Un racconto di incontri, progetti, attraversamenti, conversazioni, relazioni,
sogni antichi e persistenti, volutamente senza nome
ma con in copertina la frase d’ispirazione:
Tell Mum The Spell Worked
Dro, 2 ottobre 2023. In occasione dell'ultimo appuntamento di Centrale Fies – il cui programma estivo dapprima ha mostrato gli esiti di un anno di ricerca, scouting e curatela di 21 artiste e artisti internazionali, poi ospitato e aperto al pubblico gli esami finali del Dutch Art Institut con una maratona di giovanissime leve della performance art, e infine riportato a coreografe, registi, compagnie, perfomer, danzatori e artisti che sostiene e con cui collabora da vent'anni - il 14 settembre il centro ha lanciato una nuova edizione del suo magazine senza nome, che presenta in copertina una frase fonte di tante ispirazioni: Tell Mum The Spell Worked.
La rivista – ideata e curata da Lucrezia Di Carne, Elisa Di Liberato e Virginia Sommadossi – è disponibile dal 1 ottobre su centralefies.it e contiene contributi di Filippo Andreatta, Elisa Bertò, Barbara Boninsegna, Silvia De March, Mackda Ghebremariam Tesfau', Denis Isaia, Mali Weil, Eva Meijer, Holda K. Rebane e Virginia Sommadossi: piccoli affondi sui progetti capaci di restituire molto di quello che accade nel centro, come la mostra di Collezione Fies, la Scuola di Diplomazie Interspecie e Studi Licantropici di Mali Weil, o il progetto La Radice Sensibile realizzato dal team di Fies per i 50 anni del secondo Statuto di Autonomia.
E ancora le collaborazioni con l’artista Giovanni Morbin, le affermative action per artiste e artisti italiani razzializzati nate con Razzismo Brutta Storia e BHMF, o i tentativi di rendere, attraverso pratiche orizzontali, la struttura sempre più aperta e attenta del centro.
Un magazine senza nome ma con una frase ispirante in copertina, ogni volta diversa, per creare complicità con chi la legge: una pratica che Centrale Fies adotta da dieci anni anche attraverso gli stendardi sulle mura dell'edificio, pensati per dialogare con il territorio e con i passanti, lanciando domande, instillando dubbi, spostando punti di vista. Il primo stendardo – This is not a castle – accompagnato dalla frase sul magazine this is not a title, era un invito a cospirare con chi non si conosce e a suggellare un patto con chi già si conosce. La frase scelta quest’anno – Tell Mum The Spell Worked– invece, vuole dare un messaggio rassicurante riferendosi a un'azione immaginaria già compiuta, una cospirazione iniziale che darà di certo ottimi risultati. Una sorellanza senza genere, riecheggiata da quel mum, madre in ogni forma e genere, e ironica nel suo riferimento alla stregoneria.
La sparizione della parola festival nel programma di Centrale Fies aveva avuto come conseguenza la rinuncia anche allo strumento tradizionale dell'It-book, che oggi torna sotto le sembianze del magazine. Mutato nell'organizzazione di spazi e argomenti, e immaginato per tenere traccia di un programma permeato della natura effimera della performance, questo libretto, o zine, contiene sia il racconto di qualcosa di accaduto che molto di ciò che deve ancora accadere, frutto appunto di incontri, progetti, attraversamenti, conversazioni, relazioni, sogni antichi e persistenti.
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