a cura di Katya Inozemtseva
e Sara Rizzo
1 marzo – 8 settembre 2024
Dopo “Rainbow”, il primo progetto espositivo trasversale presentato a febbraio 2023, il MUDEC dedica una mostra all'elemento più caratteristico di un allestimento museale: la vetrina.
La vetrina rappresenta simbolicamente l’idea stessa di museo e di esposizione. Da questo assunto nasce la mostra “Exposure. Arte, culture, moda dentro e fuori la vetrina”, curata da Katya Inozemtseva e Sara Rizzo con la collaborazione delle conservatrici e dei conservatori di Mudec. Dal 1° marzo all’8 settembre 2024 “Exposure” invita il pubblico a entrare – in modo letterale e metaforico – nella grande vetrina del museo per comprendere i molteplici significati che un oggetto, esposto al nostro sguardo, può assumere in una teca espositiva.
La mostra è un “incubatore di riflessioni”. Sono molti, infatti, gli interrogativi che “Exposure” vuole smuovere nel pubblico.
Qual è la relazione tra l'oggetto, la vetrina e il pubblico?
Cosa rappresenta davvero la vetrina per una collezione di opere e oggetti provenienti da un contesto culturale differente?
Cos'era la vetrina "prima del museo" ma anche cos’è “dentro e fuori il museo”? E qual è il suo uso nello spazio espositivo contemporaneo?
E oltre il contesto museale, che ruolo aveva la vetrina/teca/reliquario negli spazi religiosi e rituali?
Esiste una differenza nel suo uso negli spazi commerciali, nei negozi? Come si forma quell'aura di unicità o di esclusività dell'oggetto esposto?
Rispondendo a queste domande e ampliando i parametri fisici della vetrina, il MUDEC presenta un articolato percorso espositivo che si snoda nei diversi spazi espositivi del museo.
Per tutta la durata della mostra, infatti, il progetto curatoriale includerà anche esperienze d’arte pubblica, una serie di talk e progetti di raccordo con la cittadinanza, grazie al lavoro integrato delle curatrici e dei curatori di MUDEC, Ufficio Arte negli Spazi Pubblici e Ufficio Progetti Interculturali, Reti e Cooperazione.
La mostra dialoga inoltre con il progetto “Musei in Vetrina”, uno dei progetti collaterali a cura dell'Associazione MuseoCity ETS che, in occasione della manifestazione Milano MuseoCity, dall’1 al 5 marzo 2024, coniuga arte e industria sul tema “Mondi a Milano” attraverso prestigiose vetrine di Moda e Design di alcuni flagship store.
IL PROGETTO “EXPOSURE”.
La narrazione, che utilizza differenti linguaggi artistici, si svolge all’interno del museo in spazi distinti e si compone di tre episodi principali: l’installazione site-specific di Mariana Castillo Deball “Luce dietro tracce incompiute”, ospitata in Agorà; le incursioni di Theo Eshetu all’interno delle sale della Collezione Permanente con il suo progetto “Crocodile on a ceiling”; la mostra “Exposure”, cuore del progetto, all’interno delle sale Focus del museo.
Mariana Castillo Deball – Luce dietro tracce incompiute
19 ottobre 2023 – 8 settembre 2024
Nel tentativo di riconfigurare la percezione dello spazio museale, iniziamo con l’ambiente più iconico del MUDEC, l’Agorà. L'artista messicana Mariana Castillo Deball (1975) ha creato per questo spazio di vetro – che di fatto possiamo interpretare come una monumentale vetrina – un progetto site-specific di arte contemporanea, “Luce dietro tracce incompiute”.
L’artista si è ispirata agli antichi tessili che fanno parte delle collezioni del museo e al tema del frammento, declinato sia dal punto di vista visivo (per i pattern scelti) che compositivo (per l’installazione).
Castillo Deball rende inoltre omaggio alla ricca e complessa storia della tessitura lombarda, una tradizione antica che arriva fino al presente. Per questo è stata avviata una collaborazione con gli studenti e i docenti dei Bienni Specialistici in Fashion Design e in Textile Design del campus di Milano di NABA, Nuova Accademia di Belle Arti che hanno sostenuto il progetto con le loro competenze e conoscenze attraverso un workshop durante il quale hanno dato forma all’opera, guidati dall’artista.
Sono così nati sette frammenti, ‘sculture’ tessili sospese nell’Agorà, che dal soffitto illuminato di luce naturale fluttuano lungo il perimetro ricurvo della grande sala, cuore identitario del museo.
L’installazione nell'atrio in vetro del museo crea quindi una situazione ribaltata, in cui è come se il pubblico fosse dentro una vetrina, avvicinandosi al tema della mostra.
Theo Eshetu – Crocodile on a ceiling
1° marzo – 8 settembre 2024
Theo Eshetu (1958), artista contemporaneo dal background transnazionale e multiculturale, realizza sia una produzione inedita appositamente per il MUDEC sia alcuni interventi che riconfigurano la Collezione Permanente “Milano Globale”. Attraverso questo processo di interazione con l’esposizione, Eshetu immagina un nuovo percorso narrativo, in contrappunto e in dialogo con la Permanente.
Attraversando queste sale lo spettatore incontra almeno tre diversi tipi di vetrine: quelle disegnate per il museo da David Chipperfield, quelle legate al riallestimento della Collezione Settala (sala 1), fino alle pareti in vetro del “Salottino cinese” (sala 2).
Per ri-significare quest’ampia gamma di teche espositive, e con loro la lettura del percorso, una selezione di oggetti esposti nelle vetrine viene rivisitata e reinstallata sottosopra da Theo Eshetu, spingendo così lo spettatore ad assumere un punto di vista diverso, come quello di un coccodrillo che, anziché stare sul letto di un fiume, si trova contro ogni logica sospeso per aria, come un trofeo in una stanza delle meraviglie.
Individuando proprio nel coccodrillo un elemento simbolico delle Wunderkammern rinascimentali e quindi dei musei europei, Eshetu ci racconta «la storia della loro attesa e della loro ri-animazione» attraverso un’installazione video realizzata ad hoc.
Un'ampia gamma di immagini di coccodrilli, ripresi sia in natura sia in luoghi sacri d’Italia, sarà proiettata sui soffitti degli spazi espositivi della Permanente, con una composizione centrale per la sala 3, dedicata all’Africa. In sala 5 (dedicata ad artiste e artisti afroitaliani), nel box riservato alle installazioni temporanee, sarà ospitato anche un precedente lavoro di Eshetu, “Brave New World” (1999): un caleidoscopio di immagini racchiuso in una scatola di specchi dove il video assume la forma di un globo circondato da riflessi in apparenza infiniti. Il pubblico, colto nell'atto di guardare, diventa parte dell’opera stessa: si ritrova ‘in vetrina’.
Exposure
1° marzo – 8 settembre 2024
Al termine del percorso museale si giunge quindi alla mostra nelle Sale Focus con due sezioni principali.
La prima sala analizza differenti convenzioni d’uso relative alle vetrine, soprattutto nel contesto milanese e lombardo, ricreando un allestimento di tipo storico. Ogni vetrina sarà dedicata a un tema diverso: museografia, moda e commercio al dettaglio, etnografia.
Siamo abituati a pensare alla vetrina come a una barriera che custodisce qualcosa di antico, prezioso o sacro: ne sono esempio gli altari domestici di origine sudamericana e giapponese – contenitori a loro volta, come in un gioco di scatole cinesi – così come le figure reliquiario di origine africana.
Nel tempo le vetrine museali sono state allestite in modi diversi per veicolare diversi criteri di classificazione degli oggetti al loro interno: serie di frammenti archeologici disposti per tipologia, ceramiche cinesi ordinate per colore, frecce amazzoniche organizzate in serie tassonomiche.
Come ben testimonia l’opera di Candida Höfer (1944), Ethnologisches Museum Berlin III 2003, la vetrina diventa, particolarmente per le opere provenienti da culture non occidentali, anche dispositivo di contenimento del rischio, come barriera di protezione e come filtro per oggetti potenzialmente permeati da sostanze tossiche.
E ancora, nel mondo del commercio, la vetrina è la soglia che i negozi utilizzano per creare desiderio: pensiamo alle vetrine create da Gene Moore (1910-1998) per Tiffany, negli anni Sessanta del Novecento; ma anche, a Milano, al ruolo chiave della Rinascente e di Albe Steiner (1913-1974), fra gli altri, nel costruire un’aura attorno a oggetti seriali.
La seconda sala è legata a una rilettura attuale delle vetrine e degli oggetti in esse contenute. Come restituire un contesto a oggetti che vengono “neutralizzati”, isolati, decontestualizzati all’interno delle vetrine? Da cosa e chi protegge l’uso della vetrina?
Cercheremo di rispondere a questi interrogativi attraverso alcune opere d’arte contemporanea, a partire da un lavoro di Mark Dion (1961), Sam Durant (1961) e Damien Hirst (1965), che nella loro pratica artistica enfatizzano proprio la problematica della teca espositiva, affiancati dall’intervento di Monia Ben Hamouda (1991), artista contemporanea che invece lavora sul superamento di questa barriera.
IL PALINSESTO “EXPOSURE”.
Come nel caso di “Rainbow”, il progetto non sarà limitato allo spazio fisico del museo, ma ne oltrepasserà i confini in molti modi. MUDEC dà di nuovo vita ad un progetto corale dal taglio interdisciplinare.
Il palinsesto di “Exposure”, composto di eventi, incontri, workshop, podcast e curato dall’Ufficio Progetti Interculturali, Reti e Cooperazione, approfondirà il tema della vetrina quale strumento ma anche simbolo dell'atto di mettere in mostra. Direttori di musei, docenti e ricercatori universitari di fama internazionale e professionisti terranno workshop pratici ed incontri frontali.
Cominceremo il 1° marzo con un artist talk di Theo Eshetu in conversazione con Marina Pugliese, Andrea Viliani e Katya Inozemtseva presso lo Spazio delle Culture per parlare della relazione tra arte contemporanea a patrimonio etnografico. Continueremo con una serie di incontri sui temi della appropriazione culturale, esposizione di corpi; furti e illeciti legati alle opere d’arte; del ruolo della vetrina nel salvaguardare, proteggere e conservare l’oggetto nella sua componente materiale a discapito del suo valore intangibile, in una densa programmazione di incontri fino a giugno con, tra gli altri, Carlo Antonelli, Paul Basu, Mario Calabresi, Cristina Cattaneo, Guido Guerzoni, Mackda Gebremarian Tesfau’.
Le cruciali implicazioni etico-filosofiche, scientifiche, antropologiche e religiose sottese all’esposizione di oggetti che provengono da altri Paesi e altre culture sollecitano la sensibilità del mondo museale e accademico ma anche del pubblico. La sfida che si pone il MUDEC è quella di rendere conosciuto e accessibile ad un pubblico allargato il dibattito contemporaneo che in ambito museale e accademico accompagna il tema dell’esposizione nelle sue varie declinazioni, tra cui quella relativa ai resti umani, o la richiesta di restituzione di opere sottratte in modo illecito.
Grazie alla consolidata collaborazione con il Getty Conservation Institute (GCI) di Los Angeles si terrà al MUDEC il convegno internazionale “Public Art Inside Out” (7-8 maggio 2024) approfondendo tematiche legate all’arte pubblica: si parlerà tra gli altri temi anche del piedistallo, dispositivo in qualche misura affine alla vetrina, per la sua funzione di catalizzatore della visione e strumento di valorizzazione di un oggetto, in questo caso il monumento. Iscrizione obbligatoria: https://t.ly/2Kf4y
“MU – MUDEC UNITED” Il progetto “Exposure” sarà illustrato nel secondo numero del magazine “MU – MUDEC United” che – secondo la sua cifra editoriale – proporrà interventi legati alla mostra e al suo palinsesto, affiancati da approfondimenti di taglio trasversale sul tema dell’esporre e dell’esporsi. Il nuovo numero veicolerà un ampio ventaglio di storie che ruotano intorno ad un tema fondamentale della vita, a partire da quella museale, ovvero il desiderio e ciò che comporta: racconti di furti (se si pensa anche al cinema), mancate restituzioni, vetri che separano e bloccano circolazioni o conversazioni tra esseri viventi, esposizioni e sottrazioni di (e del) sé, oggetti preziosi (e soggetti digitali che fanno mostra di sé) per arrivare alla fantasmagoria della moda. MU in questo caso è la vetrina della "vetrina" del Mudec: un incubatore di pensieri e forme che si modifica a seconda del tema narrato e in questo caso diventa una sorta di prezioso scrigno di "extravaganza", ma disegnato per riflettere e far riflettere sul modo in cui l’essere umano si pone verso il mondo; un mondo/Terra che è a sua volta avvolto da una cortina-vetrina (l’atmosfera) che mal-contiene aria sempre più opaca, e troppo ebolliente, e che ci espone troppo – colpa nostra – al rischio della nostra stessa fine. Il secondo numero di “MU – Mudec United” include contributi di preziosi collaboratori e collaboratrici che appartengono al mondo delle arti, della scrittura e della ricerca in numerosi punti del pianeta: tra queste/i Andreas Angelikadis, Paul Basu, Federico Campagna, Mariuccia Casadio, Lorenzo Castore, Rachaporn Choochuey, Tarek Elhaik, Theo Eshetu, Alex Foti, Marco Giusti, Guido Guerzoni, Wissal Houbabi, Katya Inozemtseva, Sujeong Lee, Arto Lindsay, Kit Mackintosh, Wayne Modest, Giuseppe Ricupero, Sara Rizzo e altri. MU sarà disponibile in lingua inglese nelle librerie, incluso il Design Store del Mudec, a partire da aprile 2024. “MU – Mudec United” è affidato alla direzione editoriale di Carlo Antonelli. È disegnato da Studio FM Milano e distribuito dalla casa editrice NERO.
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