Mostra Internazionale di Architettura – La Biennale di Venezia, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della cultura e curato da Fosbury Architecture (Giacomo Ardesio, Alessandro Bonizzoni, Nicola Campri, Veronica Caprino e Claudia Mainardi).
Per la prima volta un gruppo curatoriale costituito da architetti nati tra il 1987 e il 1989 porta a Venezia le istanze di una nuova generazione di progettisti under 40 (nove gruppi di progettisti e altrettanti advisor, professionisti provenienti da diversi campi delle industrie creative, per un totale di circa 50 persone con età̀ media di 33 anni) cresciuta e formatasi in uno scenario di crisi permanente – la crisi culturale dell’Occidente innescata dall’11 settembre 2001, la crisi economica del 2007-2008, quella sanitaria degli ultimi anni, quella energetica e geopolitica di oggi e quella ecologica di domani – e che per questo ha fatto della collaborazione, della condivisione e del dialogo la base di ogni propria attività̀. Una generazione consapevole, da un lato, dell’impatto e della responsabilità̀ del settore delle costruzioni nella crisi ambientale e, dall’altro, della crisi di rilevanza dell’architettura e del progetto nella trasformazione di città e territori. Una generazione di progettisti che, rispetto alle precedenti, è cresciuta in un regime di scarsità̀ di risorse e di opportunità̀, che vive come cruciale il tema della sostenibilità̀, e che sa che questo è l’unico contesto nel quale potrà̀ operare ora e in futuro.
Fosbury Architecture si fa portavoce di quei progettisti italiani “nativi sostenibili” che hanno già̀ accettato tutte queste sfide, per i quali la transdisciplinarietà è uno strumento per espandere i limiti dell’architettura e il manufatto costruito è un mezzo e non un fine ultimo. “Spaziale. Ognuno appartiene a tutti gli altri” nasce da questi presupposti e si fonda sulla visione dell’Architettura come pratica di ricerca multidisciplinare al di là dei manufatti e della Progettazione come risultato di un lavoro collettivo e collaborativo, che supera l’idea dell’architetto-autore. In questa visione, lo spazio è inteso come luogo fisico e simbolico, area geografica e dimensione astratta, sistema di riferimenti conosciuti e territorio di possibilità̀.
Spaziale fa dunque riferimento a una nozione espansa del campo dell’architettura: intervenire nello spazio significa operare su quel tessuto di relazioni tra persone e luoghi che è alla base di ogni progetto.
“Spaziale. Ognuno appartiene a tutti gli altri” porta al centro del Padiglione Italia un processo collaborativo ad ampio spettro, un progetto inclusivo che coinvolge figure di eccellenza e comunità̀ locali, mettendo in scena le migliori ricerche portate avanti da architetti italiani under 40 in relazione a specifiche necessità territoriali.
Per la prima volta, infatti, il Padiglione Italia è stato interpretato dai curatori come l’occasione per realizzare nuovi progetti: un attivatore di azioni concrete a beneficio di territori e comunità̀ locali, oltre l’idea che una mostra debba essere solo “esibizione”. Per questa ragione una parte consistente dei fondi pubblici destinati al Padiglione è stata utilizzata per innescare nuovi processi o potenziare progetti esistenti aggiungendovi un nuovo capitolo.
Fosbury Architecture ha individuato e invitato a collaborare nove pratiche spaziali, progettisti chiamati a sviluppare nove progetti pionieri per il Padiglione Italia: nove pratiche di architettura – architetti o gruppi italiani under 40 rappresentativi di ricerche originali, attivi in Italia e all’estero – selezionate in base all’attitudine con cui operano, i territori in cui intervengono, i mezzi che utilizzano, le questioni che sollevano e le risposte che suggeriscono, e che rappresentano un elenco, seppure incompleto, di professionisti italiani che lavorano lungo il perimetro di ciò̀ che è considerato oggi architettura.
Per rendere i nove progetti dei prodotti transdisciplinari genuini, i curatori hanno affiancato a ciascun progettista un advisor, proveniente da altri campi della creatività̀: artisti visivi e performer, esperti di alimentazione e di intelligenza artificiale, scrittori e registi.
Sono state poi individuate nove stazioni, siti rappresentativi di condizioni di fragilità̀ o trasformazione del nostro Paese, dove ciascun gruppo transdisciplinare è stato chiamato a intervenire. Infine, ciascun gruppo di progettazione ha collaborato e collaborerà̀ con una serie di incubatori – attori locali come musei, associazioni, festival culturali – con l’obiettivo di radicare ciascun progetto nel territorio di riferimento.
In questo modo i nove progetti legati al Padiglione Italia vanno a configurare le tappe di un’inedita geografia, diventando mete simboliche di un rinnovato Viaggio in Italia.
Il lavoro di ciascun gruppo risponde a una serie di temi urgenti per il contesto italiano e la disciplina in generale: domande aperte, riconducibili allo scenario di transizione – non solo ecologica – che ci troviamo ad affrontare in questi anni; sfide ‘impossibili’ se prese a livello globale ma che affrontate nei contesti locali sono in grado di produrre riscontri immediati e tangibili.
A Taranto la convivenza con il disastro viene raccontata sui tetti della città dal collettivo Post Disaster in dialogo con Silvia Calderoni e Ilenia Caleo.
Nella Baia di Ieranto, oasi naturalistica del FAI nei pressi di Napoli, gli architetti BB – Alessandro Bava e Fabrizio Ballabio – con Terra- forma Festival mettono in scena la riconciliazione con l’ambiente.
A Trieste la coesistenza multiculturale viene analizzata lungo il confine italo-sloveno da Giuditta Vendrame con Ana Shametaj.
A Ripa Teatina, in provincia di Chieti, gli HPO con Claudia Dura- stanti coinvolgono la comunità̀ nel recupero del patrimonio incompiuto.
Nella terraferma veneziana, tra Mestre e Marghera, i Parasite 2.0 con Elia Fornari affrontano il tema dell’inclusione sociale lavorando sulla democratizzazione delle attività̀ ricreative.
A Cabras, in Sardegna, il gruppo Lemonot lavora con Roberto Flore sulla transizione alimentare.
A Librino, quartiere di Catania, Studio Ossidiana collabora con Adelita Husni Bey a un progetto di rigenerazione delle periferie.
A Belmonte Calabro, a rappresentare le aree interne italiane, il collettivo Orizzontale con Bruno Zamborlin si interroga sul superamento del divario digitale.
Infine, nella piana fra Prato e Pistoia, i progettisti (ab)Normal e CAPTCHA in collaborazione con Emilio Vavarella investigano i limiti della tutela del paesaggio e della sua riproducibilità̀.
Per estenderne la prospettiva temporale e convertire il consumo di risorse in un investimento, la mostra si articola in tre momenti. Il primo è stato “Spaziale presenta”: l’osservatorio che ha monitorato l’attivazione degli interventi site-specific. Il secondo è “Spaziale. Ognuno appartiene a tutti gli altri”: che incarna nelle Tese delle Vergini la sintesi formale e teorica dei processi innescati altrove. Il terzo è “Spaziale”: un archivio che documenterà le attività locali, il public program ufficiale e che diventerà poi piattaforma permanente.
All’interno del Padiglione Italia non viene dunque presentato un progetto finito, ma l’avvio di una serie di iniziative che avrà̀ un impatto di lunga durata, restituendo una rinnovata immagine dell’architettura italiana nel contesto internazionale.
All’espansione del progetto del Padiglione al di fuori dell’Arsenale corrisponde una riduzione dell’allestimento per lasciare spazio alla rappresentazione dei processi attivati in tutta la penisola italiana. La prima Tesa delle Vergini si presenta completamente vuota: scelta che ha permesso ai curatori di utilizzare solo la superficie strettamente necessaria e magnificare le qualità intrinseche di uno spazio che viene sistematicamente saturato dai contenuti che ospita.
L’allestimento nella seconda Tesa raccoglie i nove progetti in un racconto unitario che mette a confronto le immagini delle esperienze locali, mostrandone luoghi e attori, con le installazioni realizzate dai progettisti disposte idealmente lungo un tracciato che ripropone la sagoma della penisola italiana.
I progetti locali non si interrompono con l’inaugurazione del Padiglione Italia, ma proseguono con una fitta serie di attività̀ sui territori lungo la durata della mostra e oltre. Lo svolgimento di tutte le attività̀ sui territori può essere seguito sulle piattaforme online e social attivate a partire da gennaio 2023.
L’allestimento del Padiglione è stato pensato per essere fruibile secondo tre modalità di visita: un colpo d’occhio potente per una visita velocissima; contenuti video per una visita breve; la possibilità di interagire con le installazioni per una permanenza prolungata. Enormi proiezioni sul lato lungo della prima Tesa aiutano il visitatore a comprendere le ‘regole del gioco’ della mostra, mentre sui lati corti della seconda Tesa servono a contestualizzare i diversi dispositivi spaziali. Un espediente narrativo capace di replicare i manufatti nello spazio-tempo da cui provengono per mostrare attraverso frammenti video la loro realizzazione, le comunità per le quali sono stati prodotti e i luoghi nei quali insistono.
Convinti che la sostenibilità debba necessariamente essere un processo concreto e laico, la mostra è stata ideata come un set cinematografico temporaneo nel quale vanno in scena le relazioni tra le opere in mostra. Tutta la parte tecnica, componente dominante dell’allestimento, è stata noleggiata e non comporterà spreco in fase di disallestimento; alcune opere – già provenienti dai siti di progetto – torneranno nei territori come donazione agli incubatori che se ne prenderanno cura; tutte le componenti lignee di scarto saranno recuperate e i semilavorati rimanenti verranno recuperati dai progettisti. Le nove installazioni sono posate sul pavimento crudo del Padiglione Italia, connesse tra loro dalla mappa stilizzata dell’Italia, contornate da informazioni e arricchite da contenuti multimediali realizzati da progettisti e advisor durate le attivazioni locali. Progetti che provengono da contesti estremamente peculiari – apparentemente disconnessi – si confrontano per la prima volta nel Padiglione Italia, mostrando al visitatore che piccole azioni locali possono suggerire soluzioni globali e che le fragilità di alcuni sono le sfide di tutti.
Per i Fosbury Architecture la pratica curatoriale è un potente strumento per passare dall’archiviazione all’azione, assorbire e metabolizzare le questioni urgenti, mediare tra istituzioni e pubblico, intervenire quando necessario. Per questo, invece di rimanere ancorati a una dinamica espositiva autoreferenziale, i curatori – riconoscendo al loro ruolo una dimensione necessariamente etica – hanno preferito cogliere l’occasione del Padiglione Italia per mettere in pratica un’accademia diffusa sul territorio nazionale e per finanziare – attraverso i fondi stanziati e raccolti – progetti utili per le comunità̀ che hanno partecipato all’intero processo: per primi i Fosbury Architecture non hanno agito da curatori-autori ma da mediatori tra diverse costellazioni di agenti, locali e non, attori di un progetto collettivo che ha già̀ dato vita a un vero e proprio Laboratorio del Futuro.
La Direzione Generale Creatività̀ Contemporanea del Ministero della cultura ha contribuito alla realizzazione di “Spaziale. Ognuno appartiene a tutti gli altri” con un importo pari a 800.000 euro formalizzato, come di consueto, con una convenzione con la Fondazione La Biennale di Venezia, stipulata il 26 ottobre 2022.
Il Padiglione Italia è stato realizzato anche grazie al sostegno di Banca Ifis in qualità̀ di main sponsor, di Bottega Veneta in qualità̀ di sponsor e di Rilegno in qualità̀ di sostenitore, il cui contributo ammonta complessivamente a più̀ di 230.000 euro.
Si ringraziano il main sponsor tecnico Fohhn, gli sponsor tecnici Epson, Flos, NM3, Fedrigoni e il Donor Aeroporto Nicelli il cui contributo ammonta a un valore complessivo di 160.000 euro.
Un ringraziamento speciale ad Amorim.
Le attivazioni nelle varie stazioni locali sono state rese possibili, oltre che dalla ripartizione delle risorse del Padiglione Italia, soprattutto grazie al coinvolgimento di numerosi partner e sponsor, a cui va un sentito ringraziamento per aver abbracciato il progetto.
Il Padiglione Italia, per tutta la durata della mostra, sarà̀ accompagnato da un ricco programma di appuntamenti – seminari, conferenze, laboratori, workshop – su diverse sedi, a Venezia e su tutta la penisola, toccando in particolare le nove stazioni protagoniste del Padiglione. Inoltre, grazie al sostegno di Banca Ifis, che sostiene il Padiglione Italia nell’ambito delle progettualità del social impact lab Kaleidos, uno di questi appuntamenti sarà in autunno una giornata di studio con i Fosbury Architecture.
Parte centrale di questo programma di attività è Mondo Novo, il Public Program del Padiglione Italia: cinque momenti per riflettere sui temi cruciali dell’Architettura oggi con alcuni dei protagonisti più rilevanti e innovativi della scena internazionale che si svolgeranno al Teatrino Grassi, a Venezia, tra il 20 maggio e il 26 novembre 2023. Mondo Novo, a cura di Fosbury Architecture in collaborazione con Palazzo Grassi – Punta della Dogana, Pinault Collection, è realizzato con il sostegno di Bottega Veneta.
“Spaziale. Ognuno appartiene a tutti gli altri” è raccontato nella sua ampiezza da un catalogo a cura di Fosbury Architecture, edito da Humboldt Books, che raccoglie dialoghi tra i progettisti e gli advisor: Post Disaster (Peppe Frisino, Gabriele Leo, Grazia Mappa, Gabriella Mastrangelo) con Silvia Calderoni, Ilenia Caleo; BB (Fabrizio Ballabio, Alessandro Bava) con Terraforma (Ruggero Pietromarchi); Giuditta Vendrame con Ana Shametaj; HPO (Alessandro Argentesi, Luca Cei, Mara Femia, Filippo Ferraro, Gregorio Giannini, Gabriele Giau, Giulio Marchetti, Oreste Montinaro, Dario Rizzi, Giorgio Scanelli, Riccardo Simioni) con Claudia Durastanti; Parasite 2.0 (Stefano Colombo, Eugenio Cosentino, Luca Marullo) con Elia Fornari – Brain Dead; Lemonot (Sabrina Morreale, Lorenzo Perri) con Roberto Flore; Studio Ossidiana (Giovanni Belotti, Alessandra Covini) con Adelita Husni Bey; Orizzontale (Jacopo Ammendola, Juan López Cano, Giuseppe Grant, Margherita Manfra, Nasrin Mohiti Asli, Roberto Pantaleoni, Stefano Ragazzo) con Bruno Zamborlin; (ab)Normal (Marcello Carpino, Mattia Inselvini, Davide Masserini, Luigi Savio), Captcha Architecture (Margherita Marri, Jacopo Rosa) con Emilio Vavarella; approfondimenti a cura di Mirko Zardini, dpr-barcelona (Ethel Baraona Pohl, César Reyes Nájera) con Anna Puigjaner Barbera e Markus Miessen, Charlotte Malterre-Barthes e Nina Bassoli; infografiche di Fosbury Architecture; saggi fotografici di Sara Scanderebech, Luca Campri, Eleonora Agostini, Barbara Rossi, Giacomo Bianco, Giovanni Galanello, Alessandro Iovino, Adrianna Glaviano, Mattia Balsamini.
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