Nel cuore del Soave Classico, tra le colline di origine vulcanica e un’eredità vitivinicola che affonda le radici nei secoli, Suavia si fa promotrice di una rivoluzione silenziosa ma profonda: il ritorno del Trebbiano di Soave. Una varietà storica, quasi dimenticata, che grazie al lavoro pionieristico delle sorelle Tessari, titolari dell’azienda vitivinicola Suavia, è tornata a vivere, affermandosi come simbolo identitario di questo territorio unico.
Il progetto nasce nel 2000 dalla visione di Valentina Tessari, enologa della cantina, con l’obiettivo di riportare alla luce un vitigno che per decenni era stato marginalizzato. Da sempre presente nelle vigne del Soave Classico, il Trebbiano di Soave era stato gradualmente sostituito da varietà più produttive e resistenti, come lo Chardonnay, perdendo così il suo ruolo storico nella denominazione. Eppure, un tempo il rapporto tra Garganega e Trebbiano di Soave nei vigneti era equilibrato, con percentuali pari al 50% per ciascuna varietà. Oggi, le statistiche del 2020 indicano che il Trebbiano di Soave rappresenta solo l’1,53% del patrimonio viticolo della denominazione, a testimonianza di una drastica riduzione.
Suavia ha intrapreso un lungo percorso di ricerca in collaborazione con il professor Attilio Scienza e l’Università degli Studi di Milano, selezionando oltre dieci genotipi distintivi di Trebbiano di Soave all’interno della varietà. Questi sono stati piantati in un vigneto sperimentale affacciato sulla Val D’Alpone, studiandone il comportamento e la capacità di adattamento. Dopo alcuni anni di osservazione, sono stati selezionati quattro genotipi più resistenti e adatti alla vinificazione, dando così il via al primo impianto ufficiale di un vigneto dedicato interamente al Trebbiano di Soave. Da qui ha preso vita il Massifitti, il primo vino in purezza da Trebbiano di Soave, nato su suoli ricchi di rocce basaltiche compatte, che ne hanno ispirato il nome. La prima vendemmia risale al 2008, con la commercializzazione avvenuta nel 2010 in un’edizione limitata, segnando l’inizio di una nuova epoca per questa varietà.
Il progetto ha avuto un impatto significativo sul territorio, spingendo altre aziende a riscoprire il valore di questo vitigno autoctono, dando nuova linfa a una tradizione che rischiava di scomparire.
Oggi, Suavia si fa portavoce della necessità di riconoscere il Trebbiano di Soave come varietà obbligatoria nella composizione del Soave DOC, affinché la denominazione possa mantenere il suo legame più autentico con la storia e il terroir. "Riteniamo che sia arrivato il momento di restituire al Trebbiano di Soave il ruolo che merita all’interno della nostra denominazione. È un vitigno che ha sempre fatto parte della storia del Soave e che esprime con grande autenticità il carattere del nostro territorio" – affermano le sorelle Tessari.
L’attenzione verso il Trebbiano di Soave si è estesa anche a una nuova sperimentazione enologica: da questa stessa varietà è nato Opera Semplice, un Metodo Classico Dosaggio Zero prodotto solo nelle annate migliori con i grappoli più selezionati. Un’interpretazione audace e inconsueta del Trebbiano di Soave, che ne esalta l’anima minerale e vibrante, con un profilo nitido, asciutto e dal finale sapido e persistente.
La valorizzazione del Trebbiano di Soave è per Suavia un impegno non solo produttivo, ma culturale e identitario. A suggellare questo legame, il Massifitti è stato il primo vino della cantina ad adottare la caratteristica bottiglia a fiaschetta veneta, un omaggio alla tradizione e al tempo stesso un segno di riconoscibilità. Una bottiglia che parla del passato, ma con un’estetica moderna, esattamente come questo vitigno che Suavia ha saputo riportare in vita con uno sguardo rivolto al futuro.
La riscoperta del Trebbiano di Soave è la dimostrazione che il valore di un territorio non si misura solo in ettari vitati, ma nella capacità di preservare la propria identità. Grazie all’impegno delle sorelle Tessari, questa varietà non è più un frammento del passato, ma una promessa per il futuro del Soave Classico.
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