Talk: giovedì 22 giugno, ore 19.00
Careof - Fabbrica del Vapore Via Procaccini 4, Milano |
Installation view, ph Diego Mayon |
Fino al 30 giugno 2023 Careof presenta la mostra “Finestre di dialogo” dell’artista Guildor, a cura di Marta Bianchi e Marta Cereda, con un contributo testuale di Federico Nejrotti. “Finestre di dialogo” è parte di V-Data (vdataresearch.com), un progetto di ricerca pluriennale sviluppato da un team di ricercatrici e ricercatori dell’Università di Pavia, dell’Università degli Studi di Milano Bicocca e dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, con il contributo di Fondazione Cariplo, volto a indagare la consapevolezza e le opinioni dei cittadini che vivono in Italia sui processi di estrazione e sfruttamento dei dati digitali, tipici del capitalismo della sorveglianza.
Da sempre interessato a indagare la tecnologia come riflesso dei comportamenti umani, con “Finestre di dialogo” Guildor esamina il rapporto tra utente e piattaforma e il sistema economico che lo sfruttamento dei dati digitali ha contribuito a generare.
Martedì 6 giugno alle ore 19.30, in occasione dell’inaugurazione della mostra, Guildor ha presentato la performance inedita dal titolo “I biscotti della fortuna che ordino con Glovo sono stranamente accurati” che indaga le modalità con cui le piattaforme digitali si infiltrano nelle nostre relazioni e si appropriano delle nostre emozioni facendone strumento di profitto. Ispirata al volume “The Age of Surveillance Capitalism” di Susanna Zuboff e al lavoro di V-Data, la performance è oggetto di studio dalle ricercatrici e dai ricercatori di V-Data che hanno osservato le reazioni di chi vi ha assistito e hanno raccolto impressioni e commenti tramite interviste informali. La ricerca è uno strumento per ingaggiare ulteriormente l'audience sui temi oggetto di riflessione e per raccogliere dati complementari al lavoro già svolto in V-Data.
Durante la performance l’artista ha scartato e mangiato quaranta biscotti della fortuna leggendo al pubblico i messaggi che custodiscono, ovvero brevi riflessioni che mettono in luce, con amaro umorismo, il rapporto simbiotico e alienante che abbiamo oggi con la tecnologia e i suoi strumenti. “La ricerca della felicità ha prodotto circa 32.200.000 risultati. (In 0,57 secondi)”, “Puoi parlare con un’intelligenza artificiale, ma non riuscirai comunque a farla ragionare.”, “Roomba dice che l’appartamento non è abbastanza feng shui.” sono alcuni esempi del parallelismo che la performance instaura tra le profezie dei biscotti della fortuna e i “cookies”, ovvero i dati memorizzati sui computer e usati per personalizzare la navigazione degli utenti, anticipandone e influenzandone i bisogni. |
Guildor, ph Diego Mayon |
Il percorso espositivo presenta una serie di nuove produzioni e opere recenti che affrontano, attraverso linguaggi e media differenti, i temi dell’utilizzo dei dati di privati da parte di grandi multinazionali, dell’impatto della mediazione tecnologica sulle nostre relazioni, e del rapporto sbilanciato che intercorre tra piattaforme e utenti.
Tra queste, l’opera “At the speed of feelings” evidenzia come la risposta emotiva sia diventata il motore principale della comunicazione online, spinta all’estremo dai social media. Si compone di cinque schermi su cui scorrono in loop i videoritratti di altrettanti soggetti intenti a masticare apaticamente dei chewing gum colorati, ritmati dal suono della digitazione di una tastiera di uno smartphone, e a far scoppiare i palloncini sul loro volto al suono di una notifica gioiosa.
Il percorso espositivo prosegue con altre due opere riferite al mondo dei social media. “I’ll meet you across the surface” è un’installazione che si compone di una serie di cover protettive per cellulari sulle quali vengono visualizzati, attraverso la pittura acrilica, i movimenti quasi inconsapevoli che le nostre dita compiono sullo schermo del telefono quando usiamo applicazioni come Tinder, Whatsapp, Facebook e Instagram. “Data is mine, pay for what you mine” (“I dati sono miei, pagate per ciò che estraete”) è una stampa su alluminio di un “life event” pubblicato dall'artista su Facebook nel quale dichiara di ricoprire una posizione lavorativa presso il colosso americano Meta. Un riferimento a un sistema economico che vede l’utente come una miniera da cui estrarre dati senza offrire un beneficio realmente equiparabile in ritorno.
In mostra anche l’opera “Letters to Adecco”, composta da due parti tra loro collegate e consequenziali. “Spare Timesheets” raccoglie una serie di mail di aggiornamento che ogni settimana l’artista scriveva e inviava ad Adecco, di cui era dipendente a Londra con un contratto a zero ore al quale era vincolato anche senza svolgere alcuna attività lavorativa. Giocando su questo paradosso, in queste mail l’artista racconta le attività della sua giornata, riflettendo su come la sfera professionale – e la sua assenza – ricada su quella personale. L'opera culmina poi con “Unresigned Resignation”, il video con cui l’artista rassegna infine le proprie dimissioni ad Adecco.
Indagando il rapporto tra tecnologia ed essere umano e i loro numerosi punti di contatto, “Finestre di dialogo” intende risvegliare la consapevolezza pubblica rispetto al tema del capitalismo della sorveglianza, per comprendere come i suoi meccanismi ci abbiano inglobati e come sia possibile provare a contrastarli, iniziando proprio dal prenderne coscienza. |
Nessun commento:
Posta un commento