La mostra “Muri e cantieri” sui muri a secco del Gemonese è stata allestita in buona parte dei comuni dell’Ecomuseo, per far conoscere un patrimonio diffuso che è rilevante e attrattivo. I muri in pietra, in primo luogo quelli eretti senza uso di malte leganti, sono “beni comunitari” di cui gli ecomusei si occupano, per incentivare la salvaguardia, la valorizzazione e la fruizione del paesaggio, anche al fine di stimolare lo sviluppo culturale, turistico, sociale ed economico del territorio di riferimento. Descrivere e documentare i manufatti di quest’arte popolare, inserita dall’UNESCO nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità, fa parte di una vera e propria missione, da svolgere con il coinvolgimento della popolazione.
Una pubblicazione affianca ora la mostra. A firmare il catalogo “Muri e cantieri. Non solo pietre” è il fotografo Graziano Soravito, instancabile nella sua azione di documentazione sul campo; alle sue immagini fanno da corredo i testi di Donatella Murtas direttrice di ITLA Italia, Daniele Tenze geologo, Giuliano Mainardis naturalista e Maurizio Tondolo coordinatore dell’Ecomuseo. Il catalogo contiene le foto di una parte del vasto campionario di muri in pietra che segnano il territorio del Gemonese, dai muri di sostegno delle aree terrazzate di Gemona, Artegna e Montenars alle muraglie di Buja e Venzone sino ai muri merlati di Osoppo e Ospedaletto, riservando attenzione al ruolo ecologico svolto dai muri a secco, veri e propri ecosistemi.
«I muri a secco sono stati costruiti utilizzando pietre, solo pietre, senza far uso di alcun legante, sia questo malta o cemento. Non pietre messe a caso, ma pietre scelte, lavorate e posate a regola d’arte, facendo tesoro di competenze, conoscenze costruttive affinate e migliorate nel tempo, tramandate perché le più appropriate a realizzare dei manufatti che fossero utili e duraturi. L’UNESCO iscrivendo l’arte della costruzione della pietra a secco nella lista del patrimonio intangibile dell’umanità, ha riconosciuto formalmente, in modo autorevole e internazionale, la sua validità storica, sociale, ambientale e culturale, economica, e al tempo stesso la sua fragilità. Una fragilità dovuta a stili di vita, attribuzione di valori che cambiano nel tempo e che non sempre comprendono e valorizzano appieno questo sapere tradizionale». (Donatella Murtas)
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