venerdì 2 settembre 2016

LA STORIA DI PREDAPPIO



 
A partire dalle sue origini, probabilmente romane, fino ai primi anni venti, Predappio era un paese di modeste dimensioni che sorgeva sulle colline dell'Appennino forlivese e che, cresciuto attorno al castello medioevale, guardava dall'alto della propria fortificazione la sottostante valle del Rabbi lungo la quale si trovavano piccoli nuclei abitati, frazioni e case isolate che costituivano il contado della comunità di Predappio. Lungo la valle, a circa 2 km da Predappio, era la località nota con il nome di Dovia (probabile toponimo romano, Duo Via) che verso la seconda metà dell'Ottocento era costituita da poche case sparse di contadini, mezzadri e qualche artigiano. Unici centri di aggregazione della località, erano una scuola e l'osteria, quest'ultima ancora esistente. Fu in una abitazione di Dovia che vide la luce Benito Mussolini il quale, negli anni venti, decise l'edificazione di un nuovo centro abitato. Cogliendo anche l'occasione fornita da una frana che aveva colpito Predappio e aveva lasciato numerosi abitanti senza tetto, si decise la fondazione, in Dovia e nelle aree circostanti, di un nuovo paese che fosse costruito seguendo i nuovi dettami architettonici del nascente regime, anche per meglio celebrare il paese natale del Duce, ormai divenuto, insieme alla vicina Forlì, la "Città del Duce", meta di pellegrinaggi dei fascisti.
Il nuovo centro abitato prendeva il nome di Predappio Nuova (e che di fatto inglobava, facendola sparire, la località Dovia), mentre con Predappio si continuava ad indicare il vecchio abitato sulle colline. Con il passare degli anni, i nomi alle due comunità vennero cambiati, identificando con Predappio solamente la Predappio Nuova (che nel frattempo era aumentata sia in termini di popolazione che di importanza) mentre l'abitato antico, sulle colline, assumeva il nome di Predappio Alta - la Pré in romagnolo -.

La storia di Predappio inizia sin dall'epoca dei Romani. In quegli anni infatti Augusto divise l'Italia in undici province. Predappio era parte della sesta provincia. Si narra che il nome derivi dall'insediamento in queste località di una antica famiglia romana: gli Appi. La località venne così denominata Praesidium Domini Appi e abbreviata con Pre.D.i.Appi. Nella frazione di Fiumana, a conferma di ciò, sono state trovate, pochi anni fa, le rovine di una antica villa romana.
Sino al 1927 l'odierna frazione di Predappio Alta era anche capoluogo. Dopo il 1927, con il podestà Pietro Baccanelli, esso fu spostato nella frazione Dovia ed è oggi l'attuale Predappio capoluogo (o anche Predappio Bassa, anche se il suo nome originale è Predappio Nuova). Due anni prima, nel 1925, il comune di Fiumana si era unito a quello di Predappio divenendone una frazione.
Fiumana conta una popolazione di circa 1950 abitanti e sorge sulle rive del fiume Rabbi, lungo la strada statale 9 ter che unisce Forlì, a circa 10 km, e Predappio, a circa 5 km. Fiumana rimase comune fino al 1925, anno nel quale le autorità fasciste ne decisero l'incorporamento nel comune di Predappio.
Sono presenti le rovine di un castello, una antica chiesa e i resti di una villa romana del I secolo d.C.
Si hanno rinvenimenti archeologici che attestano la presenza di insediamenti umani fin dall'età del bronzo e, di epoca romana, rimangono i resti di una villa scoperta nel 1960 da Bernad Montanari. Probabilmente l'edificio appartenne a ricchi possidenti terrieri e rimase abitato dal I al IV secolo d.C.
Con la caduta dell'Impero romano d'Occidente e in seguito alle invasioni barbariche si perde notizia di Fiumana fino all'XI secolo. Nel 1045 si ha la prima notizia di un monastero benedettino e, del 1068, se ne conosce anche il nome dell'abate: Ego Bonizio. Il monastero assume sempre maggiore importanza, per decadere però verso il XV secolo.
Nel 1304 fu posseduta dal marchese degli Argugliosi.
Nel giugno del 1424 le truppe di Pandolfo III cingono d'assedio il castello di Fiumana che in breve capitola. Nel 1434 Antonio Ordelaffi riceve da papa Eugenio IV il riconoscimento della signoria forlivese ricevendo in possesso anche i territori di Fiumana.
Una frana avvenuta nell'inverno a cavallo fra il 1923 ed il 1924 rese indispensabile, per mettere in sicurezza la popolazione e fornire un tetto a chi lo aveva perduto, lo spostamento dell'abitato di Predappio in una posizione più sicura. L'occasione che si presentava alle autorità del nascente regime era più che unica: da una parte, con la creazione di un nuovo centro abitato, era possibile fornire alla popolazione nuove case e migliori condizioni igieniche, dall'altra si presentava la preziosa opportunità per creare una cornice adeguata alla celebrazione del mito delle origini del duce.
Per la ricostruzione dell'abitato si scelse, per diverse ragioni, la località di Dovia: la zona era infatti più sicura, sul piano geologico, rispetto a Predappio: sorgeva lungo la valle, lontano da potenziali eventi franosi. Era ben collocata, al contrario di Predappio che era arroccata sulle colline, rispetto al tracciato della strada provinciale che congiungeva Forlì a Premilcuore e era la località che aveva dato i natali a Mussolini.
Il 30 agosto 1925, accompagnato da Italo Balbo, giunse in Romagna il segretario del partito fascista Roberto Farinacci con il mandato di fondare Predappio Nuova. Il momento culminante della visita furono l'inaugurazione di una targa celebrativa in bronzo sulla facciata della casa natale di Mussolini (che egli stesso volle, più tardi, che fosse rimossa) e la posa della prima pietra sia delle case popolari sia della chiesa di Santa Rosa da Lima (oggi Sant'Antonio da Padova), che diverrà poi nota per la celebre Madonna del fascio. Alla cerimonia di inaugurazione non partecipò invece Mussolini che decise di non intervenire per evitare che fossero mosse accuse di favoritismo, in un momento delicato della vita politica del Paese, quando ancora il regime non aveva raggiunto un pieno controllo sui sistemi di informazione.
Il 17 febbraio 1927 venne promulgato un regio decreto legge con il quale si stabiliva il trasloco della sede municipale da Predappio (quella che attualmente è chiamata Predappio Alta) al nuovo centro abitato denominato Predappio Nuova. Al nuovo comune venivano così assegnate competenze territoriali ampie e rilevanti, dovuto anche al fatto che dal 1925 era stata inglobata anche l'area territoriale del comune soppresso di Fiumana.
Al nuovo comune venne assegnato anche un nuovo stemma comunale, in modo tale che questo potesse sintetizzare la trasformazione in atto; il nuovo stemma, concesso con regio decreto del 4 settembre 1927 e regie lettere patenti del 15 dicembre 1927 aveva la seguente blasonatura ufficiale: «partito semitroncato: nel 1º di rosso, al fascio littorio d'oro; nel 2º d'azzurro, al castello al naturale, merlato alla ghibellina, torricellato di tre pezzi, murato, aperto e finestrato di nero, terrazzato di verde; nel 3º d'azzurro, alla torre al naturale, merlata alla ghibellina, aperta e murata di nero, terrazzata di verde». Lo stemma riuniva quindi l'emblema del fascismo (inserito su iniziativa del locale Consiglio comunale) con gli stemmi precedentemente portati dai Comuni di Predappio (secondo punto del partito semitroncato) e di Fiumana (terzo punto).[3]
Nel secondo dopoguerra, a causa della caduta del fascismo, si rese necessario sostituire il fascio; al suo posto fu inserito un grappolo di uva, maggior coltura locale specie nella varietà Sangiovese, che essendo "al naturale" portò a cambiare lo smalto del primo punto dello stemma da rosso ad argento.[3] Il nuovo stemma, concesso con decreto del Presidente della Repubblica del 25 giugno 1953 ebbe le seguente blasonatura: «partito semitroncato: nel 1º di argento, al grappolo d'uva; nel 2º d'azzurro, al castello al naturale, merlato alla ghibellina, torricellato di tre pezzi, murato, aperto e finestrato di nero, terrazzato di verde; nel 3º d'azzurro, alla torre al naturale, merlata alla ghibellina, aperto e murata di nero, terrazzata di verde. Ornamenti esteriori da Comune»[3] (dal 2006, con la concessione del titolo di Città, la corona muraria da Comune – d’argento, murata di nero, con 3 “pusterle” visibili – è stata sostituita da quella «d’oro con 5 “pusterle” visibili» corrispondente al titolo).
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