La Fondazione festeggia gli 84 anni del Maestro e lo stretto legame con l’artista con una mostra site specific che fonde sostanza aurea e materia oscura e per la prima volta coinvolge tutti gli spazi dell’ex chiesa con le opere di un solo artista.
6 aprile – 13 ottobre 2024
Fondazione Alberto Peruzzo Nuova Sant’Agnese, via Dante, 63 - Padova |
Padova, 5 aprile 2024. Con una mostra che per la prima volta occupa tutti gli spazi dell’ex Chiesa di Sant’Agnese con le opere di un solo artista, Fondazione Alberto Peruzzo riprende il dialogo mai interrotto con un grande Maestro dell’arte contemporanea italiana: Fabrizio Plessi. Dal 6 aprile al 13 ottobre 2024, la mostra monografica Nero Oro, a cura di Riccardo Caldura, celebra gli 84 anni di uno dei protagonisti della storia dell’arte contemporanea italiana, in occasione della 60° edizione della Biennale Arte di Venezia.
Dopo Mari Verticali al Padiglione Venezia dei Giardini della Biennale (2011), Liquid Life. Liquid Light alla Biennale Arte del 2015, e L’Anima di Pietra al Museo Pushkin di Mosca (2018), ancora una volta Padova e la Fondazione rendono omaggio a un grande artista veneziano di adozione, che con questo progetto espositivo racconta la sostanza aurea, al tempo stesso preziosa e rigeneratrice, incorruttibile e benaugurante, capace di fondere tradizione e innovazione, classicità e tecnologia, in dialogo con il Nero.
Il progetto Nero Oro mette in scena non soltanto una dialettica, ma anche la rappresentazione di un processo alchemico che rimanda al passaggio dalla notte al giorno, dalla materia grezza alla massima espressione umana, e si compone di tre momenti articolati nelle tre aree principali dell’edificio del XII secolo: nella Navata un’opera aurea, archetipo di un mosaico, dialoga idealmente con i frammenti d’affresco del Trecento ritrovati nel corso del restauro e tutt’ora esposti nell’ex chiesa; nell’Ipogeo, dove sono esposti alcuni reperti archeologici, una colata d’oro sembra invadere i resti di una strada romana ancora visibile; nella ex Sacrestia, oltre 100 disegni raccontano l’evoluzione del tema dell’Oro nella poetica di Plessi.
«Appena varcata la porta d’ingresso, nello spazio della navata, su una grande parete nera, collocata trasversalmente così da rompere la simmetria dello spazio, compare uno straordinario mosaico luminoso, vibrante, quasi ogni tessera fosse costituita da un fluido dorato» – spiega il curatore Riccardo Caldura –. «Si tratta di un’elaborazione originale dell’artista e testimonia del suo costante rapporto con il passato, considerato evidentemente come un’eredità viva a cui attingere. Un passato, dunque, da intendere piuttosto come un presente, quasi che la stessa natura di cui è composta l’opera di Plessi, la luce, trapassasse subitaneamente stagioni temporalmente distanti se concepite a scala umana, ma che il mezzo evidenzia invece essere contemporanee».
Nella ex Sacrestia, preceduto da “Senza titolo” opera permanente del 1996 di Kounellis composta da una trave in legno di circa quattro metri, che segna il passaggio tra la navata e la canonica, un grande disegno di Plessi(“Legàmi”, del 1970) introduce a un percorso immersivo e analitico nelle fasi iniziali del lavoro dell’artista, caratterizzate da numerosi studi e disegni, la cui produzione è una presenza costante nella sua pluridecennale ricerca.
In tutta la carriera di Plessi, continua Caldura, «il disegno ritma una sorta di ripetuta pratica dell’artista che, nel tempo, ha generato materiali di grande qualità, sia in termini di opere a sé stanti, autonome, quanto di elementi indispensabili per comprendere l’evolversi della concezione delle grandi installazioni e delle opere multimediali. Estratti dalle grandi cassettiere presenti nello studio dell’artista alla Giudecca, dove sono conservate centinaia di disegni, schizzi, quaderni, costituiscono, nelle parole dello stesso artista, “la parte biologica e genetica del mio lavoro”, la navigazione quotidiana basata su una ‘attrezzeria’ “secca, elementare, povera e spartana”, apparentemente lontana dalla complessità delle tecnologie utilizzate dall’artista, ma che in realtà aiuta a comprendere quel che più gli preme: il processo di “umanizzazione” a cui vanno sottoposte le medesime tecnologie».
La ricca raccolta di disegni esposti nella ex-Sacrestia rappresenta dunque una rara occasione per entrare nella più intima officina dell’artista, seguirne le fasi della concezione compositiva e la molteplicità di varianti formali che può assumere la tensione originaria del suo processo ideativo.
L’intero progetto Nero Oro pensato da Plessi per la Fondazione Alberto Peruzzo vuole essere una sintesi di decenni di creazione dedicati dall’artista agli elementi primari dell’Acqua, della Terra, del Fuoco e dell’Aria, oggi approdata agli elementi essenziali dell’Oro e del Nero: questi ultimi danno vita a opere che, nel dialogo con spazi tanto carichi di storia e significati, sono in grado di rinnovarsi costantemente. La mostra è composta anche da alcuni interventi site-specific creati per dialogare con la storia di Sant’Agnese, fatta di memoria e stratificazioni, che ben si sposa con il concetto di Età dell’Oro, da anni al centro del lavoro dell’artista.
«Richiamandosi a questa tensione fra sfondo e luce, fra nero e oro, ed è una novità nell’utilizzo dello spazio padovano, anche la parte ipogea viene coinvolta nel percorso espositivo» – conclude Caldura –. «Un nuovo lavoro video concepito per la Fondazione Alberto Peruzzo riprende la relazione con il contesto storico della ex-chiesa e in particolare con le tracce di lastricato romano emerse durante gli scavi. Il motivo del lastricato viene ripreso e sottoposto a un processo di sublimazione digitale che lo dematerializza, restituendo così la consunzione che il tempo imprime alle cose in un aureo fluire luminoso».
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