Dal
14 aprile al 2 luglio 2017 il Palazzo del Duca di Senigallia presenta
la mostra Venti futuristi che apre la nuova stagione espositiva del
Comune di Senigallia. Attraverso oltre cinquanta opere tra cui dipinti,
disegni, studi per abiti, incisioni, prove grafiche ed elementi legati
all’arredo della casa, la mostra vuole accendere i riflettori sugli
sviluppi che il Futurismo ha avuto nelle Marche a partire dal 1922.
La
mostra a cura di Stefano Papetti, direttore dei Musei Civici di Ascoli
Piceno e docente di Museologia presso l’Università degli Studi di
Camerino, è posta sotto l’alto patronato del Mibact e promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi che continua il suo percorso di valorizzazione dell’arte nelle Marche. L’esposizione inoltre è realizzata con la partecipazione del Comune di Senigallia,
che aggiunge un importante tassello al programma espositivo intrapreso
già da alcuni anni proponendo mostre di rilevanza scientifica nazionale e
internazionale.
Già dal titolo Venti futuristi si vuole subito sottolineare la carica innovativa che il movimento futurista porta nella regione marchigiana e non solo, un vento di cambiamento che non coinvolge solamente le arti figurative, ma tutti gli aspetti del vivere quotidiano, provocando un rinnovamento radicale negli stili di vita.
Venti sono anche gli artisti esposti in mostra,
dai firmatari del primo manifesto dell’arte futurista (1909) come
Giacomo Balla, Umberto Boccioni, Fortunato Depero e Gino Severini, ai
loro giovani seguaci quali Ivo Pannaggi, Sante Monachesi, Umberto Peschi, Wladimiro Tulli, Gerardo Dottori e Tullio Crali.
Nel 1922 a Macerata,
presso il Convitto Nazionale, il giovane pittore Ivo Pannaggi organizza
una mostra di opere di Balla, Boccioni, Carrà e Depero, guadagnandosi
la stima dello stesso Marinetti che fu protagonista di varie serate
futuriste allestite nei maggiori teatri delle Marche. Quel momento segna
la nascita nella città di Macerata di un nutrito gruppo di pittori e scultori futuristi e il loro definitivo abbandono della tradizione accademica, ponendo le basi per un un primo approccio ai movimenti di avanguardia in una regione – le Marche - rimasta sino ad allora estranea al rapido processo di rinnovamento che andava interessando l’arte nazionale.
Dal 1922 prende avvio anche l’esposizione Venti Futuristi
che, attraverso un percorso tematico, approfondisce i vari aspetti
della vita quotidiana che il Futurismo intendeva rinnovare - dalla moda
al teatro, dalla cucina alla letteratura - opponendosi alla imperante
mentalità borghese e passatista.
Grazie
ai prestiti concessi dalle Fondazioni delle Casse di Risparmio di Jesi,
Macerata, Perugia e Bologna, dai Musei Civici di Ascoli Piceno,
Macerata e Civitanova Marche, dalla Galleria Franca Mancini di Pesaro,
dalla Fondazione Rosellini, dagli eredi di alcuni tra gli artisti
presenti in mostra, nonché da vari collezionisti privati, la
mostra getta luce sulla ‘seconda stagione’ del futurismo che, proprio
dalla provincia – e le Marche ne sono un esempio – ha saputo trarre
nuova linfa vitale ed evolversi. Evidenzia inoltre la complessità del movimento futurista e la sua volontà di rinnovare ogni aspetto della vita quotidiana.
I capolavori dei firmatari del primo manifesto del Futurismo, come Linee forza di mare
di Balla o l'autoritatto di Boccioni, sono esposti in un dialogo
costante e serrato accanto alle varie manifestazioni della creatività
futurista. A cominciare dai disegni per tessuti ed arredi di
Giacomo Balla, provenienti dalla casa museo di Roma, come anche il suo
taccuino con disegni di cravatte variopinte e sgargianti, arrivando a
prove tipografiche ed altre espressioni legate alle arti applicate, modelli di abiti e capi reali, complementi di arredo tessile per la casa, ma anche disegni e caricature, genere di cui Ivo Pannaggi è considerato l’inventore.
Una sezione della mostra è dedicata all’aero pittura,
declinazione pittorica del futurismo, in cui il mito della macchina e
della modernità raggiunge il suo apice, ponendo come oggetto centrale
delle composizioni la velocità dell’aeroplano, come accade nelle visioni
aree degli artisti marchigiani Crali, Dottori e Monachesi.
Un posto speciale è riservato alla creatività femminile che, soprattutto nelle Marche e in Umbria, riesce a superare la misoginia insita nelle teorie futuriste
e a ritagliarsi un ruolo di tutto rispetto nel movimento, soprattutto
nelle arti applicate, come testimonia, tra gli altri esempi, lo
splendido arazzo disegnato da Leandra Angelucci Cominazzini.
La mostra Venti Futuristi
vuole anche essere un modo per conoscere meglio la città di Senigallia,
località balneare che, oltre alla spiaggia di velluto, conserva
importanti testimonianze architettoniche e artistiche. Per tutta la
durata dell’esposizione ai visitatori verrà anche proposto un percorso cittadino tra gli edifici realizzati nel corso degli anni Trenta, come il complesso scolastico intitolato a Giovanni Pascoli e la celeberrima Rotonda sul mare.
Nessun commento:
Posta un commento