Il Negroamaro (o Negramaro) è un vitigno a bacca nera coltivato quasi esclusivamente in Puglia, in modo particolare nel Salento. L'origine del nome non è altro che la ripetizione della parola nero in due lingue: niger in latino e mavros in greco antico (da cui il dialettale maru). È uno dei principali vitigni dell'Italia Meridionale.
È un'uva estremamente versatile, molto utilizzata anche per la vinificazione in rosato. In commercio è possibile reperire sia prodotti vinificati in purezza sia blend. Molto noto è il Salice Salentino DOC
che per disciplinare è ottenuto attraverso un blend di uve Negroamaro
85% e Malvasia Nera 15%, la quale affievolisce le caratteristiche note
amarognole tipiche del Negroamaro.
La cucina salentina
La cucina salentina è la cucina tipica del Salento, parte meridionale della Puglia.
È una cucina povera per gli ingredienti usati, a partire dalla farina poco raffinata oppure di orzo, meno costosa di quella di grano. Per l'uso di verdure coltivate e selvatiche che la terra salentina può offrire, insieme con gli altri prodotti della terra come le lumache. Per l'impiego di pesce azzurro, oggi rivalutato, ma un tempo l'unico pesce che la popolazione poteva permettersi. Per la scarsità dei piatti a base di carne troppo costosa per i contadini.
In effetti, i meno abbienti mangiavano la carne solo la domenica mischiata con molto pane per fare le polpette, o addirittura solo alcune volte all'anno in occasione delle feste più importanti come Natale, Pasqua e la festa patronale. La carne di cavallo
era diffusa in quanto tali animali erano usati per i lavori nei campi e
come mezzo di trasporto e solo quando erano troppo vecchi per lavorare
si servivano come alimento. Nel periodo pasquale, in cui è tradizione mangiare l'agnello,
la popolazione consumava gli scarti dell'animale, cioè le interiora.
Questi servivano alla preparazione di piatti che oggi sono diventati
ricercatissimi per la loro bontà e l'equilibrio dei sapori. Proprio con
le interiora dell'agnello si preparavano (e si preparano) i turcineḍḍi o gnommareḍḍi o mboti, che sono involtini dal sapore deciso e prelibato, cotti sulla brace.non dimentichiamo le "fae e cicore reste"
traduzione : fave sgusciate e fatte a pure' contornate con cicorie
selvatiche,una prelibatezza esclusivamente salentina,oggi molto
rivalutata in tutti i ristoranti di tutto il mondo.
Altro tradizionale piatto povero della cucina salentina è la ciceri e tria.
Si tratta di pasta fresca, tipo tagliatella ma senza uovo, in parte
fritta in olio extravergine d'oliva e parte lessata unitamente ai ceci,
servita appunto insieme ai predetti legumi. Inoltre si usano le spezie della macchia mediterranea per insaporire le preparazioni: la salvia, il rosmarino, il timo, la maggiorana, la menta e l'origano.
La fantasia domina soprattutto nei dolci che risentono dell'influenza del mondo orientale (bizantini e arabi). La presenza di ingredienti quali le mandorle, del miele e della cannella è tipica di molte regioni del vicino oriente e delle coste del mar Mediterraneo.
Nessun commento:
Posta un commento