Qui di seguito quanto la nuova Guida L’Espresso racconta de Il Pagliaccio, 20 anni dopo…
“Anthony Genovese e il suo Pagliaccio: un cuoco e un ristorante ormai divenuti riferimento per la capitale del Lazio e dell’Italia intera. Una cucina matura e compiuta, quella dello chef italo-francese, che fonde grande personalità e contenuti originali a gusto e intensità.
L’approccio fusion tra tecniche, prodotti e preparazioni italiane e mondo orientale, vera passione dello chef, si sublima con il Piccione a Pechino, in cui il volatile sostituisce l’anatra in una preparazione a dir poco eccellente. L’Ostrica in brodo di bue è un altro piatto da maestro, in un connubio romano-bretone che si esprime con tecnica e profondità gustativa. In queste due preparazioni è il tocco speziato a fare la differenza, armonizzando e rendendo estremamente elegante il gusto.
E poi, solo a leggere i titoli dei piatti, il viaggio si fa completo sia con Stroncatura: melanzane, miso e grigliata mista, sia con il benvenuto con Sarawak, pomodoro e mering, sia con Come una tatin: mela, patate e funghi (altra pietanza di pregevole livello).
La carta dei vini è di notevole spessore. Il servizio, capitanato da Matteo Zappile, è giovane, dinamico, affiatato e davvero molto presente. Menù degustazione da 150, 200, 230 e 250 euro; inoltre, la possibilità di Parallels Experience, una sorta di tavolo privato con un menù dedicato che consente di vivere un ristorante nel ristorante (una sorta di omakase dello chef), con punte e vette di gusto davvero importanti”.
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