Dal 22 giugno fino al 31 ottobre Senigallia Città della Fotografia presenta una mostra di Paolo Ventura, un progetto site specific realizzato dall’artista proprio ispirandosi alla città marchigiana, da cui prende il titolo, e qui esposto per la prima volta. Circa trenta opere per scoprire la poetica di Ventura, fotografo ed artista che da oltre vent’anni analizza e studia i paesaggi urbani su cui costruisce le sue originali immagini oniriche e senza tempo.
I lavori sulle città e i loro landscape sono uno dei filoni a cui si rivolge la ricerca e la poetica di Paolo Ventura, paesaggi non riconoscibili se non a volte per sparuti dettagli, architetture e palazzi che vengono isolati dal contesto e che servono come sfondo per le sue ricostruzioni immaginifiche, ricreando quelli che potrebbero essere ideali vedute italiane, prive di caratterizzazione eppure sempre familiari e che si potrebbero ritrovare in qualsiasi città. Non è la realtà che già esiste ad interessare l’artista, ma le infinite possibilità di poter creare e raccontare quello che non esiste.
Anche in passato la ricerca di Ventura si è concentrata su singole città, come nella serie dedicata a Milano iniziata nel 2021 e tutt’ora in corso, ed è in questo filone che si inserisce questo nuovo lavoro ambientato a Senigallia. Lo sguardo dell’artista si è concentrato su scenari meno turistici ma non per questo meno affascinanti della città: ad assumere interesse per lui non è la canonica bellezza dei luoghi che uniforma le vedute cittadine, ma piuttosto le sue contraddizioni come il sovrapporsi di stili ed epoche che spesso producono uno iato architettonico. Troviamo così palazzi degli anni ’60 che si mescolano con altri degli anni ’70, hotel del lungomare giustapposti a case di pescatori, di casellanti e a pollai. L’occhio si sofferma sulle stratificazioni del paesaggio senza nessuna volontà di denuncia, ma anzi con la voglia di conoscere meglio il contesto per poterlo usare e modificare e dare vita così a nuovi luoghi che acquistano un ulteriore valore e visione, quasi metafisici e fuori dal tempo.
Il modus operandi di Paolo Ventura parte dalla fotografia su cui poi interviene con pittura ad acrilico, lavorando per sottrazione: dal dato reale registrato dallo scatto fotografico crea una scenografia sì artificiale ma allo stesso tempo affascinante e atemporale.
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