Il ristorante Tarantola è un giardino segreto che custodisce una casa di campagna raffinata ed elegante, nascosta in un grande parco naturale all’interno del quale si narrano storie e si cucinano solo prelibatezze. In estate i tavoli apparecchiati nel bosco sono un gesto di gentilezza da condividere con la natura, durante la stagione più fredda le sale del ristorante sono un gioiello dall’atmosfera romantica, accogliente, perfetta da vivere nel calore familiare del camino con le luci che colorano solo alcuni punti per poi degradare verso l’infinito e creare quella giusta intimità. Il ristorante Tarantola è ad Appiano Gentile nella vasta area del Parco Pineta, a pochi chilometri da Como e comodo da raggiungere dall’autostrada per chi arriva da Milano, dalla Brianza e dal Ticino, un luogo che incanta, con una magia unica.
La cucina è una fucina di idee: piatti del cuore interpretati e dipinti quasi fossero un quadro astratto, accomunati però da quel rigore emotivo che solo il gusto, a contatto con il palato, è in grado di esprimere. La scelta dei prodotti, selezionati di giorno in giorno, è quella combinazione ordinata tra storia e modernità. È un’evoluzione continua, una sperimentazione e una ricerca di equilibri e di sapori originali.
La storia. Tutto nasce dalla passione di Italo Benito Tarantola, padre di Amalia, Mara e Vittorio. Fu proprio lui che, dopo avere avuto un’infanzia trascorsa nel panificio di famiglia, scelse di coltivare la sua vera passione: la ristorazione.
Un progetto in linea con le osterie di un tempo, vicino alle esigenze delle famiglie che amavano trascorrere del tempo a tavola. Piatti essenziali, con un unicum: un’anima a suo modo creativa. Fu poi il figlio che sprigionò tutta la sua creatività e diede una svolta a quella gloriosa trattoria che aveva animato per anni i momenti conviviali delle famiglie, ma anche degli amici che andavano in quell’osteria a deliziare il palato.
La sua famiglia possedeva un mulino sulle sponde del Naviglio a Milano. Il profumo della farina era nel suo DNA già da piccolissimo. Assieme al fratello Luigi e la sorella Carla si trasferirono ad Appiano Gentile dove aprirono un panificio dando così inizio alla loro attività. Un tempo, il pane veniva consegnato a domicilio e Italo, con la sua Moto Guzzi “Galletto”, percorreva la pineta in lungo e in largo e, di cascina in cascina, portava il pane appena sfornato lasciando quella scia di buono che non passò inosservata alla giovane Anna che conobbe proprio durante quei viaggi. Si incontrarono e si sposarono. Da lì iniziano insieme la loro attività di produzione di pane e di pasticceria nel laboratorio in Via Grilloni 21 ad Appiano Gentile. La passione per la ristorazione li porta poi a gestire una modesta Osteria nella località San Bartolomeo, un piccolo borgo vicino all’attuale ristorante. Qualche anno dopo, la cascina San Bartolomeo venne acquistata da un industriale milanese e così decidono di costruire il Ristorante Tarantola sul terreno del nonno materno, Vittorio.
Le anime del ristorante. Amalia, Mara e Vittorio, hanno deciso proseguire la conduzione del ristorante di famiglia e di mettere in pratica i buoni consigli dei loro genitori: qualità, cortesia e professionalità. Per loro, ancora oggi, sono gli ingredienti indispensabili a rendere piacevole ogni occasione.
Amalia è lo spirito creativo, è la persona che abbina i dettagli per rendere unico ogni ambiente, il suo buon gusto è quel plus che non manca mai nell’organizzazione degli eventi, trova nuove idee ovunque, ricerca, scruta, scova e rigenera. Mara è la figura più estrosa, colei che ama intrattenersi, sempre con molto garbo, con i clienti. Li ascolta e condivide le emozioni che l’ospite prova ogni qualvolta prende posto a tavola. Non esita mai a sottolineare come la sua passione l’abbia portata a fare il lavoro più bello del mondo, una gratificazione confermata ogni volta dai sorrisi soddisfatti dei commensali al termine di ogni piatto. E poi Vittorio, il menestrello, il mago, lo sperimentatore di profumi e di sapori che, con la sua brigata, racconta, in ogni momento, la sua cucina.
I ricordi (che son diversi dalla storia). L'infanzia, il successo, l'aria di cambiamento della ristorazione, la voglia di mantenere vive le tradizioni, i ricordi di mamma e di papà, ma anche quei pensieri per farsi tornare alla memoria la loro giovinezza, quando i grandi e i piccini si ritrovavano nella grande cucina a mondare le verdure per preparare l’insalata russa, nel momento delle Feste natalizie.
“Tutti gli anni, poco prima di Natale, i bambini venivano chiamati a raccolta nella grande cucina e, insieme agli adulti, iniziavano fin dall’alba a pelare le patate e le carote, sgranare i baccelli dei piselli e dividere in grandi ciotole tuorli da albumi. - ricordano i fratelli Tarantola - A nostro padre spettava il delicato compito di amalgamare perfettamente tutti gli ingredienti perché l’insalata russa era il piatto che non poteva mancare sulle tavole in festa. Da allora sono passati più di cinquant’anni. Querce, robinie, castagni e pini sono cresciuti intorno al ristorante così come siamo cresciuti noi, figli di un’epoca diversa, fatta di valori e di doveri, di passioni, di sapori e di gusti”.
La cucina: La mia stella cometa
“La mia cucina si ispira alla natura, al ritmo delle stagioni, al rispetto delle materie prime, alla semplicità delle preparazioni, alla valorizzazione del nostro territorio”. – Vittorio Tarantola
È il ritmo delle stagioni a guidare da sempre la filosofia del mondo Tarantola, assieme alla ricerca di nuovi ingredienti, di nuovi sapori, di nuove tecniche e sperimentazioni che portano a esaltare ciò che la natura “offre ogni giorno”: avere a disposizione materie prime di qualità è un’attenzione costante, così da proporre ai clienti una cucina buona, sana e stagionale.
“Non basta solo un'immagine felice per creare un menù e offrire agli ospiti un’avventura emozionale, serve creatività. – spiega Vittorio Tarantola - Essere un ristoratore significa spendere la propria vita in continua ricerca, è questo il plusvalore, perché la cucina è passione e sacrificio. Non sono solo applausi e complimenti, non ci si può e non ci si deve mai fermare perché tutto in continua evoluzione”.
I menù. La scintilla da cui tutto scaturisce è lo sguardo attento con il quale lo chef scruta il bosco dalle vetrate del ristorante. Come il marinaio che saggia il mare e le sue brezze, Vittorio coglie tutti i sentori dell’approssimarsi e alternarsi delle stagioni e chiede alla sua creatività il miracolo di portare la natura direttamente nel piatto.
La TERRA FERMA non è un miraggio, è una forza, è la gravità che, nel menù, si traduce in una Terrina di foie gras e pan brioche, composta di mele alla cannella e riduzione al Moscato e prosegue con quell’uovo
morbido, terra di bosco, funghi porcini e nuvola di patate che si scioglie con delicatezza al contatto con il palato. Il percorso fra diversi sapori prosegue con gli gnocchi di mais e di ricotta, trippa e crema al Parmigiano che anticipano quella forza di gusto e delicatezza del maialino da latte, salsa alla senape in grani, sedano rapa, verze e composta di cipolle. La selezione di formaggi con composte di frutta e pane all’uva precede la fine di questo dolce viaggio che trova come destinazione finale la frolla di fico, cremoso alla mandorla e vaniglia.
La BREZZA DI MARE è invece un’emozione, è un qualcosa di leggiadro e di profumato, di femminile e di olistico. Si comincia a conquistare il largo dal salmone marinato all’aneto, acqua di cetriolo, finocchi e arance per poi veleggiare con calamari, polpo, topinambur, carciofi e profumo alle erbe aromatiche. Una delizia di consistenze e di profumi prende forma in un primo piatto di linguine, ricci di mare, burro affumicato e limone bruciato per lasciarsi trasportare da un’ombrina, morbido di patate, cime di rapa, caviale di salmone e olio al rosmarino. Vizi e virtù di chi non si accontenta, perché la passione per i sapori delicati e mediterranei diventano un elogio al piacere con un Desiderio al mirtillo rosso, composta di arance amare e tè nero affumicato e cannoncini di sfoglia caramellati con crema pasticcera.
La cantina, il rifugio degli Dei.
“Cerco senza sosta di conoscere questo mondo incredibile che è il vino. Mi appassiona conoscere i produttori, camminare tra i vigneti, sentire il profumo dei grappoli appena raccolti e sapere che questa meraviglia si trasformerà in vino. Mi emoziona profondamente lo sforzo, il lavoro, il rispetto per la terra che questi produttori sanno esprimere nelle loro bottiglie”. – Vittorio Tarantola
La cantina conta più di 800 etichette di produttori italiani e stranieri. Un percorso che “il Vittorio” sommelier ha saputo percorrere negli anni affinando le proprie competenze. Oggi la selezione è infinita e la ricerca è quella passione senza tempo che lo porta a sperimentare, a viaggiare, assaggiare, conservare e proporre agli ospiti, perché un buon bicchiere di vino deve essere un’esperienza da vivere insieme.
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