OLTRE IL SEGNO GRAFICO
Carl Gustav Jungi avrebbe trovato nelle opere di Giuliano Grittini un’assonanza.
Per la reminiscenza visiva che si trasfigura in rappresentazione interiore, come ha scritto Enrico Badellino, ma non solo.
In Grittini il segno grafico pittorico affonda nell’inconscio, modula l’estetica usando il colore e restituisce all’astante il suo specchio.
Cracker Art è più un metodo che una tecnica. E ciò che la contraddistingue dall’intellettualismo della metodologia è la verve ironica con cui l’artista dissacra, umanizza, avvicina.
ALDA MERINI & MARILYN MONROE
Merini e Marilyn sono vicine. Non solo sotto l’aspetto illustrativo o nel percorso interiore che Grittini compie per creare un parallelo fra Eros e Thanatos, fra quell’amore segnato dal dolore che traccia un segno comune nel percorso di Alda e Norma Jean,
La vicinanza qui diventa universale, inclusiva, metaforica.
La manipolazione tecnica, le alchimie cromatiche, diventano uno strumento mediato dall’ironia e per questo capace, come dice ancora Badellino, di favorire la intima “commistione fra lontananza e partecipazione, distacco critico e coinvolgimento emotivo, freddezza mentale e commozione interiore”.
Fu Grittini a raccogliere dalle dirette parole di Merini, al telefono, il sentiment su Marilyn, quel dialogo interiore scaturito da un destino similare, quello della farfalla contemplata per la sua indicibile bellezza ma inchiodata al muro dalla brama del collezionista.
E tuttavia, in questo confronto, spostato dalla poetessa su un piano intimamente soggettivo, Marilyn diventa creatura dell’anima.
Nelle opere di Grittini, per traslato, l’immaginario del mito assume connotazione cinematografica alla prima superficiale osservazione, per sprofondare nei recessi dell’inconscio grazie alla potenza del colore, alle alchimie della materia che tracciano universi diversi fruendo di tecniche miste.
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