Situata all’estremo
limite della provincia di Verona sulla strada che porta a Padova,
questa piccola chiesetta fu letteralmente salvata nel 1919 dal
professor Giuseppe Fiocco, quando ormai stava per essere demolita.
Era già priva del tetto ed in breve anche i muri perimetrali
sarebbero stati abbattuti. Fu solo grazie all’intervento
dell’eminente studioso, che ancora oggi possiamo ammirare uno dei
più interessanti esempi del romanico nel Basso Veronese.
Amichevolmente
chiamata chiesa di San Pierin, questo edificio a mattone rosso a
pianta rettangolare con tetto a due spioventi ed abside
semicircolare, ha caratterizzato per lungo tempo la vita e gli usi di
vari villaggi. Se da un lato il luogo di culto può registrare una
certa importanza, dall’altro le vicende storiche che
caratterizzarono questa chiesa e il ruolo che essa rivestì in
antichità, fanno ben comprendere la sua importanza.
Ad attirare
l’interesse, un’epigrafe incisa sopra la porta di ingresso su un
blocco in marmo bianco di Verona. Le prime lettere incerte di questa
epigrafe non permisero subito di capirne l’importanza ma, grazie ad
attenti studi, ci si rese conto di essere di fronte ad uno dei luoghi
più importanti e potenti nell’antichità. L’epigrafe così cita:
H PLEBS PORTI
ANTIQUA, EISVO TRATORIO SITA M. C. L. X. I. CVR. CV F. IPABAT.
ETHABALDVINO FV. ERAT.
Che tradotta in
italiano, significherebbe: “questa è la pieve antica di Porto,
sita tuttavia nel territorio, ricostruita nel 1161 per opera di
Balduino imperando Federico”. Sembra quindi che la chiesetta di San
Pierin altro non sia che San Pietro in Tillida, la pieve del X secolo
della cui circoscrizione facevano parte ben 12 villaggi tra cui
Bonavigo, Begosso ed altri centri divenuti oggi paesi o del tutto
scomparsi.
Di questa pieve già
nel XII secolo non si aveva più traccia anche se rimanevano una
chiesa e un villaggio con lo stesso nome. Da queste e da altre
indicazioni, risultava quindi fosse stata eretta ai limiti del bosco
di Porto. Di tale avviso è pure lo storico Gianno Moro anche se
altri esperti di storia la identificano con la chiesa di Porto.
L’esterno di San
Pietro in Tillida è molto interessante e, oltre al mattone rosso, è
ornata da un piccolo protiro sporgente, con in fondo i resti di un
affresco raffigurante la Madonna. Oltre a questa tribunetta a conca
situata sopra la porta, è visibile pure una piccola feritoia a
sinistra e, in alto, una finestra a croce. Ai lati della porta
d’ingresso si vedono oggi due ampie finestre aperte per far luce
allorché la chiesetta venne privata sia del campanile sia delle
finestre a strombatura, che dovevano essere simili a quelle di altre
chiese.
L’interno è ad
unica navata e sono ancor oggi visibili i segni di vari interventi
che ne hanno modificato le caratteristiche originarie. Parte delle
pareti sono affrescate e visibili ai visitatori grazie ad un recente
recupero mentre l’antica tinteggiatura a calce copre probabilmente
altre opere. Oltre ad affreschi di carattere religioso ci sono anche
alcuni ex voto forse della fine del 1300, o degli inizi del 1400. Le
origini molto antiche della chiesetta sono avvalorate, nella parte
bassa e nella tribuna absidale, dalla presenza di file di mattoni
larghi e bassi, privi quasi di calce e molto simili alla tecnica
delle costruzioni romane.
Interessante
constatare quanto fosse diffusa la devozione verso la Madonna. Molti,
infatti, gli affreschi a lei dedicati e, in particolare, gli ex voto.
Buona parte di essi furono realizzati quando la chiesa era ancora in
auge, prima del lento ed inesorabile declino. Gli affreschi pur non
essendo opera di artisti famosi, sono testimonianze di fede, mentre
gli ex voto sono testimonianze di fede fatta da chi vuole mantenere
il voto. Tra le opere recuperate, ben cinque su sette sono dedicate
alla Madonna. Tra esse, da ricordare una “Madonna in trono con
Bambino e Santi”; “Madonna in trono con Bambino e cherubini”;
“Madonna in trono con cherubino”; “Madonna in trono tra santi
Rocco e Sebastiano”. La pieve di San Pierin è visibile.
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