Il 30 ottobre 2024 è stata presentata a Milano all’ADI Design Museum la selezione annuale di ADI Design Index 2024, che apre il percorso al prossimo premio Compasso d’Oro del 2025. Tra i prodotti e servizi selezionati, nella sezione Mostre e Installazioni, c’è anche il progetto multimediale per la mostra Orhan Pamuk. Parole e Immagini, tenutasi al Labirinto della Masone tra novembre 2023 e marzo 2024.
La mostra a cura di Edoardo Pepino si è contraddistinta per il progetto multimediale di NEO Narrative Environments Operas che ha saputo realizzare un percorso che ha coinvolto i visitatori ed esplorato l’inedita produzione grafica dello scrittore Orhan Pamuk (premio Nobel per la Letteratura nel 2006).
Da più di dieci anni Pamuk scrive e disegna quotidianamente taccuini, 12 dei quali sono stati esposti e commentati in un percorso scenografico ed immersivo tra le sale espositive al termine della galleria del Labirinto, dove è esposta anche la collezione d’arte di Franco Maria Ricci.
Reale e spettacolare al contempo, la mostra prodotta dalla Fondazione Franco Maria Ricci ha esposto per le prima volta al pubblico una selezione di taccuini autografi, e li ha raccontati e approfonditi grazie a un documentario/intervista e a proiezioni che hanno fatto immergere i visitatori nel mondo dell’artista-scrittore Orhan Pamuk.
Nella prima sala, i taccuini scelti dall’autore insieme al curatore erano esposti aperti, mostrando una selezione delle immagini più belle, colorate e significative. Schermi digitali hanno fornito, poi, una visione più completa del loro contenuto, permettendo a ciascun visitatore di muoversi, pagina dopo pagina, tra le numerosissime illustrazioni, ingrandendole e leggendone i testi tradotti.
La videoproiezione di un’intervista inedita a Orhan Pamuk, allestita nella seconda sala, ha permesso di addentrarsi nella poetica del romanziere, approfondendo e indagando il tema del rapporto tra parola e immagine.
L’ultima parte del percorso espositivo conduceva il pubblico in una dimensione più intima, in un luogo vissuto profondamente da Pamuk. L’allestimento della terza sala si ispirava infatti alla casa dello scrittore-artista, che è sempre stata per lui un punto privilegiato di osservazione sulla città (Istanbul) e sui mondi antropologici racchiusi in essa. Le finestre diventavano così l’elemento chiave, soglia di apertura su una realtà prossima e distante allo stesso tempo: otto schermi accostati e leggermente sovrapposti uno all’altro, a evocare idealmente le finestre dell’abitazione, proiettavano immagini dei taccuini alternate a immagini fotografiche e note da diario, in un rimando continuo di sogni e accadimenti. Memoria e immaginazione si sono così fuse in un linguaggio fatto di accostamenti, di sensazioni, di ricordi, di bianco e nero e colore. Tappeti turchi “grandi e pesanti”, come quelli che Pamuk stesso descrive nei suoi ricordi, erano infine disposti nella sala: metafora del profondo radicamento alla dimensione personale dell’autore, essi invitavano il visitatore ad eccedere al suo mondo interiore, sedendosi e osservandolo.
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