La sezione fotografica storico/documentativa Sono tre i gruppi di fotografie che testimoniano la sezione fotografica dedicata ai ritratti di artisti. Il primo è quello di Maurizio Frullani, autore dell'archivio fotografico a tutt’oggi più completo, dedicato agli artisti attivi negli ultimi decenni in Friuli Venezia Giulia. Dalla fine degli anni Settanta fino a pochi mesi prima della sua scomparsa (avvenuta nel 2015), Frullani ha voluto dare testimonianza dei più interessanti intellettuali e artisti del Friuli Venezia Giulia e dell’area mitteleuropea, fotografandoli nei loro atelier, ma anche in ambientazioni che dialogano con le diverse personalità da lui ritratte. Si tratta quindi di ritratti in posa, minuziosamente studiati, in cui è riconoscibile la grande tradizione del ritratto pittorico. Più vicino al reportage, invece, è il lavoro di Branko Lenart, artista nato in Slovenia e operativo successivamente soprattutto a Graz. All'artista è stato chiesto il prestito di una serie fotografica composta di 24 ritratti dei massimi rappresentanti della fotografia: da Luigi Ghirri a Helmut Newton, da Ansel Adams a Nan Goldin, da André Kertész a William Eggleston. Una panoramica di volti che appartengono alla storia dell'arte fotografica, veri e propri mostri sacri visti con l'occhio di Branko Lenart, assiduo frequentatore degli appuntamenti internazionali di fotografia, tra cui Les Rencontres d'Arles, il primo festival mondiale tutto dedicato a questa espressione artistica. Anche il lavoro di Mario Sillani Djerrahian documenta i protagonisti della grande arte, con una serie di reportage eseguiti alla Biennale di Venezia. Nelle sue istantanee c'è sempre uno sguardo concettuale, talvolta espresso avvicinando alle figure elementi architettonici in primo piano o puntando più sull'asimmetria che sulla centralità dello scatto fotografico. Le sue fotografie illuminano così una sorta di dietro le quinte della grande kermesse veneziana, frequentata dai protagonisti di quegli anni di potente neoavanguardia, delle grandi contestazioni che avevano l'obiettivo di modificare statuti, modalità, finalità del fare arte. Dietro quello che potrebbe apparire un semplice reportage, alla ricerca dei volti dei grandi attori della scena artistica contemporanea (da Vedova a Beuys, da Marina Abramovic a Mario Merz), si scorge così lo sguardo critico di un artista concettuale che, proprio a partire da quegli anni, ha impostato la sua ricerca sui limiti e le modalità del mezzo fotografico. |
Gli interventi site specific La mostra è stata preceduta da un simposio con artisti legati al Friuli Venezia Giulia, invitati a dare il proprio contributo al risultato finale del progetto: Matteo Attruia, Michele Bazzana, Thomas Braida, Annibel Cunoldi Attems, Luciano de Gironcoli, Franco Dugo, Roberto Kusterle, Alessandra Lazzaris, Maria Elisabetta Novello, Paola Pisani, Anna Pontel, Mario Sillani Djerrahian, Michele Tajariol, Giorgio Valvassori, Aleksander Veliscek. L’esposizione è dunque il risultato di una serie di incontri tra gli artisti e i curatori, volti a sviluppare i temi sottesi al concetto di autoritratto e al ritratto d'artista, in un’ottica generale che vede l'artista coinvolto nel progetto complessivo, in una relazione estesa con gli altri partecipanti e i promotori. In questa sezione il tema dell'autoritratto nell'arte contemporanea è stato sviluppato da ogni artista al di là delle preoccupazioni rappresentative. La figurazione, il riconoscere figure, è solo uno dei modi in cui può esserci trasmesso il messaggio artistico. Il percorso espositivo di questa sezione sviluppa temi legati all'identità e alla sparizione, al non-sense e all'impossibilità di rappresentare e conoscere, oltre a quelli legati alla specificità del medium fotografico, al sistema dell'arte o alle ricognizioni sulla ricerca nelle arti visive in genere. Vi sono ritratti tendenti alla dissolvenza, all'occlusione dello sguardo o frammenti di vita privata alla ricerca di una nuova relazione extra-quotidiana e artistica; c'è chi oltrepassa il volto per unirsi simbioticamente con il paesaggio, vera rappresentazione del sé; c'è chi desidera fissare stravaganti mascheramenti per sottolineare componenti esotiche, altre, lontane. Una riflessione non solo su ciò che l'artista ci offre, ma anche su chi si cela dietro l'opera, quindi chi è l'artista, in un gioco immediato di rimandi, di identificazioni, di riconoscimenti, in una nuova sala di specchi. |
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