Così al Teatro Regio di Parma prenderanno vita sei scene che animeranno le sale e il palcoscenico in un percorso libero. Ad accogliere il pubblico saranno le Sirene, mitiche adescatrici che nel mostrario di Avital diventano vittime di adescamento per dare voce delle donne sfruttate dal traffico della prostituzione. Alla salamandra, anfibio che resiste al fuoco ed emblema di autocontrollo e purezza, è dedicato un lungometraggio girato a Salsomaggiore, sul cui stemma civico campeggia, con il coinvolgimento di numerosi cittadini.
Nella discoteca degli Sciapodi, umanoidi con un solo piede ballano insieme ai visitatori in una silent disco mentre un pianoforte fa risuonare nell’aria una melodia composta da Yuval Avital.
Flauti e vetri scintillanti creeranno la suggestione di un coro di uccelli che si unisce ad uno stormo di mostri alati in un potente incontro-scontro tra gli opposti, mentre sul palcoscenico dominerà il gigante Argos la cui enorme figura sarà composta dagli occhi di tutti coloro che, rispondendo alla call del Teatro, presteranno il proprio sguardo al mitico mostro che si fa così contemporaneo, specchio dello smarrimento del nostro tempo.
Al Teatro Due di Parma scaturiranno nuove vive creature da diverse forme teatrali, in sinergia con le molteplici discipline padroneggiate da Avital. Lo spettatore potrà incontrare alcuni mostri mitici radicati nell’immaginario collettivo, come Medusa o L’uomo nero, e conoscerne di nuovi, ad esempio addentrandosi nel “Bosco di Cernunnos”, dio celtico della fertilità maschile. Nello spazio metafisico di un bosco di alti alberi, il grande dio cervo dal volto umano produrrà il suo canto, agito dal celebre baritono Nicholas Isherwood e da Toni Candeloro, étoile protagonista della danza internazionale, in una performance dal vivo innervata da una partitura originale di musica e poesia, riconnettendo mascolinità e fertilità alla natura incontaminata.
Una classe di diavoletti, furbi e cattivi monelli, realizzati e interpretati dai burattini e dai burattinai della Fondazione Famiglia Sarzi, mostrerà i perfidi meccanismi del bullismo nei confronti di un inerme capro espiatorio.
È uno stralunato clown ebreo, l’attore Ivan Zerbinati, a raccontare le origini del Golem, conducendo, insieme a musicisti e danzatori, la performance che a partire dal gigante d’argilla, plasmato per proteggere il popolo ebraico, instilla nuovamente la domanda che domina tutto il percorso: chi è il mostro?
Le sette scene al Teatro Municipale Valli di Reggio Emilia saranno caratterizzate dalla singolarità del percorso, che accentua le dimensioni forse più perturbanti del Mostrario. Esso tocca infatti spazi alquanto inconsueti, come i sotterranei e i ballatoi dell’alcova di palco, stabilisce situazioni di profonda immersività, fa ricorso importante a tecnologie nella produzione di immagini e suoni. Il tutto a sottolineare con componenti non umane e detournements la sempiterna domanda che può persino diventare: chi è chi?
Fra le scene dal vivo, Il campo delle Mandragole vede la partecipazione delle soprano Monica Benvenuti e Silvia Pepe, mandragole urlanti strappate alla terra che le ha generate e immagini di mostri ibridi generate da intelligenza artificiale. La Città dei Peluche, con otto danzatori dell’Agorà della Michele Merola Contemporary Dance Company come luogo di un’inquietante ambiguità, sotto l’apparenza tenera dei pupazzi. La stessa compagnia è nell’installazione icono-sonora La sala della Vipera e dei Vermi giganti, vertiginosa come un pozzo che piomba da altitudini a fondi abissi. Le Libellule e Ninfee, figure fiabesche estenuate e macilente in contrasto con la mendace suadenza di un avatar digitale. Il Giardino segreto dei conigli, un’isola felice e turbata da presenze enigmatiche. I Topi itineranti. Il mondo sonoro di un Porcile...
Un’esperienza unica, un viaggio nell’immaginario di un artista capace di sondare e far in qualche modo esplodere i nessi tra il mondo umano e il mondo animale, in un continuo rimando simbolico che oscilla tra fascinazione e timore: Il Mostrario, nelle sue tre diverse parti, si pone come conclusione perfetta del percorso voluto da Reggio Parma Festival che, in tappe diverse e complementari, ha accompagnato il pubblico alla scoperta delle possibilità e dei limiti dell’umanità.
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