| Nel 2025 l’Ecomuseo delle Acque ha deciso di mettere al centro dell’attenzione chiese e chiesette di particolare valore storico presenti nei sei comuni di riferimento (Artegna, Buja, Gemona del Friuli, Majano, Montenars e Osoppo). Sono luoghi che custodiscono memorie stratificate e raccontano, ognuno a suo modo, vicende di fede, di comunità e di passaggi lungo le vie antiche. Le visite, finalizzate alla conoscenza delle opere d’arte e dei reperti archeologici che vi sono custoditi, diventano così un invito a rileggere il territorio attraverso segni che rischierebbero di rimanere invisibili senza una narrazione condivisa. E non si tratta di un percorso effimero: gli affreschi conservati in questi piccoli e grandi edifici di culto saranno protagonisti del lunari 2026, a conferma che il filo della conoscenza intrecciato in questi anni continuerà a tessere legami anche in futuro. |
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Il prossimo appuntamento avrà come scenario la Chiesa di San Giovanni a San Tomaso di Majano risalente al XIII secolo, annessa all’Hospitale omonimo che ancora oggi evoca (e continua a svolgere) la funzione di accoglienza lungo le strade dei pellegrinaggi. Il ritrovo è fissato per sabato 23 agosto alle 17 all’ingresso della chiesa, circondata da un muro che un tempo includeva il cimitero. A guidare i partecipanti sarà l’archeologa Aljuscia Buttazzoni, validissima collaboratrice dell’Ecomuseo, capace di unire rigore scientifico e passione divulgativa. La visita offrirà l’occasione per scoprire un luogo dal fascino particolare e restituirgli la voce che merita, arricchendo la consapevolezza di quanto il passato continui a dialogare con il presente. Pochi i posti ancora disponibili, è necessaria l’iscrizione (info@ecomuseodelleacque.it, 338 7187227). |
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La Chiesa di San Giovanni, di impostazione romanica, venne costruita tra Duecento e Trecento in pietra squadrata, presenta una pianta rettangolare con abside semicircolare e facciata a capanna sormontata da una bifora campanaria del XVI sec. L’aula, coperta da capriate lignee, conserva tre altari in legno – uno dei quali cinquecentesco – e lacerti di affreschi trecenteschi attribuiti a Nicolutto da Gemona. Particolarmente suggestivi sono l’affresco esterno raffigurante San Cristoforo con i santi Giovanni, Giacomo e Nicolò e la Madonna della Misericordia dipinta all’interno, sempre di Nicolutto. Un’ara romana del I sec. d.C. funge da acquasantiera. Dopo i restauri seguiti al terremoto del 1976, la chiesa ha ritrovato leggibilità architettonica e valore simbolico, rivelandosi come un autentico scrigno di arte e memoria capace di raccontare il Medioevo friulano. |
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