L'Ombreria di Mignagola di Carbonera ospita uno degli appuntamenti che Borghi d'Europa
propone dal 28 al 30 novembre, per presentare il progetto 'L'Europa delle Scienze e della
Cultura',patrocinato dalla IAI (Iniziativa Adriatico Jonica-Forum Intergovernativo per la
cooperazione regionale nella regione adriaico-Jonica) e da ESOF2020 EuroScience Open
Forum Trieste.
All'incontro è stata invitata l'azienda agricola Compagnia delle Vigna di Stefania Limido,
di Cavriè di San Biagio di Callalta.
LA COMPAGNIA DELLA VIGNA
Storia di una famiglia, di un vigneto, di un sogno. E di chi ha aiutato a realizzarlo.
“Guarda - mi disse mia madre -. Vedi l'uva?”. “Sì, e allora?”. “Le
6.300 piante che tuo padre ha piantato hanno fatto l'uva”. “Forse è
normale” risposi, per sdrammatizzare. “Che pazzo!” esclamò mia madre,
nel tono della tragedia.
Cercai di tirarla su di morale, ma effettivamente... che si doveva
fare con tutta quell'uva? Pur essendo cresciuta in campagna, non avevo
mai fatto caso ai problemi della raccolta dei prodotti agricoli: dalla
mia villetta borghese vedevo che ogni tanto qualcuno con grossi
macchinari mieteva il grano creando belle balle quadrate o passava sui
campi di mais raccogliendo nei rimorchi quintali di chicchi.
Non c'erano molti vigneti dove abitavo io in quell'epoca, anzi ne
avevano tolti per costruire il complesso residenziale davanti a casa. Mi
ricordo di una sola vendemmia nella mia vita, quando la maestra ci
portò da un nostro compagno e passammo la mattina a tirare giù uva
stando in piedi sul carro; le viti erano alte e formavano degli archi.
Non è tanto che ho scoperto che questo sistema di allevamento si chiama
“Belussi”.
Ad ogni modo si può capire che, davanti a quella distesa di viti
(solo due ettari in realtà, ma dal mio punto di vista una superficie
enorme), mi feci prendere dal panico.
“Tranquilla mamma, in qualche
maniera faremo - dissi simulando la più assoluta serenità
nell'affrontare la situazione -. Fammi fare qualche telefonata, mi
informo solo un attimo sul da farsi”.
In paese subito qualcuno mi ha dato una mano,
i miei vicini di casa mi hanno messo in contatto con chi aveva il
rimorchio e il trattore per il trasporto alla cantina. Le qualità di uva
erano tre, per cui si dovevano fare tre vendemmie. Andai a parlare con
diverse cantine ed enopoli e scoprii in quel momento che il rosso era al
suo minimo storico: 15-17 centesimi al chilo. L'uva non
riusciva in alcun modo a pagare i costi di quell'anno di verde rame e di
potatura invernale, figuriamoci ad aggiungere anche quelli della
vendemmia.
“Siamo sul lastrico - rincarava mia mamma -. Tra vigna e casa ci sono cinque mutui”.
Già, cinque mutui, che all'inizio non gravavano molto, perché le rate
erano di 100-150 euro; diciamo che tutti insieme facevano un unico
mutuo come ce lo immaginiamo oggi. Ma proprio tra il 2005 e il 2006 i
tassi erano saliti alle stelle.
Mio padre, che aveva lavorato in
banca, aveva una buona pensione, come oggi non la si può assolutamente
immaginare, però, secondo me, già si stava preoccupando per questa
storia dei tassi.
Quel sabato in cui pranzammo insieme non mi disse affatto che c'erano problemi economici, anzi, mi raccontò che aveva un sogno: fare una cantina e produrre vino, un buon vino da tavola.
Mi
spiegò come la vita in banca, dopo i primi anni, fosse diventata
noiosa, così aveva cominciato a coltivare il desiderio di fare
l'imprenditore agricolo che vede direttamente e in modo tangibile il
frutto del suo lavoro. Dopo tre anni di ricerche nella campagna veneta,
trovò un pezzo di terra dal quale a 360° gradi non si vede nessun
capannone e sul quale c'era una casa del 1910 da restaurare.
Così appena andò in pensione, vendette la villetta e comprò il
casolare; piantò le viti e costruì la piccola cantina. Non aveva ancora
comprato le attrezzature, quando quel sabato a pranzo mi disse: “Che ne
dici di aiutarmi? Sono contento e orgoglioso di aver fatto tutto da
solo, il restauro della casa e la vigna, ma adesso per fare la cantina
non mi sento tanto, sì, insomma, vorrei farla, ma non da solo”.
Era
la prima volta che mi chiedeva qualcosa che non fosse riordinare la
camera o fare i piatti. Io tutto sommato avevo già raggiunto i miei
obiettivi e avrei avuto il contratto a tempo indeterminato per il mio
lavoro di insegnante entro l'anno. Avevo anche voglia di imparare
qualcos'altro!
Così, in quattro e quattr'otto, ci mettemmo d'accordo sul da farsi,
soprattutto incominciare a girare per le cantine a scoprire i trucchi
del mestiere e recuperare un po' di attrezzatura, tanto per cominciare.
Ero elettrizzata all'idea. Avevo sempre sostenuto mio papà sul suo progetto, e adesso potevo farne anche parte.
Pensammo anche che avrei dovuto mettere in vendita il mio appartamento
per trovarmi una casa più vicina a Cavriè, e passai la domenica a
metterlo a posto. Sapevo che lunedì mio papà sarebbe passato a vedere se
la casa avesse avuto bisogno di qualche lavoretto e poi saremmo andati
in qualche agenzia.
“Vengo presto lunedì, sai? Vedi di alzarti che
sennò ti devo aspettare!” mi prendeva in giro. Infatti lavoravo in una
scuola serale e quindi la giornata era per me sempre un po' capovolta.
Misi la sveglia.
Driiin,
driiin.... “Oh, cavolo, ma che suoneria ho messo?” Non riuscivo a
spegnerla, feci cadere tutto dal comodino e guardai l'ora, ma era troppo
presto. Driiiin, driiiin, continuava a suonare. Ma non era la sveglia,
era il telefono!“Papà.... papà non c'è più...” diceva mia madre
dall'altra parte della linea. “Un infarto... non c'è più...”.
Penso che se non avessimo avuto quella conversazione sabato a pranzo,
probabilmente ora non starei per raccontare la storia della Compagnia della Vigna. Probabilmente avrei ceduto alle richieste di mia madre di vendere o, meglio, come diceva lei, di... bruciare tutto.
La
Compagnia nasce quindi attraverso la moderna possibilità di mandare lo
stesso sms a più persone contemporaneamente, un messaggio semplice e
sintetico: “Aiuto!”
Contattai di fatto tutte le persone che avevo nella mia rubrica,
tutte le persone che avevano attraversato la mia vita fino a quel
momento. Scoprii così di avere tanti amici. Si creò fin dall'inizio un
gruppo aperto per cui chi poteva, nel tempo che aveva a disposizione,
senza obblighi, veniva a darmi una mano ed, essendo in tanti, i lavori
prima o poi si completavano.
Fu così che la vigna riuscì a
sopravvivere e nel tempo il gruppo di base si è tanto rinsaldato che
ormai è tradizione passare la vigilia di Natale insieme.
Credo sia una storia particolare e miracolosa, perché è stata
l'occasione per molti di trovarsi o addirittura di ritrovarsi dopo anni,
addirittura di innamorarsi e, perché no, di sposarsi. Poiché le conoscenze e le amicizie godono spesso della proprietà transitiva, il patrimonio conservato nella mia rubrica si è moltiplicato a livello esponenziale.
Ognuno
poi, e ciò è davvero meraviglioso, ha contribuito a questo sogno con le
sue conoscenze, le sue esperienze, il suo mondo e il suo punto di
vista, condividendoli con gli altri.
La Vigna è diventata un luogo dedicato a eventi:
oltre alla vendemmia o alla degustazione, infatti c'è chi ha portato il
teatro, il ballo, la musica, l'arte pittorica, la scrittura. La corte
intorno alla casa, immersa nella Vigna, delinea infatti uno spazio
umano, in cui le relazioni sono facilitate e la comunicazione diventa
miracolosamente espressiva.
L'energia si sente, eccome!
Non
so cosa sia, ma a volte la chiamo Provvidenza. Soprattutto nei momenti
più difficili si è fatta sentire, questa energia, mettendomi sotto gli
occhi le soluzioni, ma soprattutto facendomi incontrare le persone. Ogni
volta che ho avuto bisogno di qualcosa, infatti, è arrivato qualcuno
che aveva appena avuto un'idea proprio su ciòche mi faceva preoccupare.
Incredibile!
E qui dovrei fare un lungo elenco di ringraziamenti, che
coinvolgono anche i proprietari di cantine vicine, i tipografi, gli
artisti che hanno dato vita alle etichette, il produttore degli
imballaggi e quello delle bottiglie, i tecnici del consorzio, gli
impiegati della Coldiretti, insomma tutti i fornitori e coloro che
gravitano intorno le attività agricole.
Infatti si è creato con loro
un rapporto non solo di mera compravendita, ma di sostegno e
condivisione di un progetto, che, ammettiamolo, è assolutamente
antieconomico!!!
Però è, nonostante possa sembrare incredibile dati i numeri, ancora vivo e siamo arrivati ora a un punto per cui si auto-sostiene,
cioè non servono più le adunate di emergenza per lavori rimasti
indietro o troppo faticosi e siamo riusciti a comprare diversi
macchinari.
Così, ogni volta che avrei avuto la “scusa buona” per dire “Non ce la
faccio, non posso! Meglio vendere!”, non facevo neanche in tempo a
pensarlo che arrivava l'incoraggiamento a proseguire.
E siamo arrivati a oggi. Son passati sette anni, qualcuno direbbe un “ciclo di vita”, in cui si è realizzato un sogno. Siamo arrivati a produrre la bottiglia che avrebbe voluto mio papà,
un uvaggio bordolese, ottenuto facendo fermentare insieme uve di
merlot, cabernet sauvignon, cabernet franc. Facciamo anche qualche
bottiglia delle tre varietà in purezza, cioè utilizzando uve di un solo
vitigno e della stessa annata, soddisfatti proprio dal fatto che ogni
anno vengono diversi.
Ora si può pensare a un nuovo settennio, tutto da progettare, in cui sarà la Vigna ad aiutare qualche altro sogno a realizzarsi!
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