Il termine “sdoganare” fa ormai parte del linguaggio del giornalismo e della politica: significa riabilitare, riscattare. Potremmo estenderlo a un progetto promosso dall’Ecomuseo a Montenars: riguarda i roccoli, che ancora oggi punteggiano quel territorio. Considerati alla stregua di luoghi da evitare per via della pratica che vi si conduceva, la cattura degli uccelli, sono ora diventati agorà verdi per lo svago e la cultura, spazi vivi e contemporanei (senza per questo dimenticare il passato). Il progetto di riconversione, avviato nel 2008, è come se avesse tolto un veto, fatto superare un pregiudizio.
Alcune tappe del progetto ecomuseale possono essere interpretate come altrettanti riconoscimenti per l’attività intrapresa: la schedatura delle uccellande storiche del Friuli da cui è derivata la scrittura di una guida per Erpac; le visite ininterrotte di gruppi provenienti da ogni parte della Regione; il successo della rassegna musicale “Note nei roccoli”, imitata in altre parti d’Italia; la recente partecipazione a un seminario della Fondazione Benetton e dell’Università Iuav che, nell’ambito di un progetto di ricerca con al centro le relazioni tra animali e paesaggio, hanno ospitato a Treviso l’Ecomuseo perché illustrasse l’architettura arborea di roccoli e bressane e presentasse il progetto di valorizzazione delle uccellande di Montenars. Si tratta ora di continuare, trovando ulteriori stimoli e formulando nuove proposte di fruizione.
I roccoli sono boschetti a pianta circolare, piantumati e attrezzati un tempo per la cattura degli uccelli. Sul territorio di Montenars, a metà del secolo scorso, ce n’erano una sessantina su selle e crinali lungo una delle rotte migratorie più battute. Solo alcuni sono sopravvissuti sino ai nostri giorni, ben conservati, pregevoli per le dimensioni e il fascino delle forme. Il progetto “Un futuro per i roccoli di Montenars”, promosso dall’Ecomuseo delle Acque in collaborazione con il Comune e la Pro Montenars, ha proposto una riconversione delle uccellande dal punto di vista scientifico, didattico e turistico, puntando a evidenziare il modo con cui la comunità locale percepisce e attribuisce valore al proprio territorio, partendo dal recupero della sua storia. Questo è avvenuto anche attraverso un processo partecipativo che ha fatto uso di uno strumento innovativo come la “mappa di comunità”.
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