Il catalogo prosegue l’analisi di un Mondrian prima e dopo il 1908. I suoi primi lavori, influenzati in parte dalla Scuola dell’Aja e in parte dalla sua formazione artistica tradizionale presso la Rijksakademie van Beeldende Kunsten, erano perlopiù paesaggi realizzati con un pennello largo e molte sfumature di ocra e di grigio.
È a partire dal 1900 che il pittore abbandonò progressivamente la rappresentazione fedele della natura per sperimentare forme e colori. Utilizzando mulini a vento, fossi, fiori e altri motivi, esplorò la possibilità di ridurre il mondo che lo circondava alla sua essenza assoluta.
Abbandonata la logica della prospettiva, che aveva caratterizzato l’arte europea dal Rinascimento in poi, inizia a dedicarsi alle forme astratte. Con l’utilizzo delle linee perpendicolari, l’artista renderà via via più radicale il proprio minimalismo fino a far nettamente prevalere, nell’ultima fase della sua carriera, le linee sui colori.
Particolare attenzione viene inoltre dedicata a “De Stijl”, il movimento sorto nei Paesi Bassi nel 1917 su iniziativa dello stesso Mondrian e di Theo van Doesburg e attivo ancora alle soglie degli anni Trenta, che innovò arte, architettura e design, con opere, tra gli altri, di Gerrit Thomas Rietveld.
A chiusura del catalogo, un focus sull’influenza che il Mondrian della fase neoplastica ha avuto sul mondo del design: dall’arredo alla grafica, dall’interior all’exhibition design, fino ad arrivare addirittura alla moda, con la collezione-tributo di Yves Saint Laurent del 1965.
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