sabato 16 novembre 2019

All'Ombreria di Mignagola la storia de La Compagnia della Vigna

L'Ombreria di Mignagola di Carbonera ospita uno degli appuntamenti che Borghi d'Europa
propone dal 28 al 30 novembre, per presentare il progetto  'L'Europa delle Scienze e della
Cultura',patrocinato dalla IAI (Iniziativa Adriatico Jonica-Forum Intergovernativo per la
cooperazione regionale nella regione adriaico-Jonica) e da ESOF2020 EuroScience Open
Forum Trieste.

All'incontro è stata invitata l'azienda agricola Compagnia delle Vigna di Stefania Limido,
di Cavriè di San Biagio di Callalta.

LA COMPAGNIA DELLA VIGNA
Storia di una famiglia, di un vigneto, di un sogno. E di chi ha aiutato a realizzarlo.
“Guarda - mi disse mia madre -. Vedi l'uva?”. “Sì, e allora?”. “Le 6.300 piante che tuo padre ha piantato hanno fatto l'uva”. “Forse è normale” risposi, per sdrammatizzare. “Che pazzo!” esclamò mia madre, nel tono della tragedia.
Cercai di tirarla su di morale, ma effettivamente... che si doveva fare con tutta quell'uva? Pur essendo cresciuta in campagna, non avevo mai fatto caso ai problemi della raccolta dei prodotti agricoli: dalla mia villetta borghese vedevo che ogni tanto qualcuno con grossi macchinari mieteva il grano creando belle balle quadrate o passava sui campi di mais raccogliendo nei rimorchi quintali di chicchi.
Non c'erano molti vigneti dove abitavo io in quell'epoca, anzi ne avevano tolti per costruire il complesso residenziale davanti a casa. Mi ricordo di una sola vendemmia nella mia vita, quando la maestra ci portò da un nostro compagno e passammo la mattina a tirare giù uva stando in piedi sul carro; le viti erano alte e formavano degli archi. Non è tanto che ho scoperto che questo sistema di allevamento si chiama “Belussi”.
Ad ogni modo si può capire che, davanti a quella distesa di viti (solo due ettari in realtà, ma dal mio punto di vista una superficie enorme), mi feci prendere dal panico.
“Tranquilla mamma, in qualche maniera faremo - dissi simulando la più assoluta serenità nell'affrontare la situazione -. Fammi fare qualche telefonata, mi informo solo un attimo sul da farsi”.
compagnia_vigna_1In paese subito qualcuno mi ha dato una mano, i miei vicini di casa mi hanno messo in contatto con chi aveva il rimorchio e il trattore per il trasporto alla cantina. Le qualità di uva erano tre, per cui si dovevano fare tre vendemmie. Andai a parlare con diverse cantine ed enopoli e scoprii in quel momento che il rosso era al suo minimo storico: 15-17 centesimi al chilo. L'uva non riusciva in alcun modo a pagare i costi di quell'anno di verde rame e di potatura invernale, figuriamoci ad aggiungere anche quelli della vendemmia.
“Siamo sul lastrico - rincarava mia mamma -. Tra vigna e casa ci sono cinque mutui”.
Già, cinque mutui, che all'inizio non gravavano molto, perché le rate erano di 100-150 euro; diciamo che tutti insieme facevano un unico mutuo come ce lo immaginiamo oggi. Ma proprio tra il 2005 e il 2006 i tassi erano saliti alle stelle.
Mio padre, che aveva lavorato in banca, aveva una buona pensione, come oggi non la si può assolutamente immaginare, però, secondo me, già si stava preoccupando per questa storia dei tassi.
Quel sabato in cui pranzammo insieme non mi disse affatto che c'erano problemi economici, anzi, mi raccontò che aveva un sogno: fare una cantina e produrre vino, un buon vino da tavola.
Mi spiegò come la vita in banca, dopo i primi anni, fosse diventata noiosa, così aveva cominciato a coltivare il desiderio di fare l'imprenditore agricolo che vede direttamente e in modo tangibile il frutto del suo lavoro. Dopo tre anni di ricerche nella campagna veneta, trovò un pezzo di terra dal quale a 360° gradi non si vede nessun capannone e sul quale c'era una casa del 1910 da restaurare.
Così appena andò in pensione, vendette la villetta e comprò il casolare; piantò le viti e costruì la piccola cantina. Non aveva ancora comprato le attrezzature, quando quel sabato a pranzo mi disse: “Che ne dici di aiutarmi? Sono contento e orgoglioso di aver fatto tutto da solo, il restauro della casa e la vigna, ma adesso per fare la cantina non mi sento tanto, sì, insomma, vorrei farla, ma non da solo”.
Era la prima volta che mi chiedeva qualcosa che non fosse riordinare la camera o fare i piatti. Io tutto sommato avevo già raggiunto i miei obiettivi e avrei avuto il contratto a tempo indeterminato per il mio lavoro di insegnante entro l'anno. Avevo anche voglia di imparare qualcos'altro!
Così, in quattro e quattr'otto, ci mettemmo d'accordo sul da farsi, soprattutto incominciare a girare per le cantine a scoprire i trucchi del mestiere e recuperare un po' di attrezzatura, tanto per cominciare. Ero elettrizzata all'idea. Avevo sempre sostenuto mio papà sul suo progetto, e adesso potevo farne anche parte. Pensammo anche che avrei dovuto mettere in vendita il mio appartamento per trovarmi una casa più vicina a Cavriè, e passai la domenica a metterlo a posto. Sapevo che lunedì mio papà sarebbe passato a vedere se la casa avesse avuto bisogno di qualche lavoretto e poi saremmo andati in qualche agenzia.
“Vengo presto lunedì, sai? Vedi di alzarti che sennò ti devo aspettare!” mi prendeva in giro. Infatti lavoravo in una scuola serale e quindi la giornata era per me sempre un po' capovolta. Misi la sveglia.
compagnia_vigna_2Driiin, driiin.... “Oh, cavolo, ma che suoneria ho messo?” Non riuscivo a spegnerla, feci cadere tutto dal comodino e guardai l'ora, ma era troppo presto. Driiiin, driiiin, continuava a suonare. Ma non era la sveglia, era il telefono!“Papà.... papà non c'è più...” diceva mia madre dall'altra parte della linea. “Un infarto... non c'è più...”.
Penso che se non avessimo avuto quella conversazione sabato a pranzo, probabilmente ora non starei per raccontare la storia della Compagnia della Vigna. Probabilmente avrei ceduto alle richieste di mia madre di vendere o, meglio, come diceva lei, di... bruciare tutto.
La Compagnia nasce quindi attraverso la moderna possibilità di mandare lo stesso sms a più persone contemporaneamente, un messaggio semplice e sintetico: “Aiuto!”
Contattai di fatto tutte le persone che avevo nella mia rubrica, tutte le persone che avevano attraversato la mia vita fino a quel momento. Scoprii così di avere tanti amici. Si creò fin dall'inizio un gruppo aperto per cui chi poteva, nel tempo che aveva a disposizione, senza obblighi, veniva a darmi una mano ed, essendo in tanti, i lavori prima o poi si completavano.
Fu così che la vigna riuscì a sopravvivere e nel tempo il gruppo di base si è tanto rinsaldato che ormai è tradizione passare la vigilia di Natale insieme.
Credo sia una storia particolare e miracolosa, perché è stata l'occasione per molti di trovarsi o addirittura di ritrovarsi dopo anni, addirittura di innamorarsi e, perché no, di sposarsi. Poiché le conoscenze e le amicizie godono spesso della proprietà transitiva, il patrimonio conservato nella mia rubrica si è moltiplicato a livello esponenziale.
Ognuno poi, e ciò è davvero meraviglioso, ha contribuito a questo sogno con le sue conoscenze, le sue esperienze, il suo mondo e il suo punto di vista, condividendoli con gli altri.
La Vigna è diventata un luogo dedicato a eventi
: oltre alla vendemmia o alla degustazione, infatti c'è chi ha portato il teatro, il ballo, la musica, l'arte pittorica, la scrittura. La corte intorno alla casa, immersa nella Vigna, delinea infatti uno spazio umano, in cui le relazioni sono facilitate e la comunicazione diventa miracolosamente espressiva.
L'energia si sente, eccome!
compagnia_vigna_3Non so cosa sia, ma a volte la chiamo Provvidenza. Soprattutto nei momenti più difficili si è fatta sentire, questa energia, mettendomi sotto gli occhi le soluzioni, ma soprattutto facendomi incontrare le persone. Ogni volta che ho avuto bisogno di qualcosa, infatti, è arrivato qualcuno che aveva appena avuto un'idea proprio su ciòche mi faceva preoccupare. Incredibile!
E qui dovrei fare un lungo elenco di ringraziamenti, che coinvolgono anche i proprietari di cantine vicine, i tipografi, gli artisti che hanno dato vita alle etichette, il produttore degli imballaggi e quello delle bottiglie, i tecnici del consorzio, gli impiegati della Coldiretti, insomma tutti i fornitori e coloro che gravitano intorno le attività agricole.
Infatti si è creato con loro un rapporto non solo di mera compravendita, ma di sostegno e condivisione di un progetto, che, ammettiamolo, è assolutamente antieconomico!!!
Però è, nonostante possa sembrare incredibile dati i numeri, ancora vivo e siamo arrivati ora a un punto per cui si auto-sostiene, cioè non servono più le adunate di emergenza per lavori rimasti indietro o troppo faticosi e siamo riusciti a comprare diversi macchinari.
Così, ogni volta che avrei avuto la “scusa buona” per dire “Non ce la faccio, non posso! Meglio vendere!”, non facevo neanche in tempo a pensarlo che arrivava l'incoraggiamento a proseguire.
E siamo arrivati a oggi. Son passati sette anni, qualcuno direbbe un “ciclo di vita”, in cui si è realizzato un sogno. Siamo arrivati a produrre la bottiglia che avrebbe voluto mio papà, un uvaggio bordolese, ottenuto facendo fermentare insieme uve di merlot, cabernet sauvignon, cabernet franc. Facciamo anche qualche bottiglia delle tre varietà in purezza, cioè utilizzando uve di un solo vitigno e della stessa annata, soddisfatti proprio dal fatto che ogni anno vengono diversi.
Ora si può pensare a un nuovo settennio, tutto da progettare, in cui sarà la Vigna ad aiutare qualche altro sogno a realizzarsi!

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