Il Festival rilancia il suo ruolo di produttore culturale
con il suo nuovo podcast dedicato a Processo per stupro
e il cineconcerto Acqua, porta via tutto con musiche composte ed eseguite dal vivo di Teho Teardo, versi inediti di Gian Mario Villalta
e la regia di Roland Sejko
E ribalta il concetto di sponsorship
con l’iniziativa Social sponsor, ribadendo
il suo sostegno a cinque organizzazioni per i diritti umani
10 - 14 aprile 2024
Cinemazero, piazza maestri del lavoro 3
Pordenone
Pordenone, 15 marzo 2024. Aspettando la XVII edizione di Pordenone Docs Fest che si terrà dal 10 al 14 aprile 2024, la manifestazione continua il suo percorso di avvicinamento all’inaugurazione presentando la giuria della prossima edizione.
Sarà il regista Marco Bellocchio il Presidente dell’edizione 2024, affiancato dalla regista iraniana - premiata all’IDFA per il miglior documentario - Firouzeh Khosrovani e Dario Zonta - giornalista e produttore di documentari di successo internazionale – a scegliere il miglior film tra le anteprime nazionali in concorso. Anche quest’anno i documentari in programma hanno l’ambizione di portare gli spettatori in un giro attorno al mondo, toccando storie di grande attualità e continuando un lavoro di sensibilizzazione su temi come questione femminile, diritti civili e ambiente.
Le attività del Festival – organizzato da Cinemazero sotto l’alto patrocinio del Parlamento Europeo, col sostegno del Ministero della Cultura, della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, del Comune di Pordenone e di Fondazione Friuli, con la curatela di Riccardo Costantini – si declinano anche in numerose iniziative tese a definirlo sempre più come produttore culturale e non soltanto come vetrina esclusiva dedicata al cinema del reale: tra queste, per i cento anni dell'Istituto LUCE, Acqua, porta via tutto: film e cineconcerto su eccezionali materiali dagli archivi LUCE – Cinecittà (anche coproduttore), che unisce la creatività e i talenti di Roland Sejko (David Donatello e Nastro D’argento) alla regia, per le musiche composte ed eseguite dal vivo di Teho Teardo (Ciak d’oro; premio Ennio Morricone) e per i testi - in versi, composti per l’occasione - di Gian Mario Villalta (Premio Viareggio per la poesia). Un’opera che celebra l’acqua, la sua bellezza, la sua cruciale importanza per il mondo di oggi, in tutte le sue forme ed essenze. E vuole farlo portando con sé un messaggio chiaro: l’acqua è una risorsa sempre più rara e “dimenticata”, un elemento fondante le nostre esistenze.
Altra produzione originale è Proibito, il podcast su Processo per stupro, scritto a voce da Irene Tommasi e dedicato a una delle pagine più cupe della storia giudiziaria italiana recente, che ricostruisce la vicenda deldocumentario Rai del 1979 diretto da Loredana Rotondo. Il film, che portava in tv per la prima volta il tema della violenza sessuale, denunciando come, nei processi, la vittima femminile venisse trasformata in colpevole, è un documento cruciale oggi non più disponibile, perché alcuni dei protagonisti della vicenda hanno chiesto il diritto all’oblio.
Con lo stesso spirito di produttore culturale e sociale, quest'anno il Festival ha deciso di introdurre una nuova formula: il Social Sponsor. Ogni serata del festival sarà dedicata a un’organizzazione diversa che opera nel sociale, rinunciando a spazi e sostegni pubblicitari per promuovere invece le loro attività: protagoniste di questa edizione sono Amnesty International, Emergency, Scuola Fatoma e Un Ponte Per, che lavorano ogni giorno per migliorare le condizioni di vita dei più fragili. Un piccolo gesto per dare supporto a chi offre un aiuto concreto.
Per quanto riguarda il programma 2024 di Pordenone Docs Fest tra le anteprime nazionali sono confermate la sconvolgente storia di Beyond Utopia di Madeleine Gavin, che grazie a telecamere nascoste e immagine mai viste racconta la storia di diverse famiglie che tentano di sfuggire dalla Corea del Nord; il sorprendente Grasshopper Republic, che nell’era della produzione di massa di cibo derivato da insetti,documenta con incredibile forza visiva la caccia di migliaia e migliaia di cavallette in Africa, fra attese, ritualità, commercio, riflettendo sul delicato rapporto fra uomo e natura. E ancora The Other Profile di Armel Hostiou che racconta un tema di grande attualità come il furto di identità social, subito dal regista e avvenuto tra Francia e Repubblica Democratica del Congo, approdando a un’incredibile avventura cinematografica.
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