z2o Sara Zanin è lieta di presentare, sabato 11 dicembre, la prima mostra personale in galleria di Marta Roberti (Brescia, 1977), In metamorfosi, a cura di Cecilia Canziani.
La mostra raccoglie due serie di lavori dell’artista realizzate nell’ultimo anno e altre opere recenti che, come frequentemente accade nella ricerca di Marta Roberti, sono state riconfigurate per questa mostra.
Il nucleo centrale della mostra ruota attorno a una serie di disegni intitolata S’io mi intuassi come tu t’inmii.
Realizzati su carta dello Yunnan per essere successivamente ricamati su stoffa con il tradizionale punto a catenella tipico del Kashmir e attualmente in corso di lavorazione in India con la supervisione di Paola Manfredi, esperta di tessitura indiana, sono oggetto di una commissione dell’Istituto Italiano di Cultura di Delhi. Gli arazzi verranno esposti in una mostra presso l'IIC di New Delhi a febbraio del prossimo anno. Il titolo è un verso tratto dalla Commedia di Dante (Paradiso IX,81) che potrebbe essere tradotto con: se io potessi penetrare in te, capire te, percepire te con la stessa empatia che ti fa penetrare in me. Questa frase meravigliosa mi è sembrata esprimere poeticamente l’idea di metamorfosi che è al centro di tutti i lavori”, dice l’artista. Gli animali che popolano i tre Canti della Commedia sono il punto di partenza per una rielaborazione al femminile di creature mitologiche e zoomorfe, la cui iconografia viene ripensata dall’artista a partire da sé, dall’artista a partire da sé, componendo una galleria di autoritratti in mutamento.
L’idea di metamorfosi interspecifica e di interazione tra l’umano e l’animale caratterizza anche Lotus goddesses , il secondo gruppo di opere realizzate per la mostra: reinvenzioni di divinità indiane femminili, figure terribili e potenti, Durga e Sheetala possono portare distruzione o amministrare la cura. Provocano il caos, ma anche la sua ricomposizione. In mostra sono affiancate da figure di animali a loro volta simbolici, ambigui e metamorfici.
Il principio che sovrintende questi due cicli è lo stesso che regola in generale il lavoro di Marta Roberti e ha la sua radice nella molteplicità, nella fiducia nella trasformazione, moltiplicazione e crescita. I suoi disegni, ottenuti o colorati attraverso l’uso della carta copiativa, che è matrice o corpo dell’opera e che genera sempre un disegno e il suo doppio, possono essere montati e rimontati aprendo a una possibilità di combinazioni e interpolazioni tra cicli diversi. Il limite dell’immagine non è mai definito una volta per sempre: è l’immagine stessa a decidere l’estensione del supporto e non viceversa. Così in questa mostra i due nuovi corpus recenti richiamano a sé opere gruppi diversi, come i fiori dipinti senza guardare di Blind Herbarium, nuovi innesti di figure di uccelli e di fiori, ricomposizioni di piante di loto, e le incisioni su carta copiativa di foreste e selve: immagini inquiete perché possono essere ricombinate ad libitum.
Biografia
Marta Roberti (Brescia, 1977) vive e lavora a Roma. Dopo la laurea in Filosofia a Verona, si è diplomata in Arte Multimediale presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. Il disegno è il mezzo principale che declina in installazioni e video animati, attraverso i quali esplora le relazioni tra Oriente e Occidente studiandone e rielaborandone i miti e la loro rappresentazione. La sua produzione artistica ha sempre trovato ispirazione nell'idea che l'io non ha confini e che non è soltanto umano.
Nel 2020 ha vinto il bando Cantica del Maeci e Mibact e la sua opera è entrata nella collezione dell’Istituto Nazionale per la Grafica di Roma. Ha partecipato a mostre e festival internazionali, tra cui Encounter of Imagination. Dialogue between The Divine Comedy and Classic of Mountains and Seas, Pearl art Museum, Shanghai; I say I , Galleria Nazionale di Arte Moderna Roma (2021); Ladder to the moon , Galleria Monitor Roma (2021); Visions in the Making, Istituto Italiano di Cultura di New Delhi (2020); Wall Eyes, Johannesburg, Capetown (2019) e Auditorium Parco della Musica di Roma (2020); Something Else, Biennal Off Cairo (2019); Portrait Portrait, Taipei Contemporary Art Center (2017); Scarabocchio (2015); Kuandu Museum of Art Taipei. Ha vissuto in Asia per alcuni anni, dove ha partecipato a residenze in Cina, Taiwan e Vietnam. Attraverso workshop sulla tecnica del Disegno Cieco mostra come imparare a disegnare significhi imparare a vedere.
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