L’affermazione non è del sottoscritto ma dello scrittore sceneggiatore statunitense Leon Uris (Baltimora, 3 agosto 1924 – Long Island, 21 giugno 2003). Onestamente, ditemi voi come dargli torto. Gli uomini poi, che come chi vi scrive, hanno già vissuto diverse primavere ancora di più ne prenderanno atto con un sospiro di malinconia e qualche istante di dolce nostalgia.
Ma la gioventù si può anche vivere attraverso l’opera altrui, si può trarre emozioni, provare gioia di fronte alle azioni di chi, con la spregiudicatezza degli anni verdi e la comprensibile inesperienza, crede in quello che fa e ci si butta a capo fitto senza remore o timori.
Nel corso degli anni ho scritto per tantissimi produttori, e non solo di vino, alcuni si sono rivelati come persone decisamente amabili, altri meno. Ricchi e non, gentili e arroganti, ospitali dall’animo nobile e altri con la puzzetta sotto il naso tipica dei convinti di essere superiori. Ma il bello del mio mestiere è anche questo: i contrasti, il bianco e il nero, il dolce e il salato, il giovane e l’anziano.
Oggi a cuore aperto vi racconto in poche righe una storia di gioventù e di vino che mi è piaciuta molto. Alcuni mesi fa un amico, che si occupa di tutt’altro rispetto al mio lavoro, mi ha parlato di un giovane produttore di Santa Vittoria (CN) che non conoscevo. Sapete bene che in Italia si contano migliaia e migliaia di Cantine e, nonostante i tanti articoli scritti e i molti servizi televisivi condotti, il giovane in questione non rientrava nelle mie conoscenze enologiche.
Di Santa Vittoria non vi racconto nulla, tutto è già stato scritto e la celebre località piemontese attira ancora oggi regolarmente tanti turisti italiani e stranieri che amano la quiete delle colline abbinata al buon cibo e ai grandi vini.
Vi parlo invece di Daniele Dabbene, classe 1995, un giovanissimo che fin da bambino accompagnava il nonno nelle vigne e lo osservava potare, legare i tralci, scrutare il cielo per comprendere meglio le condizioni meteorologiche. Daniele faceva quello che i bambini curiosi amano fare con la consapevolezza di essere al sicuro vicino ad una persona cara.
Ma il vissuto dei primi passi della vita per molti uomini si rivela crescendo il cammino che si desidera intraprendere, certo non tutti ci riescono purtroppo, ma non è il caso di Daniele. Passano gli anni e dopo le scuole dell’obbligo Daniele si diploma presso la scuola di Agraria di Grinzane Cavour. Nel frattempo, dopo il nonno, anche il papà porta avanti le vigne di famiglia e quella meravigliosa tradizione della gente di questi luoghi di lavorare la terra.
Daniele non solo lavora la vigna ma inizia un percorso di maturazione enologica attraverso la conoscenza del lavoro degli altri produttori, quelli bravi e con esperienza. Studia ancora, incontra persone, degusta, visita aziende e realizza definitivamente suo il piccolo grande sogno di bambino.
Arriva il 2017 e a soli 22 anni, grazie alla collaborazione dei genitori, ristruttura una vecchia stalla di famiglia e la trasforma in cantina dando il via alla sua filiera di produzione: dalla vigna alla bottiglia. Pochi ettari, circa 6, e poche bottiglie, 4 mila, ma rigorosamente di alta qualità. Che assurdità sarebbe quella di vivere e lavorare in un anfratto territoriale baciato da Dio, e non cercare di produrre il meglio che questa terra, unita al lavoro dell’uomo, può offrire.
Nel parlargli insieme Daniele mi ha ricordato la mia voglia di fare quando avevo la sua età, l’entusiasmo, la tenacia, le idee, a volte pazze, e la gran voglia di lavorare senza risparmiarsi rinunciando a tanto ma con un obiettivo ben preciso.
Ecco perché noi, non più giovani, possiamo ritrovare nella gioventù altrui degli attimi di gioia e di vigore, e credo che questi ragazzi, che preferiscono il lavoro in vigna al cazzeggiamento sui social, vadano supportati in tutto, perché saranno loro il nostro futuro.
Una piccola produzione di pregio di Roero, Roero Arneis, Nebbiolo d’Alba e Barbera d’Alba con la costante ricerca di produrre sempre meglio offrendo così al mercato grandi vini da gustare con soddisfazione.
So bene che qualcuno potrebbe obiettare su quanto vi ho raccontato e magari chiedermi: come fa un ragazzo così giovane a produrre tutta questa qualità? Io vi risponderei semplicemente che se lo conoscete e degustate i suoi vini capite subito il perché. Daniele è bravo perché è pignolo, non lascia nulla al caso e un lavoro, per la sua mentalità, deve essere ben fatto punto e basta.
Io i vini li ho assaggiati e mi sono piaciuti, mi è piaciuto il suo approccio alla vita e al lavoro, così come mi è piaciuta la sua famiglia e in particolare la saggezza di papà Valter che è tanto bravo nel sostenerlo quanto a ricordagli sempre che la vita è una salita e come tale va affrontata. Beata gioventù!!!
I vini di Daniele Dabbene sono acquistabili anche on line su:
Vendita vino del Roero Dabbene Daniele
Fabrizio Salce
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