Sabato 24 settembre alle 17 presso lo storico lavatoio di Codesio nella campagna tra Madonna e Urbignacco a Buja, è in programma il terzo incontro di lettura che l’Ecomuseo dedica ai racconti giovanili di Pier Paolo Pasolini, nel centenario della nascita. L’attore Vincenzo Muriano evocherà le suggestioni di “Foglie Fuejs” e “Di questo lontano Friuli”, tratti dal libro “Un paese di temporali e di primule” che raccoglie scritti degli anni 1945-1951. Anche in questi due racconti converge l’amore che il giovane poeta nutre per il paesaggio, fatto di affetti e di sonorità linguistiche, che entrano nel tessuto narrativo e si trasformano in vera e propria pittura. Su tutto troneggia l’acqua, la liquida frequenza dei torrenti, delle rogge e del Tagliamento, il grande fiume che “scorre per questa pianura in un solco singolare di ghiaia”.
In “Foglie Fuejs” lo scrittore, attraverso lo spunto suggerito dalla forma e dal suono che le caratterizza, ci fa entrare nel suo mondo costellato di visioni, che travalicano paesaggi reali e immaginari, tappe autobiografiche che diventano luoghi dell’anima. La terra, il cielo e l’acqua si rimescolano di continuo in una corsa visiva, che si propaga con la forza dell’arte. L’odore delle parole, insieme al loro suono, chiude il primo racconto e ci fa scivolare in un nuovo miraggio intitolato “Di questo lontano Friuli”. Qui Pasolini penetra letteralmente nel paesaggio diventandone parte essenziale, intrecciando alla magia dei luoghi descritti la varietà linguistica come elemento identitario.
«Il lavatoio di Codesio, costruito nei primi anni Venti, si trova su un piano e ha due vasche disposte in serie, sulle travi interne si possono leggere le scritte “I posti-II posti-III posti”. Una risorgiva a monte del lavatoio garantisce anche oggi l’acqua corrente. La costruzione di forma rettangolare è formata da due muri e due file di pilastri in cemento armato che tengono su una soletta piana monolitica. Il frontone principale è sormontato da tre torrette che donano eleganza e armonia alla costruzione; quella centrale sorregge un scurubus di bande, oggi tutto arrugginito, che ospitava fino al 1976 la Madonna del Carmine [ora ricollocata]; sotto si può vedere il resto di un rilievo che rappresentava il fascio littorio, simbolo dell’epoca fascista» (da “Buje Pore Nuje”, 14, 1995)
Nessun commento:
Posta un commento