Inaugurato
il Giardino dei Ghiacciai voluto da FRoSTA come un’azione
concreta
in difesa del
freddo e dell’ambiente, nell’ambito della seconda edizione della
Carovana dei
Ghiacciai di Legambiente.
Felix Ahlers,
CEO del gruppo FRoSTA:
“La tutela
della natura è parte della responsabilità di ogni azienda”.
Roma, 13 settembre 2021 – È nato nel Parco
Nazionale del Gran Paradiso il Giardino dei Ghiacciai, un’azione concreta in difesa dell’ambiente, inaugurato da
FRoSTA, azienda di riferimento nel settore dei
surgelati, da anni impegnata nella ricerca e nello sviluppo di prodotti e
processi di produzione sempre meno impattanti a livello ambientale, insieme
a Legambiente.
Il progetto,
realizzato con il supporto del Comitato Glaciologico Italiano e in
collaborazione con il Parco Nazionale del Gran Paradiso, è un intervento con valenze sociali,
ambientali, scientifiche e culturali, che avviene
in un luogo significativo come il Parco del Gran Paradiso (che nel 2022
festeggerà il suo centenario, è stato il primo parco naturale d’Italia) e in un
momento rilevante come la tappa finale della seconda Carovana dei Ghiacciai.
FRoSTA, insieme
a Legambiente anche in questa edizione della Carovana, ha voluto esserne parte
attiva per porre
l’attenzione sulla salvaguardia dei ghiacciai, elemento
fondamentale per l’equilibrio del pianeta. Valori a cui da sempre FRoSTA è legata poiché ha deciso
di produrre cibo in maniera naturale e rispettosa dell’ambiente, sposando la scelta di essere 100% naturale e mettendo al centro della
propria filosofia aziendale il rispetto per l’equilibrio del pianeta.
A inaugurare il
Giardino dei Ghiacciai è stato Felix Ahlers CEO di FRoSTA AG “In FRoSTA pensiamo che faccia parte
della responsabilità di ogni impresa impegnarsi nella tutela della
natura, dei ghiacciai, delle foreste, dei parchi naturali. Come azienda
abbiamo un grande interesse a far sì che la natura sia protetta, perché senza
la natura i nostri prodotti non possono esistere. Per questo vogliamo
aumentare ulteriormente il nostro impegno in difesa dell’ambiente e siamo
contenti di far parte del progetto di Legambiente”.
Con questa
azione sono stati recuperati i
sentieri e le iscrizioni storiche incise negli ultimi 150 anni ai bordi dei
ghiacciai del Gran Paradiso, lungo la Valnontey, per segnarne il
limite e analizzarne il ritiro, e che nel tempo sono parzialmente scomparse.
Grazie alle ricerche del Comitato Glaciologico italiano e a questa iniziativa
di valorizzazione, i segnali sono stati ritrovati e oggi nuovamente accessibili
e visibili sia agli studiosi, sia ai visitatori del Parco.
Il percorso tra i segnali crea dunque un vero e proprio sentiero, il Giardino
dei Ghiacciai, che trasforma un’eredità scientifica in un patrimonio
culturale sul cambiamento climatico. Una targa
esplicativa è stata posta all’ingresso del Parco per dare informazioni sul
progetto ai visitatori e attraverso un QR code, conduce a ulteriori
approfondimenti.
Il progetto è
impreziosito da Segnali dal
Corpo Glaciale opera d’arte diffusa realizzata da Andrea
Caretto e Raffaella Spagna, artisti contemporanei che esplorano il confine tra arte, ambiente e paesaggio ed espongono
in musei, gallerie e istituzioni pubbliche e private, in Italia e all’estero.
L’opera è composta da cinque rocce su cui sono state incise altrettante parole
che invitano i visitatori alla riflessione sul corpo glaciale, al suo passato e
ai suoi possibili futuri: limite, istante, emissario, distacco e segnali. Le
rocce sono poste a fianco delle incisioni storiche ritrovate e recuperate.
Sempre lì saranno successivamente collocate delle piccole sculture in bronzo,
frutto di una performance artistica di ceromanzia tenutasi in occasione
dell’inaugurazione, in cui gli artisti hanno posto delle domande al ghiacciaio
che “ha risposto” con delle piccole sculture di cera rappresa nell’acqua della
sorgente posta alla sua base.
In occasione
dell’inaugurazione inoltre si è tenuta una performance musicale di Alessandro
Zolt, musicista e antropologo, che ha raccontato come lo scacciapensieri,
strumento musicale cordofono a pizzico associato nell’immaginario collettivo
soprattutto alle terre del sud Italia, è invece fortemente legato alle Alpi, in
particolare la Valsesia, dove è stato prodotto per oltre 300 anni fino al XIX
secolo.
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