Opere di Arianna Zama e Jacopo Casadei |
Arianna Zama, L'amore del sagittario. Foto Lorenzo Pasini |
Fuocherello partecipa ad Arte Fiera nella sezione Pittura XXI, curata da Davide Ferri, presentando opere di Arianna Zama e Jacopo Casadei (Hall 25 Stand B74).
Dedicata all’arte contemporanea e in particolar modo ai linguaggi della scultura, Fuocherello ha sede all’interno della Fonderia artistica de Carli, a Volvera, a circa 20 minuti da Torino. Lo spazio vuole essere un luogo aperto a possibilità e sperimentazioni, dove la scultura rimane il nucleo germinativo e centrale della programmazione espositiva.
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Arianna Zama (Lugo, 1998 - vive e lavora a Bologna.
Come una speleologa, Zama si addentra e scava nelle viscere di un universo che non è nostro, ingombro del non-detto e del non-visto, nell’intento di far riecheggiare storie che si organizzano e vivono in un ritrovato protagonismo. La pratica dell’artista si nutre della marginalità di storie non narrate e si alimenta continuando a porsi domande. Con gesto morbido e sicuro l’artista produce paesaggi domestici, che probabilmente non sanno di abitare il sé, configurandosi come fantasmi partoriti da processi difensivi. Dandosi il diritto di essere imperfetta e ammettere la vita. E la morte. E l’amore. Zama dipinge avvalendosi di un lessico che parla di cose, persone e personaggi spesso non vissuti o vissuti a metà. Prendendo ispirazione soprattutto dalla letteratura, ma anche da suggestioni teatrali e cinematografiche, si tratta di figure che non sono nate che in forma embrionale, appena abbozzate, se non meramente citate, negli orli di storie altrui. Figure magiche che, nel venire al mondo, raccontano finalmente la loro storia. Si liberano attraverso il tempo del mondo e vivono nelle tele che, per il loro formato e per il tipo di fruizione che prevedono - ravvicinata come in quel momento che precede di pochi attimi un bacio - ricordano le edicole votive. Esse sono occupate dalla fisicità di corpi nudi, magici e duplici, oggetti del desiderio sempre mutilati. O di un desiderio mutilato. Presenze sgradite che sono frazioni, fantasmi che vengono esperiti, stressati, e resi fisici nella pittura.
(estratto dal testo Per una cartografia della notte di Eleonora Savorelli)
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Jacopo Casadei (Cesena, 1982) vive e lavora a Cesena (FC).
L’incontro con diversi artisti – Casadei in particolare – mi ha fatto capire l’importanza di questa faticosa leggerezza, in un contesto apparentemente dominato da una pittura “sicura di sé”, affermativa, caratterizzata spesso da una figurazione che con decisione sembra voler dichiarare la propria appartenenza al monolite-pittura. Paradossale ironia, questa è una mostra di figure con un titolo privativo: unica affermazione possibile è quella del presente del quadro, di cui siamo inevitabilmente testimoni di seconda mano. I lavori di Casadei riescono infatti a mostrarci una forma di incertezza al principio dell’atto di dipingere, da cui esso stesso trae forza; un esercizio di libertà che si esprime nell’agire per prove ed errori, considerando la tela quasi come un quaderno per appunti dal quale non si ricava la sintesi di un discorso ma una visione, la germinazione anche abbozzata o claudicante di un’immagine.
(estratto dal testo A Dispetto Di Noi di Enrico Camprini) |
Arianna Zama, era Lupe e sorrideva come un ragno. Foto Lorenzo Pasini |
Jacopo Casadei, Sam, Saam, Saaam, 2023. Foto Lorenzo Pasini |
Jacopo Casadei, Pamplemousse le sauvage, 2023. Foto Lorenzo Pasini |
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