Presentazione
del libro e curatela della mostra a cura di Stefano Crespi
Allestimento mostra a cura di Matteo
Castelli
Palazzo Bovara/Circolo del Commercio
Corso Venezia 51 Milano
Lunedì 8
novembre 2021
Ingresso libero con obbligo di Green
pass
Presentazione libro ore
18.00
Inaugurazione
mostra ore 19.00
Periodo mostra: 8-23 novembre 2021
Orari
apertura
da lunedì al giovedì 10-17, venerdì
10-16
Ingresso
libero con obbligo di Green pass
“Ultima frontiera” è il titolo dell’ultimo
libro dell’artista milanese classe 1969 Giovanni Cerri,
che verrà presentato lunedì 8 novembre alle ore 18 a Palazzo Bovara /
Circolo del Commercio in corso Venezia 51 a Milano in occasione
dell’inaugurazione della sua nuova mostra che porta il medesimo titolo, “Ultima
frontiera”, e che rimarrà aperta al pubblico sino al 23 novembre.
IL LIBRO
Presentato da
Stefano Crespi, edito nel 2020 dalla casa editrice Le Lettere di Firenze nella
Collana Atelier ma sino ad oggi mai presentato al pubblico a causa della
pandemia Covid-19, “Ultima frontiera” si presenta come un connotato
diaristico, divenuto sempre più raro, dove vive la “voce” dei
ricordi, dei volti, dei momenti esistenziali, delle figure dell’esistere:
richiami all’adolescenza, le prime immagini dell’arte nello studio del padre,
conoscenze di personaggi testimoniali, incontri con artisti.
In una
scrittura aperta ed esplorativa emergono due tematiche in una singolare
originalità: la periferia come corrispettivo della solitudine dell’anima e
lo sguardo
senza tempo nell’inconscio, in ciò che abbiamo amato, in ciò
che non è accaduto.
Le prime nove copie del libro che verranno vendute conterranno
un’opera numerata e inedita dal titolo “Ultima frontiera” (tecnica mista su
carta, 13x18 cm).
LA MOSTRA
Giovanni
Cerri da pochi giorni ha inaugurato al Museo Italo Americano di San Francisco,
insieme al padre Giancarlo, il progetto espositivo a cura di Bianca Friundi “The art of two
generations” (28 ottobre 2021 – 20 febbraio 2022),
confronto aperto tra le ricerche pittoriche dei due artisti milanesi che
presentano due differenti mostre: Giovanni Cerri “2020: Milano nell’ora del
lupo”, il padre Giancarlo “Le sequenze astratte. 1995-2005”.
Rispetto alla
personale americana, dove Giovanni fornisce un nuovo percorso di immagini
ispirate al capoluogo lombardo durante la pandemia Covid-19 attraverso 39 opere
fra disegni e dipinti, a Milano presenta 23 opere,
tutte tecnica mista su tela, che riassumono gli ultimi dieci anni della
sua attività: La tematica urbana, che caratterizza da sempre il
suo percorso, si è sviluppata negli ultimi anni e appare nei quadri più recenti
come territorio più immaginario, con l’elemento della natura che invade lo
spazio della città.
La natura si
riappropria di quello che le è stato tolto dall’uomo, riconquista vita
occupando strade, muri, case. Il messaggio è particolarmente evidente nel quadro-manifesto
della mostra, Giungla urbana (2021), in
cui una macchia verde di vegetazione si estende a perdita d’occhio in estrema
lontananza, laddove una volta c’era una periferia, un quartiere. Le ciminiere
delle fabbriche sono diventate verdi, ricoperte di muschi e rampicanti. Questi
i quadri più recenti, intitolati anche Off limits, a indicare
territori interdetti, forse proibiti, pericolosi. La città è diventata
selvaggia, non più civile. In esposizione poi alcune periferie e qualche paesaggio industriale degli
anni appena passati, anche provenienti da collezioni private.
Scrive Stefano Crespi nel testo in catalogo: “Questa mostra si apre a uno spazio senza fine di sensi, luce, avventura dell’immagine. Un ciclo molto documentato è la periferia che è un’intuizione umana, artistica, psicologica di Cerri. La periferia scorre, si perde in immagini toccanti, struggenti. Da una parte si ritrova una periferia (case, viali, strade) nel momento dell’abbandono, nel grigio di un addio ancestrale. Dall’altra parte, come nelle ultime opere di questa mostra, ritroviamo originalmente la periferia in un orizzonte, in un incanto, nella visione di una bellezza indicibile. Accanto alla periferia, tema emblematico è lo sguardo senza tempo. Il «vedere» è la scena dei linguaggi, lo sguardo è memoria, epifania, ciò che è stato amato, ciò che non è accaduto. Lo sguardo è il viaggio impossibile verso l’assoluto. In mostra il volto femminile esce da ogni caducità verso una segretezza misteriosa”.
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