Dopo il lungo periodo di sospensione legato alla pandemia, l’Ecomuseo ripropone i corsi di cesteria, rivolti a tutte le persone interessate. Verranno illustrate le tecniche di lavorazione manuale finalizzate all’apprendimento dell’arte dell’intreccio, per imparare a realizzare il fondo, le pareti, la chiusura e il manico del cesto utilizzando rami di salice, ligustro e nocciolo. Come hanno dimostrato le dieci edizioni passate, i laboratori sono anche un’occasione per socializzare e condividere gli stessi interessi.
I corsi, condotti dai maestri artigiani Pierino Goi e Fabrizio Madotto, si svolgeranno a ottobre-novembre e a gennaio-febbraio. Sedi, giornate e orari verranno concordati con i partecipanti. Alla fine del corso verrà allestita una mostra con i cesti e i panieri prodotti dagli allievi, tutti oggetti durevoli, funzionali alle proprie attività e, quello che più conta, sostenibili. È necessaria l’iscrizione (338 7187227, info@ecomuseodelleacque.it).
«[In passato] i tempi richiesti per la realizzazione di un cesto di medie dimensioni da parte di un artigiano con una certa esperienza, esclusi la ricerca, il taglio e la selezione dei rami adatti, raggiungevano le 7-8 ore, che però potevano aumentare se si voleva conferire al contenitore qualche elemento decorativo in più (…). I cesti avevano molteplici funzioni: alcuni, non molto grandi, erano usati principalmente per trasportare il pranzo dei contadini al lavoro nei campi; altri, di dimensioni più importanti, erano invece adoperati dalle donne per il trasporto del bucato al lavatoio (…). Come per altri tipi di oggetto, la diffusione di più comodi ed economici contenitori di produzione industriale, avvenuta principalmente con il boom economico degli anni Sessanta, causò la fine dell’utilizzo dei cesti di vimini, divenuti all’improvviso scomodi e antieconomici» (www.ipac.regione.fvg.it)
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